mercoledì 13 marzo 2013

Arresto latitanti


Napoli, preso in un bunker dietro l'armadio 
il latitante legato ai narcos colombiani


Napoli - Arrestato a Mugnano il latitante Antonio Bastone, considerato affiliato di primo piano del clan Abete-Abbinante-Notturno. 

Il blitz è stato messo in atto dalla Guardia di finanza (Scico Roma e Gico del Nucleo Polizia Tributaria Napoli) in sinergia con i carabinieri, Ros Napoli. Bastone è considerato responsabile di traffico internazionale di sostanze stupefacenti: in particolare Bastone aveva stretti legami con la Colombia.

Era in una villetta di Mugnano di Napoli dove stava per incontrare i suoi familiari, Antonio Bastone, 34 anni, quando è stato arrestato. Una villetta dove era pronto anche un nascondiglio-bunker ricavato alle spalle di una cabina armadio in camera da letto. L'apertura del bunker, di due metri per due, era azionata da un telecomando e lo collegava con la camera da letto per permettergli, in caso di irruzione notturna da parte delle forze dell'ordine, di potersi immediatamente rifugiare. 

Bastone, già arrestato in passato per altre vicende giudiziarie, era l'unico che era riuscito a sfuggire ad un primo tentativo di cattura lo scorso 26 febbraio quando è stata data esecuzione al provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso il 15 gennaio 2013 dal Gip del Tribunale di Napoli che ha portato all'arresto di altre cinque persone.

Aveva stretti e diretti rapporti con i narcos colombiani, Antonio Bastone, ritenuto responsabile, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina nonchè di produzione, detenzione e spaccio di cocaina, eroina, marijuana, ecstasy. Le indagini, avviate nell'agosto 2006 e concluse nel 2009 dal Ros dei carabinieri, hanno permesso di documentare consolidati collegamenti tra il gruppo camorrista dei Bastone - sodalizio con struttura prevalentemente familiare, dedito al traffico di stupefacenti, all'epoca dei fatti, per conto del clan Amato-Pagano, già egemone nel rione 'lotto g' a Scampia, ed i gruppi di narcotrafficanti colombiani in Spagna, Olanda e nelle regioni colombiane di santa Marta, Cartagena, Antiqua, Medellin e Bogotà. 

Per gli inquirenti l'arrestato si è reso protagonista di un salto di qualità: era riuscito ad allacciare rapporti diretti, in Colombia, con il narcotrafficante Ramos Lujan Leonello David. Quest'ultimo si è rivelato essere il referente dell'organizzazione sudamericana operante nella regione di Medellin, struttura criminale riconducibile al capo paramilitare Jiemenez Naranjo Carlos Mario, posto al vertice del «Bloque Central Bolivar» delle a.u.c. (autodefensas unidas de colombia), attualmente detenuto in attesa di giudizio negli Stati Uniti per terrorismo e narcotraffico, considerato tra i principali organizzatori di spedizioni di sostanze stupefacenti, sia verso l'Europa che in direzione del Nord America.

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Camorra, arrestato il killer "Orango Tango"

NAPOLI. Era il 5 maggio 1998 quando Massimo Ciccarelli, detto "Berlusconi", venne assassinato dai killer nell’ambito della faida di camorra per il controllo di Caivano, città a nord di Napoli.

Per quell’omicidio, in nove tra mandanti e esecutori sono stati condannati nel 2009, una prima volta, e dopo l’annullamento del processo una seconda volta circa un anno fa.
Tra quelli che hanno premuto il grilletto, secondo la ricostruzione processuale, Vincenzo Garofalo, 41 anni oggi, all’epoca dei fatti ventiseienne, arrestato dalla Squadra Mobile di Napoli dopo meno di un anno di latitanza.

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Napoli, preso omicida di Lino Romano. Il killer furioso: «Quando sparo non mi fermo più»

NAPOLI - «Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più»: così Salvatore Baldassarre, l'uomo arrestato dai Carabinieri con l'accusa di aver ucciso per errore, con 14 colpi di pistola, in un agguato di camorra, Pasquale Romano, spiegò a un altro affiliato al gruppo degli scissionisti, Carmine Annunziata, il clamoroso errore di persona costato la vita al giovane innocente. 

A riferirlo ai pm di Napoli Sergio Amato ed Enrica Parascandolo è stato lo stesso Carmine Annunziata, in uno dei suoi primi interrogatori dopo la decisione di collaborare con la giustizia. 

La svolta nelle indagini è arrivata il 28 novembre scorso quando Carabinieri e Polizia hanno fermato uno dei presunti assassini, Giovanni Marino. Agli investigatori qualche giorno prima si era però presentata una donna, la zia della fidanzata di un piccolo pregiudicato del quartiere, che avrebbe dovuto mandare un sms ai killer per farli entrare in azione spiegando quanto era accaduto quella sera. 

I sicari non attesero quel messaggio che avrebbe dovuto segnalare l'arrivo del vero bersaglio, designato nell'ambito della «guerra» per il controllo delle piazze dello spaccio della droga facendo fuoco su Lino Romano che per caso si era trovato in quel momento nel luogo dell'agguato.

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