mercoledì 23 novembre 2011

7 anni fa la tortura di Gelsomina Verde, vittima di camorra dimenticata. Clownterapia ai bimbi per ricordarla

di Giuseppe Crimaldi
NAPOLI - Da un lato il dolore, quello che resta e non si stempera mai, nemmeno con il passare del tempo. Dall’altro la speranza: il motore che aiuta ad andare avanti, un turbo salutare , soprattutto quando si riesce a coniugare concretamente impegno e solidarietà.
Sette anni fa veniva assassinata brutalmente Gelsomina Verde, la ragazza di San Pietro a Patierno finita senza colpa nel novero delle vittime della prima faida di camorra di Secondigliano, quella combattuta tra i Di Lauro e gli Amato-Pagano. Vittima innocente. Morta solo perché, tempo prima, aveva avuto la sventura di conoscere la persona sbagliata: un giovane finito nella lista nera dei killer di «Ciruzzo ’o milionario» considerato traditore e pertanto oggetto di vendetta immediata.
Gli aguzzini della camorra partiti dal Rione dei Fiori la sequestrarono per strada, attirandola in una trappola con l’inganno; poi la seviziarono, infliggendole sofferenze atroci, pur di ottenere dalla ragazza una verità che non avrebbe mai potuto rivelare: il luogo in cui si nascondeva il «traditore».
Sette anni dopo nulla è cambiato per la famiglia di Gelsomina Verde. La giustizia ha fatto un corso molto parziale (di tutti gli indiziati dell’omicidio uno solo è stato condannato con sentenza passata in giudicato); ma soprattutto di Gelsomina sembra si siano dimenticati tutti. A cominciare dalle istituzioni. Non una targa, non una sola commemorazione, nemmeno una corona di fiori della Municipalità a testimoniare la presenza dello Stato che - troppe volte - dimostra memoria cortissima soprattutto in zone nelle quali vivere continua a essere difficile. Soprattutto nell’area nord di Napoli.
Chi invece non dimentica sono i familiari della povera ragazza. A cominciare dal fratello Francesco, che stamattina - e qui il dolore si trasforma in speranza e impegno sociale - vorrà ricordare la data dell’uccisione di sua sorella con la sua organizzazione «Progetto per la vita Onlus», che da tempo si dedica ad alleviare le sofferenze dei bimbi negli ospedali pediatrici. La parola magica è: clownterapia. Tra le corsie della sofferenza degli ospedali pediatrici Francesco e il gruppo di ragazzi che con lui animano le giornate dei piccoli degenti ricorderà sua sorella, senza mai nominarla.
«È il modo più bello per farlo - spiega - che serve anche a superare le amarezze mie e dei miei genitori, ormai completamente abbandonati dallo Stato». Chi non ha mai abbandonato Francesco è invece il pubblico ministero Giovanni Corona, a suo tempo titolare dell’inchiesta sulla faida di Secondigliano. L’appuntamento è per le 10,30 nel reparto di pediatria dell’ospedale della Annunziata, diretto dal professor Antonio Correra. Ci sarà anche l’ex assessore comunale all’Ambiente Rino Nasti.
«Tinteggeremo tutte le stanze di degenza - spiega Francesco Verde - Sei locali sono già terminati, grazie alla contribuzione offerta dal dottor Gianfranco Lombardi che dirige l’Istituto vendite giudiziarie. Ne restano altrettanti da fare. Colori vivaci e forti alle pareti, perché la gamma cromatica quanto più è luminosa tanto più aiuta e solleva il morale dei piccoli degenti. Poi vi applicheremo figure di personaggi dei cartoni animati con carta lucida gommata: e avremo la stanza del re Leone, quella di Peter Pan e così via».
Particolare importante: tutto verrà fatto a spese dei ragazzi della Onlus. E peccato che domani all’appuntamento non ci sarà il sindaco di Napoli. «A de Magistris - dice Francesco - avevo portato io stesso l’invito in Comune. Ma non mi hai contattato, e questa è certamente una piccola delusione per tutti noi».
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