mercoledì 9 aprile 2014

Casalesi. Usura ed estorsioni: quattro ordinanze di arresto, c'è anche figlio di «Sandokan»

La Squadra Mobile di Caserta ha notificato quattro ordinanze d'arresto nei confronti di Nicola Schiavone, 35 anni, figlio del boss del clan dei Casalesi soprannominato «Sandokan» e di altre tre persone che, attraverso prestiti usurai ed estorsioni, hanno ridotto sul lastrico un commerciante tessile aversano.

Gli altri destinatari dei provvedimenti, ritenuti vicini al clan, sono Salvatore Di Puorto, 40 anni, (già in carcere come Nicola Schiavone); Luigi Ornato e Giulio Brusciano, rispettivamente di 49 e 48 anni, quest'ultimo cugino del detenuto Gabriele Brusciano, affiliato alla frangia stragista di Giuseppe Setola. Salvatore Di Puorto, invece, è fratello di Sigismondo, già condannato per associazione camorristica ed elemento di spicco della fazione Schiavone del clan di Casal di Principe.

Fu direttamente Nicola Schiavone, all'epoca dei fatti ritenuto il reggente del clan dei Casalesi, durante un incontro, a minacciare di morte l'imprenditore tessile diventato insolvente per la grave situazione economica in cui era finito, causata proprio dai prestiti a tassi usurai (5-10% al mese per un importo complessivo di 300 mila euro) concessi dal suo clan. A quell'appuntamento, con il figlio di «sandokan», ci andò anche Luigi Ornato, uno dei quattro destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite stamattina dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta (guidata dal vice questore Alessandro Tocco).

Nicola Schiavone è stato recentemente condannato in due distinti processi all'ergastolo ed a ventuno anni di reclusione. La circostanza dell'incontro è stata confermata da alcuni collaboratori di giustizia che hanno anche indicato Salvatore Di Puorto (tra i 4 destinatari dei provvedimenti) come la persona a cui il clan aveva affidato il reimpiego nelle attività usuraie del clan. Le indagini sono iniziate nel maggio del 2010, dopo una perquisizione a casa di Di Purto: lì i poliziotti trovarono assegni e cambiali per oltre 500 mila euro riconducibili all'imprenditore tessile. Ricostruendo i flussi bancari è stato accertato che, dal 2004, per fronteggiare le difficoltà economiche, la vittima aveva chiesto prestiti a tassi usurai. Non essendo più in grado di pagare, nel giro di quattro anni, fu costretto a vendere le sue due automobili, ipotecare l'abitazione e a cedere anche all'attività commerciale di cui era titolare insieme alla moglie.
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