mercoledì 5 marzo 2014

La camorra Casalese sulla discarica di Chiaiano: diciassette arresti


Le mani della camorra casalese sulla discarica di Chiaiano. Otto persone in carcere e nove agli arresti domiciliari nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli-Direzione Distrettuale Antimafia e attuata dai carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Caserta e del Noe di Napoli. Tra gli arrestati anche l’imprenditore Giuseppe Carandente Tartaglia, che ha in passato avuto legami con i clan Polverino, Nuvoletta, Mallardo e fazione Zagaria dei Casalesi.

LE ACCUSE – I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere di stampo camorristico, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, con l’aggravante della finalità agevolatrice del sodalizio “dei Casalesi”, fazione Zagaria. L’attività di indagine - incentrata sugli interessi economici e imprenditoriali della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti e, in particolare, nell'ambito dei lavori di realizzazione e gestione della discarica di Chiaiano (NA) - ha avuto inizio nel 2008 e si è conclusa nel dicembre del 2013. Si è sviluppata, in particolare, su tre filoni investigativi: l'infiltrazione camorristica negli appalti della suindicata discarica cittadina, le modalità di gestione della stessa e le false attestazioni redatte dai funzionari pubblici, che hanno consentito agli amministratori delle Società IBI IDROBIOIMPIANTI spa e EDILCAR, riconducibili ad alcuni degli indagati, di proseguire senza interferenze i lavori all’interno della discarica, conseguendo nel tempo illeciti profitti. Le investigazioni, condotte dai Carabinieri anche attraverso attività d’intercettazione e riscontrate da dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di ricostruire il legame dell’indagato Carandente Tartaglia Giuseppe con esponenti apicali delle organizzazioni camorristiche dei Nuvoletta di Marano e dei Mallardo di Giugliano prima e, successivamente, dei Polverino di Marano.

RIFIUTI PERICOLOSI – Le dichiarazioni rese in merito dai collaboratori di giustizia hanno confermato quello che il quadro probatorio aveva già reso evidente: un consistente rapporto imprenditoriale esistente tra le imprese dei fratelli Carandente e la Fibe Tale rapporto ha rappresentato il presupposto necessario a che la Fibe-Fisia operasse con relativa tranquillità nel territorio, in assenza di eclatanti conflitti tra i gruppi criminali locali e le imprese impegnate nel settore. La possibilità di assicurare alla criminalità organizzata, attraverso le imprese del Carandente Tartaglia, una parte delle risorse ottenute da Fibe-Fisia, ha evidentemente enfatizzato il ruolo del Carandente quale interfaccia con la pubblica amministrazione. Sono state altresì ben delineate le connessioni esistenti tra le società Ibi Idroimpianti spa (della famiglia D’Amico) e la Edilcar Srl della famiglia Carandente Tartaglia. Le attività di indagine hanno riscontrato le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, che avevano individuato nel duo Ibi-Edilcar un binomio già da anni legato alla famiglia Zagaria. Le attività di intercettazione hanno, fra l'altro, evidenziato che i Carandente Tartaglia erano sicuri di essere destinatari di lavori per la realizzazione della discarica di Chaiano molto prima della conclusione della procedura di gara. Sotto il profilo della normativa ambientale, si è poi accertato che, con riferimento alla discarica cittadina, che i lavori di realizzazione dell’invaso sono stati effettuati in violazione degli obblighi contrattuali e in difformità dal progetto approvato, utilizzando materiale non idoneo allo scopo, quale argilla proveniente da cava non autorizzata o argilla mista a terreno. Si è rilevata, inoltre, la costante attivazione di traffici illeciti di rifiuti speciali non pericolosi, costituiti da terra e rocce provenienti da cantieri stradali e edilizi, utilizzati per i lavori di modellamento della discarica. Tali condotte hanno consentito guadagni e profitti illeciti doppi: oltre ad evitare gli oneri dovuti per legge per il corretto avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti, si è infatti aggiunto il cospicuo guadagno dovuto alla successiva commercializzazione del rifiuto, surrettiziamente qualificato quale terreno vegetale per la realizzazione della stessa.
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