sabato 10 marzo 2012

Preso in Spagna il boss Giuseppe Polverino

MARANO. Latitante dal 2006 il boss Giuseppe Polverino è stato arrestato nella serata di ieri in Spagna dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, diretti dal tenente Nicola Quartarone. Il boss della camorra di Marano era latitante dal 2006 per una condanna a due anni e ricercato dal 2011 per associazione camorristica. I carabinieri hanno bloccato Giuseppe Polverino, 53enne, in un appartamento di Jerez de la Frontera, vicino Cadiz, Siviglia. A maggio 2011 nei suoi confronti fu emessa un'ordinanza di custodia cautelare. Per individuare il suo nascondiglio i militari dell'Arma hanno lavorato giorno e notte su una serie di possibili covi in Andalusia e non è escluso che abbiano contribuito alle indagini le dichiarazioni degli ultimi pentiti del clan.

L'arresto. Al momento dell'arresto Giuseppe Polverino, era insieme a un affiliato di spicco del clan anch’egli ricercato, il 48enne Raffaele Vallefuoco, ha tentato di evitare l’arresto mostrando una carta d’identità intestata ad altra persona, ma il tentativo è andato a vuoto. A Polverino e Vallefuoco, che erano ricercati in tutta Europa, i Carabinieri hanno notificato un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere chiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea per associazione di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. Gli investigatori negli ultimi mesi hanno lavorato molto sulla camorra maranese, accertando l'esistenza di un patto tra i Polverino, i Nuvoletta e i Casalesi. Nel corso di una maxi operazione della Guardia di Finanza scattata alla fine di febbraio scorso è stato anche sequestrato un complesso turistico-alberghiero sul litorale domizio riconducibile ai Nuvoletta. L’arresto ieri sera poco dopo le 22. I militari in collaborazione con la guardia civil sono entrati in azione acciuffando il latitante maranese. In un primo momento, Giuseppe Polverino avrebbe negato di essere il 53enne ricercato dai carabinieri italiani, ma poi ad incastrarlo le impronte digitali che hanno confermato le sue generalità. Ora le procedure per l’estradizione e una volta in Italia Giuseppe Polverino dovrà rispondere di numerose accuse come: associazione mafiosa, estorsioni, usura, traffico internazionale di stupefacenti, spaccio di droga e riciclaggio dei proventi del clan. I dettagli sull’operazione che ha portato alla cattura di Polverino saranno resi noti dopo la conferenza Stampa organizzata nella Procura di Napoli.

Il tesoro del clan Polverino. Oltre 100 appezzamenti di terreni, 175 appartamenti, 19 ville, 141 tra box auto, negozi e magazzini. E ancora, 43 società tra cui alberghi, gioiellerie e aziende agricole oltre a 117 autovetture, 62 autocarri, 23 motocicli. È il tesoro da circa un miliardo di euro che i carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli avevano sequestrato in via preventiva lo scorso maggio a personaggi ritenuti affiliati o prestanome del clan Polverino. La cosca è egemone nelle città di Marano di Napoli, Villaricca, Quarto, Qualiano, Pozzuoli e nel quartiere Camaldoli di Napoli. Sotto il suo controllo attività imprenditoriali e commerciali in Italia e in Spagna, in particolare a Barcellona, Alicante e Malaga. Secondo i Carabinieri del comando provinciale di Napoli «si tratta di attività commerciali e imprenditoriali che comprovano la centralità assunta da Polverino nello scenario criminale campano e la sua pervasiva capacità di infiltrazione nel mondo economico e imprenditoriale, per il controllo in regime pressoché monopolistico della produzione e in molti casi la distribuzione in numerose zone della provincia di prodotti alimentari (farine, pane, carni - pollame e bovini-, uova, caffè) nonchè di importanti attività nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo. Tutte attività sostenute grazie al riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti che vede il gruppo camorristico operare costantemente sull'asse Marano-Spagna meridionale».

La cattura del 'Barone' a Jerez de la Frontera
MARANO. Giuseppe Polverino è stato intercettato e arrestato, martedì 6 marzo, a Jerez de la Frontera (Spagna) in un complesso residenziale di lussuose ville, dal nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli insieme all'UCO (Unidad CentraI Operativa) in collaborazione della Guardia Civil spagnola. Giuseppe Polverino, detto «'o Barone», era ricercato dal 2006 e inserito nell'elenco dei latitanti più pericolosi d'Italia nonché proposto per l'elenco dei latitanti di massima pericolosità, colpito da un ordine di carcerazione emesso dal GIP di Napoli su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia nell'ambito dell'operazione dei Carabinieri che nel maggio 2011 ha disarticolato il clan Polverino. Insieme a Polverino è stato catturato Raffaele Vallefuoco, esponente di spicco del clan, latitante dal 2002 e destinatario di due provvedimenti cautelari.

La figura de ‘O Barone’ .Giuseppe Polverino è considerato il potente capo e leader indiscusso dell' omonimo clan operante a Marano di Napoli, Quarto e in altre zone d'Italia e Spagna. Cresciuto all' ombra dei Nuvoletta, ha acquisito prestigio criminale dallo storico clan (tra i primi a stringere alleanza con la mafia palermitana) riuscendo a sostituirlo e trasformarlo in uno dei più influenti clan del panorama delinquenziale, non solo campano. Diventato leader indiscusso del traffico internazionale di hashish, 'O barone ha stabilito contatti stabili con trafficanti marocchini residenti in Spagna rivendendo all'ingrosso in Italia ingenti quantitativi di droga, riducendo al minimo i rischi e aumentando al massimo i profitti. Dotato di non comune intelligenza e capacità imprenditoriale, ha diversificato gli investimenti in attività apparentemente lecite del settore edilizio e dell'industria alimentare, stringendo alleanze con tutti i clan campani dei quali è diventato fornitore di ingenti partite di hashish, restando fuori dalle cruenti guerre di camorra degli ultimi anni che hanno indebolito la maggior parte delle compagini criminali. Il clan ha attualmente acquisito il monopolio nell' importazione dell'hashish, servendo anche il mercato gestito da alcuni gruppi mafiosi calabresi, pugliesi e siciliani. Inoltre è incontestabile che il gruppo criminale abbia attivato numerose attività imprenditoriali che spaziano dal tradizionale settore dell'imprenditoria edile a quello del comparto alimentare, con interessamento al settore turistico e alberghiero, soprattutto in Spagna.

L’arresto e le indagini. Martedì sera, alla vista di personale dell'UCO, i due latitanti, entrambi colpiti da mandato di arresto europeo e ricercati dalle polizie di tutta Europa, hanno tentato la fuga. Per comunicare con i suoi affiliati il boss usava la tecnica dei “pizzini”. In tasca gli è stato trovato un foglietto scritto in italiano contenente istruzioni chieste da un affiliato di spicco. Le prime parole agli investigatori che l'hanno catturato sono state: «è finita».Poiché le attività info investigative consentivano di monitorare Giuseppe Polverino e Raffaele Vallefuoco stabilmente in Spagna, sono stati attivati con rogatoria internazionale la locale magistratura e l'Unidad CentraI Operativa della Guardia Civil, che ha fornito un contributo fondamentale prezioso e importantissimo. Con l'UCO della Guardia Civil i Carabinieri hanno instaurato da tempo attiva e proficua collaborazione. Numerose le attività di osservazione, controllo e pedinamento in territorio iberico effettuate in collaborazione per periodi prolungati, necessari per localizzare il latitante in quello Stato. La cattura del potente capoclan e del maggiore broker internazionale per le importazioni di hashish dal Marocco rientra nell' ambito delle più complesse indagini durate oltre cinque anni effettuate dal nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.       

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