domenica 2 febbraio 2014

New York, scoppia la «guerra» della pizza. «Insulto a Napoli»


di Marco Piscitelli

NAPOLI - A New York è scoppiata la «guerra» della pizza napoletana. A scontrarsi, secondo quanto racconta il New York Post, sono due modi completamente diversi di concepire, creare e servire la pizza partenopea.

La «novità». A scatenare il dibattito è stata la «novità» introdotta dal pizzaiolo Giulio Adriani, nato a Roma, che serve a newyorkesi e turisti la pizza napoletana «a fette» (Slice of Naples). Il New York Post, che dedica un'intera pagina alla guerra, la definisce una «mossa blasfema» e si domanda se la pizza napoletana a fette possa essere un «insulto a Napoli».

Chef contrari. Contro lo chef Adriani si sono subito schierati i «garanti» della tradizione. In prima fila c'è lo chef napoletano (nato a via Toledo) Pasquale Cozzolino, della pizzeria «Ribalta» al Greenwich Village. «Sta sfruttando il nome di Napoli» dichiara lo chef al Post, «quello che produce non è parte della tradizione. Non potrò mai chiamarlo napoletano perché io rispetto la storia». «Stiamo proteggendo una delle più antiche e più importanti tradizioni gastronomiche», assicura il direttore della associazione Verace Pizza Napoletana Antonio Pace, che continua.

La difesa. Adriani, finito al centro della polemica culinaria, ribatte: «Siamo nel 21esimo secolo, come si può dire che solo i napoletani possono produrre pizza napoletana? Dove è scritto?». Lo chef romano, con origini partenopee, ribatte: «Le cose importanti sono l'esperienza, la conoscenza e la passione». Al Post Adriani ammette che la vendita al trancio è una decisione aziendale, fondata principalmente sugli stili di vita della città, basati su velocità e convenienza.

I clienti. Il servizio del New York Post si chiude con la dichiarazione di un agente immobiliare 53enne, che assicura: «Finché c'è il buon sapore, tutto il resto non mi interessa».
http://www.ilmattino.it

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