sabato 5 ottobre 2013

Una cena a Villaricca ha deciso la nostra fine. Alle origini del disastro ambientale

Estratto dal bellissimo libro "le vie infinite dei rifiuti" edito già anni fa e disponibile online che racconta la storia delle ecomafie.

L’emergenza rifiuti che oggi assedia la Campania da oltre un decennio trova qui le sue radici antiche. Nasce nel 1989 in questo piccolo comune alle porte di Napoli, nel ristorante dell’albergo “La Lanterna”, sulla circumvallazione esterna di Napoli, quella che la gente chiama “Doppio senso”, o “Strada degli americani”. Nasce tra gli invitati ad una cena speciale. Infatti si tratta di invitati molto speciali. Ci sono i camorristi di Pianura e dell’area flegrea, tra cui Perrella. Ci sono i casalesi. C’è Ferdinando Cannavale, nel ruolo di massone amico dei politici locali e nazionali. Ci sono i proprietari delle discariche, tra i quali quel Luca Avolio, proprietario dell’Alma di Villaricca, che sarà arrestato nel corso dell’Operazione Adelphi. C’è Gaetano Cerci, il titolare dell’azienda “Ecologia ‘89”, che trasporta e smaltisce rifiuti, ma è anche nipote di Francesco Bidognetti, braccio destro di Francesco Schiavone “Sandokan”. Cerci è inoltre il tramite tra il clan dei casalesi e Licio Gelli.

Luca Avolio, con la sua azienda, nel giuglianese era passato dallo smaltimento al servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti. Figura importante quindi proprio per quanto riguarda il trasporto e gli stoccaggi provvisori. Sarà il primo degli arrestati.
Che ruolo aveva Gelli in questa questione? Gelli era necessario in quanto massone a capo della P2, e quindi in possesso di una fitta rete di “contatti amici” con l’imprenditoria del nord Italia, cioè con quell’imprenditoria che sarebbe stata un vero e proprio “albo fornitori” di rifiuti da smaltire in Campania. Imprenditori settentrionali con la necessità di risparmiare denaro in quel settore che non fa guadagnare nulla ma che costituisce anzi una spesa reputata “inutile”: quello dell’eliminazione dei rifiuti delle proprie attività industriali.
Questa è la profonda differenza tra il “rifiuto” ed ogni altro prodotto della nostra società moderna: ha un’economia che funziona all’inverso rispetto alle altre merci. Mentre ogni prodotto è vendibile, ed è quindi in grado di generare profitto, il “rifiuto” è costituito da tutto ciò che non solo non può essere venduto, ma che genera perdite di profitto in quanto occorre pagare per disfarsene. Mentre nell’economia normale, quella dei beni, il flusso di denaro si muove nel verso opposto rispetto alle merci, con i rifiuti denaro e merci si muovono parallelamente, nella stessa direzione. In generale, vale la regola secondo cui più il rifiuto è tossico, più è costoso il suo smaltimento. Alla riunione di Villaricca c’è anche Gaetano Vassallo, proprietario assieme ai sui fratelli della Novambiente Srl che gestiva una discarica di rifiuti urbani, ma anche assessore comunale a Cesa, un comune dell’agro aversano, la cui giunta sarà sciolta proprio a causa della sua presenza; in un’epoca caratterizzata dall’assenza di legislazione ambientale, è stato possibile, anni dopo, arrestare Vassallo per altri motivi, come il traffico di armi e di stupefacenti. Su personaggi come Cerci o Vassallo si potrebbe scrivere un intero volume.
L’accordo raggiunto tra le parti è allo stesso tempo semplice e cinico: la camorra accettava di privarsi di una parte delle tangenti che venivano pagate sui rifiuti, tale cifra veniva ceduta ai politici, in cambio delle necessarie autorizzazioni a scaricare rifiuti, anche provenienti da fuori regione, e di una messa a tacere di quasi ogni forma di controllo pubblico. Le autorizzazioni per i rifiuti portano tutte la firma di Raffaele Perrone Capano, uomo forte di De Lorenzo. Il patto fissava anche le condizioni economiche: il costo della tangente che gli imprenditori pagavano per ogni chilogrammo di rifiuto era di 25 lire, da questa cifra venivano detratte 10 lire da versare a Perrone Capano ed al suo partito. Oltre questo, i casalesi si impegnarono anche a perpetuare l’accordo per il futuro, cioè in occasione delle elezioni si impegnavano a “portare voti” al Partito Liberale Italiano.

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