mercoledì 14 maggio 2014

Giugliano. Il grande accusatore: «Così funzionava il sistema dei prestanome»

GIUGLIANO. Ne parlava in maniera sciolta, come di chi sa il fatto suo. Come chi non ha fatto altro nella vita. Parliamo del metodo di reclutamento dei prestanome che Giuliano Pirozzi ha illustrato nel dettaglio nel corso del contro interrogatorio di ieri. Le lavanderie delle cosche, secondo gli specialisti dell'Antimafia, sono proprio i settori puliti. Ma questo tipo di investimenti, negli anni, hanno visto i confini regionali come qualcosa che restringeva le possibilità di espansione economica, soprattutto in settori puliti dell'economia In particolare le fiamme gialle sequestrarono il patrimonio aziendale e relativi beni a 8 società con sede nelle province di Roma e Napoli. Ci fu un'altra operazione, denominata “Sfregio”. Il blitz portò a un sequestro di notevole entità. I sigilli furono apposti a circa 900 immobili. Ma non solo. Sotto chiave finirono anche aziende, auto e e motociclette e centinaia di rapporti bancari. Il valore complessivo fu di oltre mezzo miliardo di euro. Su come opera il clan nel business delle costruzioni, hanno ricostruito il tutto i vari collaboratori di giustizia di altri clan. «Tra le imprese legate al clan Mallardo ricordo una famiglia che ha il controllo di numerose società con denominazioni diverse e con qualcuno di essi quale riferimento presso il comune di Giugliano. Si tratta di una vera e propria holding in quanto trattano l'investimento “dalla A alla Z” nel senso che, oltre a realizzare la speculazione edilizia, essi trattalo anche la vendita delle unità immobiliari effettuata mediante società immobiliari da essi stessi gestite. Quanto alle società immobiliari, voglio precisare che in realtà esse sono utilizzate esclusivamente per il fine tipico di tale attività, ma servono spesso come paravento o copertura di altre attività illecite» affermò il pentito Gaetano Vassallo. 

Il caffè. Altra considerazione, invece, riguarda l'imposizione del caffè. Secondo il collaboratore di giustizia Giuliano Pirozzi, «Il clan Mallardo avrebbe imposto ai bar e hotel del territorio la fornitura di una marca. Un affare molto lucroso da circa 60-70mila euro al mese con un guadagno netto di 30mila euro mensili». Per Pirozzi ci sarebbe stata anche un'imposizione del cemento ai cantieri.

Oro. Che i cosiddetti “Compro oro”, in molti casi, vengano utilizzati come vere e proprie lavanderie per i fondi illeciti delle cosche, è un sospetto forte da molto tempo. Secondo Pirozzi ci sarebbe una persona «che gestisce per il clan le attività di ricettazione dell'oro degli zingari ed è il responsabile del mercato delle false Hogan». Un business che si avverrebbe anche della collaborazione dei Contini del Vasto.

Onoranze funebri. Il collaboratore di giustizia ha parlato anche di come la cosca dei Mallardo gestirebbe il grande affare delle onoranze funebri sul territorio della terza città della Campania. «Il business delle onoranze funebri lo gestisce ancora. Infatti... mi voleva far mettere sempre a me l'agenzia oltre di onoranze funebri anche di articoli trigesimali e cimiteriali. Cosa che poi ha aperto un prestanome».

La droga. Sono per lo più gli affari che si trovano nella cosiddetta zona grigia dell'economia quelli che farebbero più gola alla mala giuglianese. E la droga non sarebbe uno di quello. O meglio non si tratterebbe di un mercato con gestione diretta del clan. Sarebbero infatti i maranesi a gestire il traffico nazionale e internazionale, mentre localmente lavorerebbe Secondigliano. Per Pirozzi il clan Mallardo si limiterebbe a fare 'puntate'. 
(fonte: Cronache di Napoli)

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