sabato 30 novembre 2013

Operazione «Caffè Macchiato» I testimoni inchiodano i boss

QUALIANO. E' stata denominata "Caffè Macchiato", l'operazione dei carabinieri contro il clan Mallardo, che imponeva la propria marca di caffè a tutti i bar compresi tra la zona di Giugliano, Qualiano e la fascia costiera. Nell'aula, durante l'istruttoria dibattimentale, sono intervenuti gli investigatori che incastrarono i ras locali e gli imprenditori collusi, che fornivano supporto ai Mallardo. Un appartente al Gico di Roma ha illustrato il metodo con cui il clan imponeva il caffè prodotto dai fratelli Seddio e come reinvestisse gli utili del racket, attraverso una società di distribuzione di bibite operante nel giuglianese. Il giro di affari veniva coperto con lo spostamento di ingenti cifre , mediante l'emissione di assegni, che poi erano convertiti in moneta da imprenditori del calibro dei fratelli Pasquale ed Andrea Coppola di Giugliano, gli stessi titolari della succitata azienda di beverage. Il teste ha dichiarato come ci fossero altre società, poi ricondotte a Giuseppe e Carlo D'Alterio, nipoti di Feliciano Mallardo, con le quali avveniva l'operazione di riciclaggio. I primi passi nell'indagine furono mossi grazie alle segnalazioni della Guardia di Finanza, insospettita dall'importo degli assegni, che raggiungevano cifre di 70-80 mila euro settimanali, emessi da persone con una situazione reddituale non proprio florida. In seguito i D'Alterio sono stati poi indicati come finanziatori del clan per l'imposizione del caffè e tutti gli esercizi commerciali avevano dovuto sottostare alle pressioni per adottare la loro marca. Dopo la lunga testimonianza dei carabinieri del Gico di Roma, il processo è stato rinviato alla prossima udienza del 23 dicembre.

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