mercoledì 9 ottobre 2013

Stanato l'ultimo latitante dei Mallardo

GIUGLIANO. Marino Sessa, 42 anni, elemento di spicco del clan Mallardo latitante dal 6 giugno 2012, è stato arrestato dai carabinieri che gli hanno notificato una ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli per associazione a delinquere di stampo mafioso. I militari dell'Arma lo hanno individuato e bloccato presso la sua abitazione in via Abba a Giugliano. Il 42enne deve rispondere di delitti contro la persona, il patrimonio e finanziari (estorsioni, usura, porto abusivo di armi, riciclaggio e reimpiego di denaro provento di delitto ecc.). Sessa era tra i destinatari di un provvedimento che ha portato in carcere 47 affiliati ed elementi di vertice del clan, nel corso di una inchiesta che ha svelato un patto e una cassa comune tra tre cosche (Mallardo, gruppo Bidognetti dei Casalesi e Licciardi) per meglio gestire i traffici e lo spaccio di droga.

MarinoSessa era tra i desti natari di un provvedimento che ha portato in carcere oltre quaranta persone tra ras e gragari di varie organizzazioni. Era infatti coinvolto in un’inchiesta che ha svelato un ‘patto’ e una ‘cassa comune’ tra i gruppi Mallardo, Bidognetti dei Casalesi e Licciardi. Gli accordi - hanno ricostruito gli inquirenti - erano finalizzati a una gestione più fluida dei traffici illeciti. Gli inquirenti, nel corso dell’inchiesta, scoprirono che le organizzazioni Avevano deciso di unire le forze per dare vita a un’alleanza in grado di controllare una vasta area compresa tra Napoli e Giugliano. Nell’operazione denominata ‘Lilium’ furono destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche quelli che, secondo gli inquirenti erano al vertice dei gruppi criminali coinvolti. L’indagine dei carabinieri, supportata da una com- plessa attività d’intercettazione e dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, confermò l’esistenza di solidissimi rapporti tra i Mallardo e i Licciardi della Masseria Cardone, rapporti che, insieme con quelli intrecciati con il clan Contini del Vasto, avevano dato vita alla cosiddetta ‘Alleanza di Secondigliano’. I militari del Ros, infatti, scoprirono, che i Mallardo avevano consentito ai Licciardi di occuparsi dello spaccio di stupefacenti sul territorio giuglianese. Un altro aspetto su cui si concentrò l’attività dei carabinieri è il rapporto esistente tra i Mallardo e il gruppo riconducibile al boss detenuto Francesco Bidognetti di Casal di Principe. I ‘bidognettiani’, infatti, scompaginati da numerosi arresti e dalle ‘defezioni collaborative’, erano stati costretti a chiedere l’aiuto degli ‘amici’ di Giugliano e di Secondigliano assicurare la propria sopravvivenza. Da questi accordi, voluti da Francesco Diana, diventato poi collaboratore di giustizia, aveva preso vita quello che gli inquirenti definiscono un ‘gruppo misto’. La ‘nuova’ alleanza, non solo aveva permesso ai Bidognetti di mantenere il controllo della loro zona d’influenza, ma di farli partecipare anche alla spartizione delle estorsioni raccolte nei territori di Giugliano, Licola, Qualiano e Villaricca, storicamente controllati dai Mallardo.

Era il 6 giugno del 2012 quando il Ros dei carabinieri fece scattare un'operazione all'alba in cui furono coinvolte 47 le persone in Campania, Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Lazio e Lombardia, portando a 50 le persone coinvolte nell'operazione `Lilium - Gruppo Misto'. I reati contestati furono associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e detenzione di armi da guerra. I provvedimenti restrittivi scaturirono dalle indagini avviate nel 2009 dal Ros su delega della Dda partenopea, nei confronti dei clan camorristici attivi nei comuni di Giugliano in Campania, Castel Volturno e del litorale domizio.
Tra i destinatari della misura cautelare scattata nel giugno 2012 figuravano anche i reggenti del clan Mallardo tra cui Raffaele Mallardo, che aveva assunto la direzione dell'organizzazione camorristica dopo la cattura degli esponenti apicali Feliciano Mallardo detto `o sfregiato' e Giuseppe Dell'Aquila, soprannominato `Peppe `o ciuccio', catturati nel 2011, e in seguito alla latitanza di Francesco Napolitano alias `Francuccio o' napulitano'. Raffaele Mallardo `Lelluccio Schicchirò' e Giuliano Amicone avevano, infatti, preso le redini del clan con una precisa ripartizione di compiti e di territorio anche nelle attività estorsive.

Tra le ordinanza di custodia cautelare emesse nel 2012 dalla procura, figuravano i nomi di Giuliano Amicone, Michele Di Nardo, Raffaele Mallardo, Biagio Micillo, Giacomo Palma, Giuliio Pennacchio, Mario Quaranta, e quello di Marino Sessa arrestato questa sera. I carabinieri del Ros eseguirono anche un decreto di sequestro di beni per diversi milioni di beni.

CHI COMANDA ADESSO NEL CLAN MALLARDO?

Giugliano. Vivono oramai tra le diverse carceri in giro per l'Italia. I boss dei Mallardo sono a regime duro tra il centro nord e le isole. A loro è concessa una visita al mese da parte dei familiari, il controllo della corrispondenza e la possibilità di leggere i giornali nazionali e non quelli locali. Ma oggi la domanda che assilla gli inquirenti è: chi è a capo di uno dei clan più potenti della zona ora che i latitanti storici sono tutti dietro le sbarre? La cosca è stata decapitata ma esercita sempre la sua influenza su tutto il territorio di Giugliano e  parte dell'area nord. Il giro di affari, di investimenti è  sempre massiccio e di sicuro c'è qualcuno, fino adesso rimasto nell'ombra, che manovra i fili degli interessi dei Mallardo. 

I boss. Da Ciccio Mallardo a Feliciano, da Peppe Dell'Aquila a Franco Napolitano, da Giuliano Amicone a Mauro Moraca fino a Marino Sessa, tutti sono stati scovati ed ammanettati. L'intera reggenza e i gregari sono accusati di associazione a delinquere. Ma adesso ci saranno nuove indagini, nuovi arresti? Per tre anni la magistratura coadiuvata dalle forze dell'ordine, carabinieri, polizia e guardia di finanza, insieme ai reparti speciali, hanno fatto piazza pulita.  Ruolo chiave in tutta la vicenda è stato ricoperto anche da Giuliano Pirozzi, primo vero pentito del clan. Un ex affiliato che da mesi sta facendo nomi e cognomi anche, a quanto pare, dei cosiddetti colletti bianchi.  Dal giorno della sua decisione di collaborare con la giustizia, a tremare non è stato solo il clan. 

Una lunga storia. Una storia quella dei Mallardo che può risalire a 30 anni fa e più e giunta fino ai giorni nostri. Ora gli inquirenti si chiedono chi stia macchinando dietro le quinte e chi stia tenendo le redini del gruppo. Sarà una nuova leva? Un giovane cresciuto sotto l'ala protettiva dei boss? O sarà un veterano fino ad ora rimasto nell'ombra?

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