mercoledì 30 ottobre 2013

Napoli è anche e soprattutto cultura

Di seguito evidenzio due notizie senz'altro belle per Napoli. La nostra città impersona la cultura e la storia, ogni suo monumento è un'istantanea di epoche passate ed anche dallo stesso mare, che di per se è una bellezza naturale con il suo magnifico golfo, possono ancora derivare scoperte sorprendenti. Peccato che non è Napoli a godere dei benefici di questa sua peculiarità. Si parla spesso di mancanza di fondi che, per carità, sono fondamentali per mantenere il nostro patrimonio artistico, ma io mi rammarico più di altro della mancanza di idee ed iniziative. Il British Museum "porta" Pompei a Londra  ed è record di incassi, certo non voglio assolutamente dire che la stessa cosa avrebbero potuta farla altri musei italiani o napoletani, sarebbe assurdo (ma mica tanto), ma l'idea di un evento cinematografico riguardante la ricostruzione multimediale di Pompei ed Ercolano, noi che Pompei ed Ercolano ce l'abbiamo dal vivo ed intere, non in singoli pezzi, poteva essere presa in considerazione.   

Pompei, Londra si arricchisce ancora: dopo la grande mostra, in arrivo un film
di Susy Malafronte
POMPEI. Dopo la mostra dei record, ora anche un film: Pompei fa ricca Londra. Che non molla la presa e ora lancia anche un film.

«Pompei» è il primo evento cinematografico ad essere interamente prodotto da uno dei più grandi musei del mondo, il British Museum. A dirigere il film tridimensionale sarà lo stesso direttore del museo londinese, Neil MacGregor. Uscirà nelle sale il 25 e 26 novembre prossimi e sarà distribuito da Microcinema. Sarà uno sguardo ravvicinato sulla vita e la morte di Pompei ed Ercolano, le città che vennero cancellati dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo. Un’accurata ricostruzione scenica, commentata da musica, poesia e testimonianze, farà rivivere la storia di due tra i più fiorenti centri dell’epoca romana.

Il film, evento unico nel suo genere, andrà a completare il successo della grande mostra “vita e morte a Pompei ed Ercolano” esposta al British Museum dal 28 marzo al 29 settembre scorso che ha fatto incassare al museo londinese 11 milioni di euro. La ricostruzione multimediale di Pompei ed Ercolano di duemila anni fa, costata poco più di centomila euro, porterà i visitatori lungo le strade romane, nelle case con ingresso atrio, camera da letto, cucina , sala da pranzo, salotto e giardino. I racconti di esperti, come il curatore della mostra Paul Roberts, della professoressa dell’università di Cambridge, Mary Beard e della storica Bettany Hughes, consentirà allo spettatore di interagire con i famosi calchi delle persone catturate nel calore vulcanico e con gli oggetti della loro vita quotidiana. La pellicola include i pezzi intricati di gioielli, sculture, mosaici, attrezzature da cucina e anche il cibo, tra cui una pagnotta intatta, con il timbro del fornaio ancora impressa su di essa. 

Sul grande schermo saranno proiettati i mobili in legno carbonizzato dalle alte temperature della cenere che colpirono Ercolano, reperti rarissimi che non sono sopravvissuti a Pompei. L’arredamento che rivivrà sul grande schermo è composto da una cassapanca, uno sgabello intarsiato e persino una panca da giardino. Il pezzo più sorprendente e commovente è la culla di un bambino romano. «Il British Museum è entusiasta di produrre e trasmettere sul grande schermo la storia di Pompei ed Ercolano», ha dichiarato Neil MacGregor. «Si tratta di un’esperienza unica per il pubblico che potrà godere, comodamente dalla sedia di un cinema, di immagini ricche e affascinanti i cui protagonisti sono gli oggetti che l’Italia ci ha prestato. Sarà un tour archeologico molto speciale, in cui il pubblico sarà guidato da esperti nell’esplorazione delle storie di questi oggetti speciali che ci raccontano la vita romana di 2000 anni fa».

La città sepolta insomma, continua ad essere fonte di guadagno per gli stranieri, mentre l’Italia resta a guardare. Come al solito all’estero l’archeologia pompeiana ed ercolanense è un tesoro archeologico ed economico, qui in Italia, invece, è soltanto un tesoro culturale. «Nasce grande il dispiacere che all’estero riescono a trarre il giusto ‘profitto’ rispetto a questo grande giacimento culturale che abbiamo sul nostro territorio», afferma Claudio D’Alessio, sindaco di Pompei, che conclude: «C’è bisogno di un cambiamento repentino della visione che abbiamo del nostro patrimonio, che tenga conto del momento economico che sta vivendo il nostro paese e che ci invogli a investire al meglio le risorse di cui disponiamo».

Napoli. Sui fondali un mosaico e una statua: Baia restituisce altri tesori
di Nello Mazzone
Pozzuoli. Un mosaico ampio una ventina di metri quadrati e, soprattutto, una statua alta quasi due metri e divisa in tre parti: sono le scoperte archeologiche, le ultime in ordine di tempo, restituite dai fondali della città archeologica sommersa di Baia.

Ritrovamenti eccezionali: una equipe di archeologi della soprintendenza di Napoli è già al lavoro per datarli con esattezza. Ma, molto probabilmente, si tratta di una statua risalente all’età imperiale di Roma. Così come della stessa epoca sarebbero i mosaici che abbellivano una delle stanze, ampia una ventina di metri quadrati, di una villa imperiale. Resti che risalirebbero al I secolo dopo Cristo. 

A scoprirli, nello specchio d’acqua tra Punta Epitaffio e il Castello di Baia, in piena Zona A dell’area archeologica sommersa del golfo flegreo, sono stati i sub della capitaneria di porto di Pozzuoli e dell’ufficio locale di Baia. In collaborazione con gli archeologi incaricati dalla soprintendenza, che da giorni stanno letteralmente setacciando l’area attigua alla «Villa dei Pisoni», l’antica dimora patrizia di epoca imperiale appartenuta alla famiglia dei Pisoni e successivamente confiscata dall’imperatore Nerone.

Un’altra zona di scavo, invece, si trova a poche decine di metri dal pontile dei cantieri navali Omlin. Che il parco archeologico sommerso di Baia fosse una sorta di giacimento archeologico di inestimabile ricchezza lo si sapeva; ma era dai primi anni Sessanta, quando fu avviata la prima campagna di scavo sottomarina, che non riemergevano reperti di una tale importanza.

E i militari della guardia costiera di Pozzuoli, agli ordini del comandante Andrea Pellegrino, stanno già lavorando in partnership con il ministero dei Beni archeologici per avviare il piano di recupero e messa in sicurezza dei tre tronconi nei quali è suddivisa la statua coperta da una coltre di sabbia. Salvo imprevisti, per giovedì mattina dovrebbe avvenire la delicata fase di recupero del prezioso reperto di epoca romana e la sua riemersione dalle acque, dopo duemila anni.

I ritrovamenti saranno poi sottoposti ad una specifica analisi da parte degli archeologi, prima di essere posizionati in una delle stanze del Museo archeologico dei Campi Flegrei, nel Castello di Baia. E quello sarà il pezzo forte per attirare sempre più visitatori. Nel museo c’è già un’area appositamente dedicata agli scavi di Baia sommersa, con la fedele ricostruzione del Ninfeo e delle cosiddette Statue baiane.

Strettissimo riserbo da parte della soprintendenza sui particolari dell'ultimo ritrovamento e sulla complessa operazione di recupero e riemersione della statua. Ma da ieri è scattata una vigilanza ancora più rigida da parte dei militari della guardia costiera. Il comandante Andrea Pellegrino ha disposto un pattugliamento costante: praticamente ventiquattro ore su ventiquattro le pilotine della locamare monitorano la zona, per scongiurare il rischio che gli «archeosub pirati» possano razziare i reperti o danneggiarli.

Anche perché appena qualche settimana fa un motoveliero battente bandiera olandese è stato protagonista di uno «strano» incidente marino: la prua dell’imbarcazione, per cause ancora tutte da accertare in una inchiesta alle prime battute, si è incagliata sui fondali della zona A dell’area archeologica subacquea e avrebbe danneggiato seriamente alcuni mosaici. Massima allerta, in una delle zone archeologiche sommerse più affascinante e visitate d’Europa.

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