giovedì 24 aprile 2014

Giugliano. «Lilium 2». Chiesti 26 anni di carcere per 3 boss


GIUGLIANO. Furono arrestati nel marzo dello scorso anno nel corso dell'operazione "Lilium 2". Ieri mattina in Corte di Appello, la richiesta di condanna. Ventisei anni di carcere sono stati chiesti per Pasquale Barbaro, Massimo Di Cieco e Gennaro Trambarulo, quest'ultimo detenuto al 41 bis nel carcere di Sulmona. Questi, in particolare, viene descritto dai pentiti come l'erede del boss Giuseppe Dell'Aquila, detto "'o ciuccio" arrestato qualche anno fa. I tre sono ritenuti appartenenti al "gruppo misto", organizzazione basata sull'accordo tra i Mallardo e i Licciardi. Nello specifico, dieci anni sono stati chiesti per Gennaro Trambarulo, otto anni, invece, per Barbato e Di Cieco. Per la sentenza si dovrà attendere il 19 maggio prossimo, data in cui è è stato rinviato il processo. Il provvedimento che portò all'arresto di Pasquale Barbato, Massimo Di Cieco e Gennaro Trambarulo (a distanza di meno di un anno dalla maxioperazione che portò all'arresto di 43 persone), è stato il frutto di indagini basate sulle dichiarazioni di Giuliano Pirozzi, collaboratore di giustizia del clan Mallardo. L'alleanza tra i clan Mallardo, Licciardi e la fazione "Bidognetti" dei Casalesi, era già stata messa in luce dalle indagini: una sinergia per gestire le attività illecite sul litorale Domizio e cosi sostenere la cosca di Casal di Principe, decimata dagli arresti. «Un'alleanza - come sottolineò il procuratore aggiunto, Federico Cafiero de Raho - inedita che si era «resa necessaria soprattutto per le esigenze della componente casalese. vessata dalla effettuazione di numerose indagini, coordinate dai magistrati della Procura Distrettuale e culminate in operazioni di polizia ed arresti di quasi tutti gli affiliati che ne avevano gravemente intaccato l'operatività sul territorio". Secondo l'accordo stipulato dalle tre componenti dei clan, ogni famiglia metteva a disposizione del "gruppo misto" alcuni propri affiliati, i quali punto, insistenti anche nel Comune di Giugliano, da Ischitella a Pescopagano e creando una "cassa comune" al fine di dividere i proventi delle attività illecite tra gli affiliati. «Trambarulo - come spiegò Cafiero de Raho - gestiva le attività illecite per conto del clan Licciardi, non solo sul litorale Domino, ma anche nelle zone di influenza del clan Licciardi di cui era elemento di vertice». (fonte – Il Roma)

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