mercoledì 19 marzo 2014

Diecimila in corteo per ricordare don Diana a Casal di Principe

CASERTA - Almeno diecimila persone in corteo a Casal di Principe per il ventennale della morte di Don Diana. E' in corso tra le strade principali del comune dell'hinterland casertano il corteo nel giorno del 19 marzo di 20 anni dopo il tragico delitto di camorra, in cui perse la vita il parroco della cheisa di San Nicola.

Subito dopo la Messa migliaia di persone si sono concentrate nei pressi del campo sportivo di Casal di Principe, da dove si è mosso un corteo di migliaia di persone. Scuole, associazioni, scouts provenienti da ogni parte d'Italia sono presenti.

Il lungo corteo composto in gran parte da studenti delle medie e delle scuole elementari e dai ragazzi delle parrocchie della diocesi di Aversa ha percorso le strade di Casal di Principe fino al piazzale del cimitero dove si tiene la manifestazione finale.

Nella folla il fratello e la sorella del sacerdote, Emilio e Marisa Diana. «Il sacrificio di don Giuseppe - ha detto ai giornalisti Marisa Diana - non è stato inutile, è servito ad innescare il cambiamento ed oggi è un simbolo della lotta alla criminalità
organizzata».

Verso la fine del percorso si è unita al corteo il presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, con i sindaci di Afragola e Casavatore ed i commissari prefettizi di Casal di Principe e dei comuni sciolti per sospetto di infiltrazione camorristica.

Davanti alla casa di don Giuseppe Diana il corteo si è fermato ed ha applaudito a lungo. I ragazzi hanno scandito lo slogan: «Don Peppe, uno di noi». Affacciata al balcone l'anziana madre del sacerdote, Iolanda, ottantenne, che è stata salutata dall'onorevole Bindi e da don Luigi Ciotti, animatore di Libera.

Presente anche il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico: «L'eroismo semplice e umile di Don Peppe Diana - commenta Bubbico - consiste nell'aver voluto fare fino in fondo il suo lavoro di parroco che, a costo della vita, non ha accettato i soprusi e le violenze, anzi, li ha denunciati dall'altare».

Sul palco la lunga lettura, a turno da parte di giovani studenti, delle vittime delle mafie.

Don Diana, vent'anni dalla morte. Il vescovo durante la messa: «Il camorrista è come Giuda»
di Claudio Coluzzi
INVIATO - ‎Il camorrista e' come Giuda perché vende la vita per denaro. Con queste parole il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, ha celebrato la messa che 20 anni fa, nella parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe, fu interrotta con quattro colpi di pistola che uccisero don Peppino Diana.

Don Diana si accingeva, il 19 marzo del 1994 a dire messa nel giorno del suo onomastico. Una folla immensa questa mattina ha riempito la chiesa e ha occupato l'intero sagrato. In prima fila, con i familiari di don Peppino, anche il Pm Federico Cafiero che indago' sull'omicidio, ora Procuratore di Reggio Calabria. Per l'assassinio di don Diana e' stato condannato il killer Giuseppe Quadrano e il boss Nunzio De Falco.

Grande commozione, dopo l'omelia, quando ha preso la parola la sorella di don Peppino Diana. “Nessuno si è dimenticato di te. La tua vita è stata troppo breve, i tuoi nipoti ti hanno potuto conoscere solo tramite noi. Ma nessuno si è dimenticato di te. Hai dato amore e poi la vita per il tuo popolo e ora il tuo popolo ti ricorda. Aiutaci e veglia su noi noi. Sei stato un grande e lo sarai per sempre. Ti vogliamo bene”. Le ultime parole sono state interrotte dalla commozione e, subito dopo, da un lunghissimo applauso in chiesa. Sul pulpito è poi salito Vincenzo, amico disabile di don Peppino: “Chi ti ha ucciso è stupido e lo ha fatto perchè aveva paura di te e della tua forza. Io ti scrivo lettere ogni giorno da venti anni, mi ricordo sempre quando mi hai portato a Lourdes. Tu hai aiutato tanto me e ora io, in tuo nome, aiuto i ragazzi con i Braccialetti Rossi che sono in ospedale”.

Subito dopo la Messa migliaia di persone, più di diecimila, si sono concentrate nei pressi del campo sportivo di Casal di Principe. Qui si è mosso il corte. Scuole, associazioni, scouts provenienti da ogni parte d'Italia. Ma anche tantissime persone comuni che, singolarmente, hanno deciso di testimoniare con la loro presenza di voler seguire l'esempio di don Peppino. Tra le associazioni i ragazzi della strage di “Via d'Amelio” con magliette rosse e agende rosse, poi palloncini, cartelli, bandiere, gonfaloni di decine di città. Una commemorazione vissuta in un clima festoso e coinvolgente.

www.ilmattino.it

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