mercoledì 7 maggio 2014

La 'cupola' maranese alla sbarra. L'accusa: associazione mafiosa e traffico di droga

MARANO. La sentenza di primo grado fu emessa alla fine del 2012. Tra gli imputati c'era chi era accusato di associazione di stampo mafioso, chi di traffico di droga c che di aver fatto da prestanome per siamo attività del boss di Marano. Sullo sfondo uno scenario di commistioni tra il mondo politico e la criminalità organizzata, in primo grado furono quarantuno le condanne stabilite, e furono inflitti complessivamente 341 anni di reclusione. Solo nove le assoluzioni. Si discute ancora in aula. Parlano gli avvocati e si tratteggiano i profili degli imputati. Ci sono alcuni pezzi da novanta dei Polverino sotto processo. C'è anche lui, Giuseppe Polverino quello che gli inquirenti ritengono il capo. Quelle sono storie acquisite. Oggi le forze dell'ordine lavorano su altri elementi. L'analisi del business come la droga, ad esempio. Il controllo del mercato dell'hashish da parte dei maranesi, negli anni, è stato tale che anche gli scissionisti avevano deciso di abbandonare i fornitoti internazionali per acquistare direttamente dalla cosca maranese. A riferirlo fu un collaboratore di giustizia, Giovanni Piana, ex affiliato al gruppo Abbinante. Originario di Marano, Piana, crebbe in compagnia di numerosi esponenti della malia di Marano e quando decise di trasferirsi a Secondigliano mantenne i contatti. I carichi variavano da un minimo di 50 chili a un massimo di 200 mentre le consegne avvenivano con cadenze quindicinali. Piana, nei suoi verbali, parlò di una vera a propria alleanza. I patti criminali sono alla base dell'espansione delle organizzazioni criminali. Nell'ultimo dossier della Direzione investigativa antimafia, viene analizzata proprio la sinergia tra le cosche della provincia e quelle dell'area collinare del capoluogo in nome del business, e in particolare del riciclaggio. Tra Vomero e Arenella. scrive l'Antimafia, è da segnalare la "presenza criminale del clan Cimmino. Nell'alveo del gruppo è necessario registrare le possibili evoluzioni che recenti e prossime scarcerazioni di affiliati di spicco potranno produrre sullo scacchiere della zona collinare a nord di Napoli". Giuseppe Polverino, si legge ancora nel dossier, come risulta da accertamenti investigativi, sin dal 2009 aveva stabilito che nei quartieri Vomero e Arenella dovessero "convivere pacificamente i Cinniino e i Caiazzo", avendo Polverino "straordinari interessi in zona, afferenti al riciclaggio nell'ambito delle attività commerciali". Dalla ricostruzione investigativa suffragata dalla "collaborazione di due affiliati, Domenico Verde e Salvatore Izzo, emerge una logica associativa connotata sia dalla proiezione finanziaria locale ed internazionale, sia dalla gestione del traffico di sostanze stupefacenti, sia dall'utilizzo funzionale di politici di riferimento e di diretta espressione del clan". La fiorente attività economica del sodalizio criminale risulta essere correlata al traffico di sostanze stupefacenti, al racket delle forniture di calcestruzzo, al controllo dei generi alimentari. Paradigmatica dello spessore criminale di Giuseppe Polverino e della sua effettiva incidenza sugli equilibri criminali vomeresi è la circostanza, emersa dalle indagini, della "convocazione in Spagna, - da parte di questi - di Caiazzo e Cimmino, già affiliati del clan Alfano e successivamente promotori prima di un unico clan ed in seguito di due contrapposti". (fonte: Cronache di Napoli)

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