venerdì 20 dicembre 2013

Napoli, il martirio di Gelsomina: l'angelo dei detenuti che si fidò del suo Giuda

di Leandro Del Gaudio

Era da poco uscito dal carcere, si rivolse a una ragazza che faceva volontariato, alla 22enne Gelsomina Verde, chiedendole un aiuto per poter sbarcare il lunario. Lei, giovane e bella, non si sottrasse, forte del senso di fiducia che aveva nei confronti delle persone più deboli, specie verso gli ex tossicodipendenti o gli ex detenuti. E fu così che cadde in trappola.

La notte tra il 20 e il 21 novembre del 2004, Pietro Esposito, detto Pierino kojac, attirò in trappola la ragazza. Era una domenica notte, chiese un appuntamento, si limitò a fare da esca, da tramite con i killer.

Come andarono a finire le cose, lo raccontano le pagine del processo che condannano all'ergastolo Ugo De Lucia, come esecutore del delitto della povera Mina. Pietro Esposito si limitò a portare De Lucia (ma anche altri soggetti mai condannati), il famigerato Ugariello 'o mostro, nel punto definito per l'appuntamento.

Il resto è cronaca di un martirio. La ragazza fu interrogata, uccisa e carbonizzata. I killer del clan Di Lauro volevano sapere da lei l'indirizzo del covo dei fratelli Notturno, passati dalla parte degli scissionisti, una guerra in cui la giovane Mina - bella e dedita al volontariato - era del tutto estranea.

Pochi giorni dopo, Pietro Esposito fu arrestato e decise di pentirsi: sì, sono stato io a organizzare la trappola, ma non sapevo quale fossero le intenzioni di De Lucia. Fu condannato a sette anni di cella al termine delle indagini del pm Giovanni Corona.

Nessun commento:

Posta un commento