martedì 26 marzo 2013

Nuovo colpo inferto al clan Mallardo di Giugliano

GIUGLIANO. Si tratta dell'ennesimo colpo inferto ai clan Mallardo di Giugliano. Ieri mattina i carabinieri del Ros di Napoli hanno infatti notificato a tre persone, due dei quali affiliate al clan giuglianese e una terza persona affiliata al clan Licciardi. Destinatari della misura Pasquale Barbato e Massimo Di Cicco (deeto 'o mericarno) dei Mallardo e Gennaro Trambarulo, per gli inquirenti elemento di spicco del clan napoletano dei Licciardi. L'ordinanza é stata emessa dal gip di Napoli su richiesta della Procura Antimafia. L'arresto di Gennaro Trambarulo rappresente la fine della «triade» che guidava il cosiddetto «gruppo misto», costituito dai clan della camorra Mallardo, Licciardi e dei Casalesi, per gestire le attività illecite sul litorale domitio, nel casertano, ma anche in quella zona di confine del napoletano, come Giugliano in Campania. Gli altri due elementi di vertice, Pellegrino e Diana, erano già stati assicurati alla giustizia da forze dell'ordine e magistratura. «Trambarulo - spiega il Procuratore aggiunto di Napoli Federico Cafiero de Raho - gestiva le attività illecite per conto del clan Licciardi, non solo sul litorale Domitio, ma anche nelle zone di influenza del clan Licciardi di cui era elemento di vertice». Il provvedimento che riguarda Pasquale Barbato, Massimo Di Cicco e Gennaro Trambarulo è frutto di indagini basate sulle dichiarazioni di Giuliano Pirozzi, del clan Mallardo, solo da quale mese collaboratore di giustizia. Di Cicco era già in carcere, per una rapina ad Aversa (Caserta), mentre Trambarulo e Barbato erano liberi: quest'ultimo era sottoposto a sorveglianza speciale. L'alleanza tra i clan Mallardo, Licciardi e la fazione «Bidognetti» dei Casalesi, era già stata messa in luce dalle indagini: una sinergia tra Pellegrino (clan Mallardo), Trambarulo (clan Licciardi) e Francesco Diana (clan dei Casalesi) - quest'ultimo arrestato nel luglio 2009 e poi divenuto collaboratore di giustizia - per gestire le attività illecite sul litorale domitio e così sostenere la cosca di Casal di Principe, decimata dagli arresti. Ogni famiglia ha messo a disposizione un gruppo di affiliati i quali, guidati dalla «triade», si occupavano delle estorsioni e del traffico di droga, facendo poi confluire in una cassa comune i proventi che venivano suddivisi equamente. Gli arresti di oggi, sottolinea Federico Cafiero de Raho, incidono «in maniera significativa sugli assetti criminali dell'area in esame, privando il cosiddetto «gruppo misto», tuttora operativo, di tre dei suoi esponenti di E' l'ennesimo colkrilievo, tra cui Trambarulo, vertice del gruppo e con importanti funzioni di direzione e coordinamento».
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