lunedì 28 ottobre 2013

Simeoli: le speculazioni edilizie e i legami con i Polverino e i Mallardo

MARANO. Sono state fondamentali le dichiarazioni dei pentiti per condurre l'operazione condotta dai carabinieri, che ha portato alle misure cautelari nei confronti dei Simeoli e al sequestro di circa 28 milioni di euro di beni, tra cui quelle di Roberto Perrone, considerato il più importante pentito del clan che fa capo a Giuseppe Polverino. Nell'interrogatorio del 16 marzo dello scorso anno, Perrone inizia a parlare delle relazioni del clan maranese con quello giuglianese dei Mallardo. In particolare dell'espansione nella speculazione edilizia sul litorale della terza città della Campania. «Anche con riferimento alla speculazione edile da realizzare presso Città Giardino so che vi è notevole risentimento da parte del Polverino Giuseppe nei confronti di Simeoli Antonio in relazione alla mancata realizzazione del progetto edilizio, a fronte di un forte investimento economico da parte di Giuseppe Polverino». La holding del cemento, secondo il collaboratore, non è riuscita a centrare tutti gli obiettivi con il conseguente risentimento di chi, secondo gli inquirenti, investiva con un cospicuo flusso di capitali, ovvero Polverino. '«Sono a conoscenza della circostanza – specifica – anche perché durante il periodo di detenzione 2000 – 2008, all'incirca nel 2004, mi fu riferito da uno dei “Lo Russo” che anche lui aveva personalmente investito negli appartamenti di Città Giardino, ma poi non realizzati. Nel 2010 infatti – prosegue Perrone – proprio a causa di ciò, Polverino avrebbe cercato di estromettere Simeoli dall'affare di Città Giardino cercando di vendere il 50% del progetto per un importo di sei milioni di euro al proprietario che ha ceduto poi detto terreno all'Auchan per la realizzazione del centro commerciale sito a Giugliano». A parlare dei Simeoli agli inquirenti, c'è anche un altro pentito. Si tratta di Domenico Verde che già nel 2011 parlava dell'egemonia dei Polverino sul controllo della fornitura di Pane e Carne nell'hinterland a nord di Napoli. Verde traccia un profilo dei Simeoli. Angelo e il Cugino sono definiti come «Il braccio imprenditoriale di Antonio Polverino detto zio totonno e Giuseppe detto 'o Barone. Ciò non ha impedito ad Angelo di fare affari anche con i giuglianesi del clan Mallardo e con i Casalesi. Anche qui si tratta di speculazioni immobiliari approvate – Verde parla di un beneplacito – da Giuseppe e Antonio Polverino». Verde scende nei dettagli e parla di una grossa speculazione immobiliare sulla fascia costiera realizzata da Simeoli a Lago Patria, con l'accordo appunto dei Mallardo di Giugliano. Verde afferma di aver sentito parlare della vicenda da Giuseppe Polverino in persona, nella primavera del 2009, durante la sua latitanza in Spagna: «Ricordo distintamente le discussioni sulla speculazione a Lago Patria perché Giuseppe Polverino, in Spagna, commentava con me che Angelo e Antonio Simeoli stavano avendo gravi problemi con le loro costruzioni, tanto che prima di cominciare era già tutto sequestrato». Situazione, secondo Polverino che aveva messo i Simeoli in condizione di restare “senza soldi”. «Giuseppe Polverino si interessava alla speculazione dei due, tanto che egli stesso aveva investito molti soldi nelle loro attività imprenditoriali, per cui la loro difficoltà economica si ripercuoteva anche in perdite dirette per lui stesso». Polverino dunque considerava le perdite subite dai Simeoli, come perdite sue. Nei faldoni dell'inchiesta ci sono anche riferimenti ad altre operazioni e, in particolare, riferimenti a personaggi politici di cui non è stata resa nota l'identità. Nell'inchiesta, oltre ai Simeoli (agli arresti) e ai 4 tecnici del comune (indagati a piede libero) si parla quindi anche di pezzi grossi della politica.

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