sabato 9 marzo 2013

Napoli, la faida da Scampia a Melito tregua armata dei babyboss

Napoli - Avevano spostato il baricentro dei loro affari da Scampia alla fascia dei comuni dell’hinterland settentrionale.

Pur senza mai rinunciare alla «centralità» strategica di un quartiere trasformato nel più grande supermarket della droga d’Italia, gli uomini del clan Amato-Pagano si erano guadagnati nuovi spazi, lavorando sotto traccia, senza troppo farsi notare. 
Melito, Arzano e Mugnano erano diventate le nuove (e più sicure) piazze dello spaccio di cocaina, eroina e hashish. La brutta aria che tirava a Scampia e a Secondigliano, con la nuova faida di camorra che vede opposti gli scissionisti ai “girati” di Vannella Grassi, imponeva scelte drastiche e innovazioni radicali se non si voleva rinunciare a quell’impero costruito dopo la fine dello scontro armato con i Di Lauro. 

Ma le regole della camorra non sono regole d’onore. Per questo gli accordi si fanno e si disfano, regolati solo dall’interesse economico. E poco importa se si tradisce un’alleanza e, alla fine, ci si ritrova anche al fianco di qualche ex nemico di un tempo. Eccola, la strategia degli Amato-Pagano.

Spiega questo e molte altre cose l’indagine della Procura di Napoli che si è concretizzata in un blitz della polizia, ieri mattina, e che dato esecuzione a 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti presunti affiliati al clan Amato-Pagano. Dalle carte di questa nuova inchiesta condotta dal pool di magistrati che si occupa dei quartieri teatro della faida emergono i nuovi assetti criminali di tutta l’area a nord di Napoli.

Un’indagine importante, dunque, quella coordinata dal procuratore Giovanni Colangelo e dall’aggiunto Giovanni Melillo: perché ricostruisce anche le ragioni sfociate nella nuova guerra che si combatte per il controllo delle piazze dello spaccio.

Nella primavera del 2011 il clan Amato-Pagano, attraversato da fibrillazioni interne, sembra quasi in rotta. I contrasti per la gestione delle piazze di spaccio sorgono innanzitutto con gli alleati storici, le famiglie Abete-Notturno-Abbinante; i vertici dell’organizzazione a quel punto decidono di fare una scelta di campo, e si schierano (a dicembre di quello stesso anno) con i «girati» della Vannella Grassi, che comprende anche le famiglie Leonardi e Marino. «I due gruppi – si legge negli atti dell’indagine condotta dalla Squadra mobile – decidono di impegnare così su più fronti il comune nemico, ostacolando le attività di vendita degli stupefacenti nelle zone che controlla saldamente». Il progetto prevede anche raid improvvisi e azioni armate. L’obiettivo è quello di creare il caos e il terrore a Scampia, con le inevitabili conseguenze che ne deriveranno per gli «affari» degli Abete-Abbinante. 

«La finalità di questa alleanza “sotto banco” – scrivono i pm – è duplice: da un lato bisogna riconquistare le piazze di spaccio perdute (i cui proventi, a vittoria avvenuta, saranno divisi al 5 per cento), dall’altro è necessario scalzare il predominio degli scissionisti dalle zone della provincia, dove pure hanno conquistato terreno e fette di mercato illecito. Soprattutto nei Comuni di Melito e Mugnano. L’accordo prevede anche che - una volta sconfitti gli ex alleati di un tempo – le zone dei centri a nord di Napoli (dove la camorra, oltre a vendere droga, vive anche di estorsioni) restino di competenza esclusiva degli Amato-Pagano.

Inizia così la faida. I primi omicidi sono quelli di Raffaele Stanchi (capo della piazza di spaccio del Lotto P) e del suo autista Luigi Montò, il 9 gennaio del 2012. Il 16 gennaio a Melito viene ucciso Fortunato Scognamiglio, uomo di fiducia degli Abete-Abbinante al quale è stata affidata la gestione del racket agli imprenditori locali. Due colpi durissimi per gli scissionisti. «Da quel momento – scrivono i magistrati – inizia l’occupazione armata dei centri dell’hinterland, che in breve determinerà la fuga degli uomini del clan Abete e il trionfo degli Amato-Pagano».

L’inchiesta conferma anche un altro punto. Gli Amato-Pagano, ben lungi dall’essere stati avviati sul viale del tramonto criminale, sono una realtà forte e pericolosa, capace di scalzare ogni altro clan presente nella zona. Conta moltissimi affiliati ed è gestita da un vertice di giovani risoluti e ambiziosi: Raffaele Amato junior (che ha solo 23 anni ed è già detenuto), Mariano Ricci e Carmine Cerrato (latitanti). «Sono loro i nuovi capi – concludono i pm – E possono fare affidamento su una schiera di giovanissimi accoliti che rappresentano uno strumento indispensabile per proseguire, nonostante la pressione investigativa e l’azione delle forze dell’ordine, l’azione di confronto con le fazioni avversarie».
http://www.ilmattino.it


Scacco al clan Amato-Pagano: 23 arresti


Sono 23 le ordinanze di custodia cautelare eseguite oggi dagli agenti della squadra mobile di Napoli nei confronti di altrettante persone, indiziate di appartenere al clan camorristico Amato-Pagano. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno ricostruito le alleanze che alcune famiglie dei quartieri Secondigliano e Scampia e dei comuni di Melito, Mugnano e Arzano hanno stretto per il controllo delle piazze di spaccio della droga e delle estorsioni.

L’INIZIO DELLA FAIDA – Nella primavera del 2011, gli Amato-Pagano, lacerati da contrasti interni, sono contrapposti ad un cartello di famiglie di Secondigliano (Abete-Abbinante-Notturno-Vanella Grassi-Marino-Leonardi). Ma nel dicembre dello stesso anno il gruppo di Vanella Grassi, con i Leonardi e i Marino, si stacca dagli Abete-Notturno-Abbinante e si avvicina agli Amato-Pagano, tentando di aggredire il territorio dei rivali dall’interno e dall’esterno, per riconquistare piazze di spaccio, dividendone a metà i copiosi guadagni. Ha inizio così la sanguinosa guerra di camorra nella periferia Nord di Napoli.
L’OBIETTIVO DEGLI AMATO-PAGANO – Secondo gli inquirenti, le mire espansionistiche degli Amato-Pagano sono attuali. Lo confermano gli agguati messi a segno tra dicembre 2012 e gennaio 2013, che hanno come obiettivo la conquista delle piazze di spaccio del Lotto P e delle Case dei Puffi. I vertici del gruppo, sia detenuti che latitanti, come Mariano Riccio, fanno sentire la loro presenza sul territorio attraverso luogotenenti spesso giovanissimi.
http://www.campaniasuweb.it

Nessun commento:

Posta un commento