mercoledì 30 ottobre 2013

Camorra e slot machine, sgominato il “gruppo romano” dei casalesi

CASERTA. Operazione anticamorra ad Acilia, alle porte di Roma, dove i finanzieri del Gico hanno tratto in arresto 15 persone, tra affiliati e imprenditori ritenuti vicini alla fazione del clan dei casalesi guidata dall’ex superlatitante Antonio Iovine, alias “’O Ninno”, di San Cipriano d’Aversa.
Le accuse, contestate dai pm dell’antimafia napoletana Antonello Ardituro e Alessandro Milita, sono di trasferimento fraudolento di beni, usura, estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, detenzione illegale di armi, delitti aggravati dalla finalita’ di agevolare l’associazione mafiosa e dalla metodologia mafiosa dell’azione. Nel mirino degli investigatori il giro delle slot machine e quello delle scommesse in Campania, a Roma e in altri centri del Lazio. Sequestrati beni mobili e immobili, società e disponibilità finanziarie, per un valore stimato pari a circa 30 milioni di euro.
Dalle indagini, coordinate dalla Dda, è emerso come il sodalizio criminale, partendo dalla provincia di Caserta, fosse riuscito a garantirsi, con la forza dell’intimidazione mafiosa, la gestione monopolistica e violenta del settore della produzione, installazione, distribuzione e noleggio delle cosiddette “macchinette mangiasoldi”, oltre all’esercizio organizzato delle scommesse e del gioco, non solo in Campania, ma anche nel Lazio e in alcuni quartieri della città di Roma. In particolare, Mario Iovine – detto “Rififì” e indicato come collegato ai casalesi, già condannato per analoghi reati – nel 2003 si trasferiva nella borgata romana di Acilia dove, secondo l’ipotesi accusatoria, creava, investendo proventi di attività criminose e anche grazie al qualificato apporto di persone residenti ad Acilia, una società attraverso la quale “con modalità violente realizzava, in effetti, un monopolio nella distribuzione delle slot machine. Realizzava, in tal modo, gli scopi del sodalizio casertano, con un’ulteriore espansione delle sue attività economiche attraverso una sorta di “joint-venture” tra esponenti di vertice della criminalità organizzata campana e imprenditori di Acilia, a loro volta ritenuti in contatto con esponenti della malavita laziale.
Lo sviluppo delle indagini consentiva ai finanzieri di ricostruire i ramificati investimenti nello specifico settore commerciale, permettendo l’individuazione di alcune attività imprenditoriali, operanti sulla piazza di Roma, strumentali al mantenimento economico e all’egemonia criminale del gruppo camorristico dei casalesi. E’ emerso che, dopo l’arresto di Iovine, avvenuto nel maggio 2008, i soci romani si erano distaccati dall’organizzatore dei casalesi iniziando a operare attraverso un loro gruppo associativo, creato a perfetta imitazione della consorteria criminale casertana e ricalcante le stesse modalità operative. Parallelamente, le persone collegate a Iovine, ancora attivo nel dare indicazioni dal carcere ai suoi familiari, mantenevano la gestione effettiva delle precedenti attività, anche quelle oggetto oggi di sequestro e confisca, continuando a operare nella distribuzione delle macchinette mangiasoldi, curando però di rispettare i confini di Acilia, attesa l’avvenuta cessazione delle relazioni societarie tra casalesi e romani.
E’ stato accertato, inoltre, che il gruppo romano, per mantenere ed estendere il suo potere criminale ed economico, si è avvalso di un braccio armato e violento, composto da un nutrito e pericoloso gruppo di cittadini albanesi, definiti “i pugilatori”, tra i quali spiccava un ex campione italiano ed europeo dei pesi medio-massimi. E, ancora, che il “gruppo romano” dei casalesi si serviva anche di cani di razza Boxer per le “spedizioni punitive” nella Capitale nei confronti di chi non si piegava alle direttive del clan.


ROMA. Un monopolio violento nella gestione di videopoker e delle scommesse. Le indagini - condotte dalle Fiamme gialle di Napoli - hanno consentito di scoprire come nella borgata di Acilia il clan dei Casalesi fosse riuscito a garantirsi la gestione monopolistica e violenta dell'installazione, distribuzione e noleggio delle slot machine e delle scommesse e del gioco . I finanzieri del comando provinciale di Roma, a seguito di un'indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli-Dda hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Napoli, nei confronti di 15 persone appartenenti all'ala dei casalesi capeggiata un tempo da Antonio Iovine, per i delitti di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di beni, usura, estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, detenzione illegale di armi, delitti aggravati dalla finalità di agevolare l'associazione mafiosa e dalla metodologia mafiosa dell'azione. Sono stati sequestrati anche beni mobili e immobili, società e disponibilità finanziarie, per un valore pari a circa 30 milioni di euro. 
Dalle indagini è emerso che il gruppo romano, per mantenere ed estendere il suo potere criminale ed economico, si è avvalso di un braccio armato e violento, composto da un nutrito e pericoloso gruppo di albanesi, definiti "i pugilatori", tra i quali spiccava un ex campione italiano ed europeo dei pesi medio-massimi. Mario Iovine - persona collegata al sodalizio dei Casalesi, già condannata per analoghi reati - nel 2003 si è trasferito nella borgata romana di Acilia dove, secondo l'ipotesi accusatoria, aveva creato, investendo proventi di attività criminose, anche grazie a persone residenti ad Acilia, una società attraverso la quale, con modalità violente, realizzava, in effetti, un monopolio nella distribuzione delle cosiddette "macchinette mangiasoldi". Dopo l'arresto di Mario Iovine detto "Rifif?", avvenuto nel maggio 2008, i soci romani si erano distaccati dall'organizzatore dei Casalesi iniziando a operare attraverso un loro gruppo associativo, creato a perfetta imitazione del gruppo criminale casertano e ricalcante le medesime modalità operative. Parallelamente le persone collegate a Iovine - ancora attivo nel dare indicazioni dal carcere ai suoi familiari - avevano mantenuto la gestione effettiva delle precedenti attività, anche quelle oggetto di sequestro e confisca, continuando a operare nella distribuzione delle "macchinette mangiasoldi", curando però di rispettare i confini di Acilia, vista l'interruzione delle relazioni societarie tra casalesi e romani. 
Le investigazioni hanno anche permesso di accertare che il gruppo romano, per mantenere ed estendere il suo potere criminale ed economico, si è avvalso di un braccio armato e violento, composto da un nutrito e pericoloso gruppo di cittadini albanesi, definiti 'i pugilatori', tra i quali spiccava un ex campione italiano ed europeo dei pesi medio-massimi.
www.repubblica.it

Il clan dei Casalesi e il business delle slot machine a Roma, quindici arresti
di Marilù Musto
Quindici persone, questa mattina, sono state arrestate nell’ambito di un’operazione anticamorra ad Acilia, alle porte di Roma. Si tratta di imprenditori e affiliati vicini al clan dei Casalesi, fazione legata ad Antonio Iovine detto O’Ninno, di San Cipriano d’Aversa. I pm della Dda di Napoli, Antonello Ardituro e Alessandro Milita, contestano ai quindici esponenti del clan, coordinati da ex affiliati di primo piano, il reato di associazione mafiosa e la gestione illegale delle slot machine.
Le richieste di arresto sono state convalidate dal gip di Napoli Isabella Iaselli, I provvedimenti sono stati eseguiti questa mattina dal Gico di Roma.
Tra gli indagati c'è anche Salvatore Iovine, zio del boss ergastolano Antonio Iovine. Sequestrati anche beni del valore di 30 milioni di euro.
In particolare, stando alle indagini dell'Antimafia di Napoli, Mario Iovine – referente specializzato del clan dei casalesi, condannato a 23 anni di reclusione dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel 2011- si era trasferito nella borgata romana di Acilia nel 2003, investendo denaro provento dei delitti e, anche grazie all' apporto dei fratelli Guarnera, aveva creato una società a partecipazione mafiosa casalese/romana, attraverso la quale era stato realizzato un monopolio, con modalità violente, nella distribuzione delle slot machine agli esercenti di attività commerciali abilitati, gestione operante anche in Acilia.

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