domenica 6 novembre 2011

Casalesi: sequestro al clan per 25 milioni di euro

GIUGLIANO. Beni mobili, immobili, imprese e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro sono stati sequestrati preventivamente a 19 affiliati, anche esponenti di spicco, del clan dei Casalesi fazione Bidognetti. Il provvedimento emesso dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere è stato eseguito dai finanzieri del comando provinciale di Finanze e dallo Scipo di Roma. Il sequestro è stato deciso nel corso del procedimento penale in fase dibattimentale che vede i 19 esponenti dell'organizzazione criminale attualmente imputati, insieme ad altri, dopo essere stati destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita il 17 aprile 2008 nell'ambito dell'operazione 'Dominum'. Nel corso del blitz sono state anche eseguite perquisizioni e sequestrati conti correnti, quote societarie, fabbricati anche di pregio e terreni in diverse province campane, auto e moto. Il provvedimento si inserisce nell'ambito delle indagini utili a individuare le disponibilità economiche e finanziarie del capoclan Francesco Bidognetti detto 'Cicciotto 'e mezzanotte' che, nonostante sia in carcere da diverso tempo avrebbe continuato a tenere le fila dell'organizzazione criminale e a coordinare le attività illecite soprattutto sul litorale domizio e nei territori dell'agro aversano. Il fine dell'organizzazione - secondo quanto riporta in una nota il procuratore aggiunto della Dda partenopea, Federico Cafiero de Raho - era gestire le attività estorsive, imporre il metodo mafioso nella gestione monopolistica nella distribuzione di video-pocker, caffè e pubblicità oltre a perpetrare agguati nei confronti dei rivali. La caratterista fondamentale di quest'indagine è di aver scoperto, attraverso l'impiego dell'applicativo 'Molecola' (sistema ideato dallo Scico in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia che permette di incrociare notizie e dati di oltre 1.300 persone), l'esistenza di ingenti capitali che erano ancora nella disponibilità dei parenti di alcuni camorristi.

Gli indagati.Per la vicenda ci sono 37 persone indagate a piede libero. L’azione delle fiamme gialle, diretti dal generale Giuseppe Grassi, il colonnello Roberti Prosperi, il comandante del nucleo operativo Nicola Altiero e il capitano Antonio Riccardeffi, si inserisce nell’ambito di una più complessa attività investigativa finalizzata ad individuare le disponibilità economiche e finanziarie illecitamente accumulate nel tempo da diversi soggetti riconducibili, anche in virtù di legami familiari, al capoclan Francesco Bidognetti, il quale, nonostante fosse recluso da oltre un decennio, continua a tenere le fila dell’organizzazione criminale ed a coordinare le attività illecite perpetrate dalla compagine, soprattutto sul litorale domizio e nei territori dell’agro aversano, come di recente documentato dal tribunale di Santa Maria Capua.

Le indagini . In particolare, le indagini hanno permesso di accertare che il fine del sodalizio criminale era quello di gestire le attività estorsive, di imporre il metodo mafioso nella gestione monopolistica di determinate iniziative imprenditoriali, come, ad esempio, la distribuzione dei videopoker, del caffè e della pubblicità, nonché quello di imporre il proprio predominio sul territorio, oltre che con agguati contro i concorrenti.

I beni sequestrati.I beni sequestrati sono sul territorio di Mugnano, Giugliano e il Caserta. Vi era stata la proposta di sequestro anche di altri beni dei 37 indagati, però il tribunale ha disposto i sigilli solo ai beni di Vincenzo Caterino, Francesco Cerullo, Alessandro Cirillo, Pasquale Cristofaro, Giosuè Fioretto, Giovanni Gesmundo, Armando Letizia, Angela Incandela, Giovanni Letizia, Giuseppe Setola, Enrico Martinelli, Maria Tamburrino, Salvatore Spenuso, Antonio Verde, Giovanni Venosa e Biagio Sciorio. I sequestri hanno riguardato sia beni mobili e che immobili che negli ultimi anni nonostante i massicci interventi degli ultimi anni erano ancora nella disponibilità dei camorristi. “Nei confronti di Giuseppe Setola,- si legge nel provvedimento- sussistono gravi indizi di colpevolezza per il reato ascrittogli. Quanto al requisito della sproporzione patrimoniale, i redditi dichiarati dal nucleo familiare dell’imputato si appalesano al di sotto della soglia di sopravvivenza, il che determina la sussistenza dei presupposti per il sequestro preventivo del motociclo Honda SH acquistato nel 2008 da parte della coniuge Stefania Martinelli “.

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