venerdì 6 dicembre 2013

Casalesi, maxisequestro di beni a Caserta, Latina e Milano

Beni mobili e immobili, per un valore di circa 4 milioni di euro, sono stati sequestrati dalla Direzione Investigativa di Napoli nelle province tra Trentola Dugenta, San Cipriano d’Aversa, Casal di Principe, Aversa, Minturno (Latina) e Milano. Si tratta di 12 immobili, un garage, 4 società, 15 rapporti finanziari e 3 autoveicoli intestati a Luigi Corvino, ex consigliere comunale 47enne di Casal di Principe, ritenuto referente politico del clan dei Casalesi, e all’imprenditore Francesco Lampo, 49 anni, fino al 2000 organico alla fazione Zagaria della stessa cosca.

L’EX CONSIGLIERE COMUNALE – Eletto nel 2007 con 531 preferenze nelle file di Forza Italia, Luigi Corvino, attualmente ai domiciliari, è stato arrestato nel novembre del 2011, insieme ad altre 56 persone, nell’ambito dell’operazione “Il principe e la (scheda) ballerina”. Secondo le indagini, assecondava le richieste della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi sostenendone gli interessi negli appalti, nelle forniture, nell’edilizia e anche procacciando voti per se stesso e per altri esponenti politici graditi alla cosca. In cambio del voto aveva anche promesso posti di lavoro nel centro commerciale “Il Principe”, mai realizzato.

L’IMPRENDITORE – Francesco Lampo forniva appoggio logistico agli affiliati del clan, nascondeva le armi e riscuoteva le tangenti che, poi, investiva in varie attività. Usando la forza intimidatrice dei Casalesi, riuscì ad ottenere l’appalto per la realizzazione di tre edifici ad Aversa.

Clan dei Casalesi, sequestrati beni a ex consigliere e imprenditore

CASERTA. Gli agenti della Direzione investigativa antimafia di Napoli hanno eseguito due sequestri di beni, per un valore complessivo di 4 milioni di euro, a carico di Luigi Corvino, 47 anni, ex consigliere comunale di Casal di Principe, e dell’imprenditore Francesco Lampo, 49 anni, di Teverola, ritenuti contigui al clan dei casalesi.

Corvino, attualmente sottoposto ai domiciliari, fu arrestato il 6 dicembre 2011, nell’ambito dell’operazione “Il principe e la scheda ballerina”, insieme ad altre 56 persone, accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo camorristico, estorsioni, turbativa delle operazioni di voto mediante corruzione e concussioni elettorali, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, riciclaggio e reimpiego di capitali di illecita provenienza, ed altri reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato la fazione Bidognetti del clan.
Secondo gli investigatori, Luigi Corvino quale politico locale, forniva uno stabile contributo al sodalizio criminale, assecondandone le richieste di assunzione, sostenendone gli interessi economici anche nel settore degli appalti, delle forniture, dell’edilizia, procacciando voti per se stesso e per altri esponenti politici graditi al clan. In tal modo, l’associazione camorristica non solo otteneva il controllo delle istituzioni locali, ma rafforzava il vincolo dell’assoggettamento nei confronti delle popolazioni di Casal di Principe e dei paesi limitrofi, ulteriormente soggiogate dal maggiore credito, prestigio ed autorevolezza derivanti dalla dimostrazione del predominio, non solo criminale, ma anche politico (attraverso l’elezione di uomini legati al sodalizio) dell’organizzazione sui territori sottoposti alla propria influenza. Circostanze, queste, che consentivano un ulteriore e completo controllo di appalti, assunzioni, contratti pubblici ed altre utilità pubbliche.

In particolare, Corvino, in cambio del voto, a proprio o altrui vantaggio, avrebbe promesso ad alcuni elettori utilità di varia natura, come l’assunzione all’erigendo centro commerciale “Il Principe”, in occasione delle consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio comunale di Casal di Principe del 27 e 28 maggio 2007 e del successivo ballottaggio del 10 ed 11 giugno.

Tra i beni sequestrati a Corvino, per un valore di oltre due milioni di euro: quattro società de relative quote della “Medical Campus” di San Cipriano d’Aversa, “Cas.Rib.” con sede legale a Caserta e amministrativa a Casale, “Building Immobiliare” di Aversa, 10 immobili tra appartamenti e terreni, tre autoveicoli e 15 rapporti finanziari.

Lampo, invece, è considerato, almeno fino dagli inizi del 2000, organico alla fazione Zagaria del clan dei casalesi, particolarmente attivo nella riscossione di tangenti e reinvestimento degli illeciti proventi. Fu tratto in arresto perché ritenuto sodale al clan con il compito di fornire continuo appoggio logistico agli affiliati, di nascondere armi, di riscuotere tangenti provento di estorsioni e di reinvestire gli illeciti profitti delle attività criminali. Insieme ad altri, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza al sodalizio camorrista, imponeva ai titolari e soci di una ditta edile che aveva ottenuto l’appalto per la costruzione di tre edifici per civile abitazione ad Aversa, a cedere in sub-appalto alla ditta controllata da lui, la cooperativa Cea, l’esecuzione dei lavori.

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