mercoledì 23 ottobre 2013

Camorra, presi i fiancheggiatori del boss Panaro: 14 arresti

CASERTA. 14 persone sono state arrestate, all’alba di martedì, dai carabinieri del nucleo operativo di Casal di Principe, per aver fatto parte della rete di fiancheggiatori che coprì la latitanza del boss Nicola Panaro.
GLI ARRESTATI. Nicola Panaro, 45 anni, già detenuto; Maria Consiglia Diana, 36, di San Cipriano; Antonio Diana, 61, di Lusciano; Mauro Diana, 45, di San Cipriano; Dionigi Diana, 27, di San Cipriano; Cipriano Diana, 37, di Parete; Mafalda Diana, 39, di San Cipriano; Luigi Di Caterino, 44, di San Cipriano; Pasquale Di Bernardo, 31, di Villa Literno; Paolo Panaro, 32, di Casal di Principe; Giovanna Giuseppe Romano, 54 anni, di Villa Literno; Franco Serao, 49, di San Cipriano; Raffaele Serao, 55, di Castel Volturno; Giuseppe Verrone, 36, di San Cipriano.
Le accuse, formulate dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sono di procurata inosservanza di pena, di intestazione fittizia di beni aggravata, di alterazione di documenti d’identità aggravata -  tutti  con l’aggravante per aver favorito una organizzazione camorristica - e di ricettazione. Numerosi gli indagati, ai quali sono stati notificati avvisi di garanzia. Eseguiti, dai militari della Guardia di Finanza di Aversa, anche numerosi sequestri di beni immobili, quote societarie, terreni, autovetture e motoveicoli riconducibili agli indagati.

Le indagini,  avviate a seguito della cattura, eseguita dai carabinieri il 14 aprile 2010, di Nicola Panaro, allora esponente  di vertice dell’organizzazione della fazione Schiavone del clan dei casalesi, hanno permesso di individuare una fitta rete di fiancheggiatori, grazie ad una consistente attività di intercettazioni telefoniche e ambientali, servizi di osservazione e pedinamento, escussione di collaboratori di giustizia, accertamenti patrimoniali e analisi della numerosa documentazione, cartacea e informatica, sequestrata in occasione dell’arresto del latitante. La rete era composta, oltre che dai familiari del latitante, da persone ritenute insospettabili  in quanto completamente estranee a contesti criminali.

Tra gli arrestati un dipendente dell’Ufficio Anagrafe del Comune di San Cipriano d’Aversa, Raffaele Serao, accusato  di avere rilasciato carte d’identità contraffatte, riportanti le foto di Panaro e della moglie con i dati anagrafici del fratello e della cognata dello stesso impiegato.
Grazie all’assistenza continua assicuratagli dalla rete di fiancheggiatoti, nei sette anni di latitanza Panaro riusciva agevolmente a muoversi sia sul territorio nazionale che all’estero. Dall’analisi del materiale sequestrato, infatti, è emerso che il latitante effettuava, in compagnia di familiari e amici, numerosi soggiorni in diverse località turistiche italiane e, in una circostanza, addirittura fuori dai confini nazionali, nel pieno centro a Montecarlo. Panaro riusciva anche a incontrare periodicamente i  familiari in una villa con piscina (sottoposta a sequestro), a San Nicola Arcella, in provincia di Cosenza.

Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere vi è anche il figlio della proprietaria dell’abitazione di Lusciano dove il latitante venne scovato, che forniva a quest’ultimo apparecchiature tecniche per la bonifica da microspie.


Nell'elenco degli indagati anche un’insospettabile maestra, accusata di favoreggiamento, e un parroco dell’agro aversano, oggi viceparroco in una chiesa del napoletano, che avrebbe scritto diverse lettere di incoraggiamento a Panaro, invitandolo a “farsi coraggio” e garantendogli di pregare ogni giorno per lui, dicendosi disponibile ad aiutarlo.

Caserta, la lettera del prete al boss latitante: «Ti auguro ogni bene».
CASERTA - Una lettera di sostegno per il boss, firmata da don Carmine Schiavone, ex viceparroco della chiesa dell' Annunziata di Villa Literno, accusato di avere aiutato illatitante Nicola Panaro a sottrarsi alla cattura e denunciato nell'operazione di oggi condotta dai carabinieri.       «Ti auguro tutto il bene che un prete può augurare a un uomo»: è una delle frasi che don Carmine Schiavone, di 37 anni, ha scritto al boss Nicola Panaro durante la latitanza, durata sette anni e terminata con l'arresto nel 2010.

Al sacerdote, per il quale la Procura aveva chiesto l'arresto, è dedicato un paragrafo dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Oriente Capozzi. Il prete «intralciando le investigazioni, le ricerche dell' autorità e le indagini dei carabinieri di Casal di Principe, mettendosi in contatto epistolare con lui ed incoraggiandolo nella latitanza nonchè interponendosi tra il latitante ed i suoi familiari, garantendo il suo apporto morale e materiale».

Una delle lettere inviate da don Carmine al capoclan fu rinvenuta nelle perquisizioni successive alla cattura di Panaro nel covo di Lusciano.

La lettera era stata scritta in chiesa, davanti al crocifisso. È scritto nell'ordinanza di custodia cautelare. Il giudice sintetizza così la missiva: «L'autore dice di trovarsi in chiesa davanti al crocefisso, racconta di aver celebrato un funerale, si dice felice di essere guida spirituale del figlio di Nicola, dice di pregare ogni giorno per Nicola durante la messa, scrive testualmente: Ti auguro tutto il bene che un prete può augurare a
un uomò».

Dalla lettera (tre fogli formato A4 scritti a mano) si evince anche, sottolinea il gip, che «l'autore conosce bene la famiglia del latitante» e «sul punto appare opportuno precisare che le indagini hanno permesso di appurare che don Carmine Schiavone ha più volte frequentato la casa (della famiglia Panaro, ndr) di Via Leoncavallo di S.Cipriano d'Aversa, anche dopo l'arresto di Panaro. Lo stesso prelato è stato in contatto telefonico con Diana Maria Consiglia», moglie del boss, arrestata questa mattina
dai carabinieri.

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