mercoledì 5 novembre 2014

Gomorra, Marco d'Amore: «Ogni episodio della serie è legato alla realtà»


Ogni singolo episodio che avviene in Gomorra «è legato alla realtà. I personaggi sono una somma di biografie vere, e gli eventi un insieme di fatti realmente accaduti. Questo perchè alla base non c'è un romanzo come per gli altri film e serie sulla criminalità, ma il libro di indagine sulla realtà di Saviano».


Lo ha ricordato Marco D'Amore, uno dei protagonisti di Gomorra - La serie, incontrando a Roma gli studenti di varie classi dell'Istituto tecnico commerciale Piero Calamandrei di Roma. L'evento, aperto dalla proiezione della prima puntata della fiction, è stato promosso da Sky nell'ambito progetto formativo «A mano disarmata» insieme all'Asr, in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma e sotto l'Alto patrocinio della Presidenza del Senato della Repubblica.

Nel dibattito, moderato da Paolo Butturini, segretario di Stampa Romana, realtà e fiction sono stati messi a confronto, attraverso gli interventi dell'attore, insieme a Lirio Abbate, inviato dell'Espresso che, come Saviano, vive da anni sotto scorta, dopo le minacce ricevute per le sue inchieste, e a Sonia Rovai dirigente Sky per la produzione, che ha accennato anche alla seconda stagione della serie.

«La stiamo scrivendo, le riprese inizieranno tra febbraio e marzo, e dureranno come per la prima serie intorno alle 36 settimane - ha spiegato -. Ci saranno addii e nuovi personaggi, gireremo nei luoghi della prima serie ma anche in altre parti d'Europa». La prima stagione, ha sottolineato D'Amore «ha indagato sulla grande guerra di Camorra avvenuta nel 2005. L'aria di Napoli in quegli anni ha fatto più morti della guerra del golfo».

La mafia, «è in mezzo a voi e Gomorra deve farvi aprire gli occhi su quello che c'è nelle città - ha rimarcato Abbate cercando un dialogo con i ragazzi -. I personaggi come Ciro (il camorrista interpretato da D'Amore, ndr) e fiction come questa raccontano i lati negativi della società, che sono tristemente reali». La criminalità organizzata, soprattutto con i suoi interessi economici, «non è solo in Campania, Calabria e Sicilia, ma dappertutto. Anche qui a Roma esistono queste realtà, solo che sono un pò più silenziose».

La mafia «qui ce l'hai accanto e riesce a penetrare facilmente perchè non hai l'anticorpo per individuare il male». D'altronde «il racket dell'usura in Italia costituisce il 7% del Pil, 138 miliardi di euro - ha aggiunto Butturini - se non avessimo la corruzione, le mafie e l'evasione fiscale saremmo un Paese ricco». Quando uno dei ragazzi, Giovanni ha reagito chiedendo dove fosse lo Stato mentre la mafia si arricchiva, è arrivata la pronta risposta di Abbate: «È una domanda molto intelligente. La verità è che in questo Paese, le cose ancora non cambiano, non siamo capaci di arginare in modo efficace la corruzione». Nell'ambito di 'A mano disarmatà, si svolgerà anche il primo Forum internazionale dell'informazione contro le mafie« che avrà come focus il rapporto tra »Italia e Messico« il 5 dicembre, e uno spettacolo teatrale ('Per non morir di mafià al Teatro Argentina l'8 dicembre, tratto da un libro di Pietro Grasso) in memoria dei giornalisti vittime delle mafie.

http://www.ilmattino.it/

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