giovedì 1 marzo 2012

Caso Domitia Village: gli indagati si difendono

GIUGLIANO. Interrogati dagli inquirenti, gli imputati nell'operazione che ha visto il sequestro di un intero parco costruito sul lembo di terreno che separa il mare del litortale domizio e il Lago Patria a Giugliano, si difendono. Il primo a parlare è Alfonso Scalzone, fratello dell'ex sindaco di Castelvolturno. «Ero un messo del comune, quindi non ho fatto altro che svolgere il mio lavoro, cioe' atti pubblici». Così ha riferito al gip del tribunale di Napoli che lo ha interrogato ieri nel carcere a Poggioreale, dove si trova rinchiuso da mercoledì scorso dopo l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 14 persone, tra cui l'ex sindaco di Casaluce, Proto Fedele. L'operazione anticamorra ha svelato un circuito di concessioni edilizie a Castelvolturno e Casaluce a imprese vicine al clan dei Casalesi.
Alfonso Scalzone, fratello dell'ex sindaco di Castelvolturno, Antonio, ha deciso di dare spiegazioni sugli atti formulati per la concessione edilizia del Domitia Village a Raffaele Giuliani, noto imprenditore considerato braccio imprenditoriale del clan dei Casalesi. "Mi prodigai nel fornire informazioni e atti a Giuliani per un vincolo di vecchia amicizia che mi legava a lui - ha spiegato Scalzone, difeso dall'avvocato Giovanni Cantelli - non per altro motivo. Per quanto riguarda la mia conoscenza con Gaetano Vassallo, e' stata tanto tempo fa, mentre Luigi Guida io non l'ho mai conosciuto". La prossima mossa dei legali di Scalzone, sara' quella di presentare istanza al tribunale del riesame di Napoli. L'ordinanza che ha spedito in carcere il funzionario del Comune, stando ai difensori, si baserebbe su dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Gli interrogatori degli altri 13 indagati, e' prevista, invece, per questa mattina nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Su Scalzone pesano le pesanti parole di Vassallo, l'imprenditore dei rifiuti convertito ad albergatore, poi collaboratore di giustizia. " Iniziai la realizzazione dell'albergo (si riferisce al Vassallo Park Hotel) e Guliani mi chiese un aiuto per valorizzare un terreno che lui aveva nello stesso Comune. In sostanza mi chiese come avevo fatto ad avere la concessione e come poteva fare lui per ottenerla - spiega Vassallo in un interrogatori dell'aprile del 2008 - la mia concessione era stata rilasciata in conformita' agli strumenti urbanistici, tuttavia al Raffaele Giuliani presentai Alfonso Scalzone, dipendente comunale e fratello del sindaco dell'epoca Antonio". Era l'epoca in cui il Domitia Village, struttura costruita da Giuliani, stava per sorgere.


LAGO PATRIA. L'inchiesta ha scandagliato uno dei settori dell'attività camorristica più rilevanti, nel territorio della Campania, ossia la penetrazione nel mondo imprenditoriale, in particolare nel settore edilizio e le collusioni con le pubbliche amministrazioni locali, per realizzare imponenti speculazioni. Le indagini hanno consentito infatti di fare luce sulla struttura economica che investe, sostiene e alimenta le organizzazioni criminali attraverso la compiacente attività di imprenditori, amministratori pubblici e professionisti che utilizzano i proventi illeciti dei clan camorristici, per il facile arricchimento personale e per la conservazione dei medesimi clan. Sono state accertate delle vere e proprie joint venture dove alla convenienza ed alla speculazione imprenditoriale si affiancano interessi di natura squisitamente criminale, attinenti al riciclaggio e al reimpiego delle somme provenienti dalle illecite attività esercitate dai gruppi camorristici. Tali imprese "illecite", sfruttando l'enorme patrimonio nella disponibilità della criminalità organizzata, oltre a costituire, di fatto, una forma di concorrenza sleale, hanno determinato effetti destabilizzanti per le economie di intere province. A seguito dei preliminari riscontri, il Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, unitamente allo S. C. I. C. O. avviava una serie di attività tecniche e, contestualmente, procedeva all'acquisizione ed al riscontro delle dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia. Venivano, inoltre, sviluppati servizi di appostamento e pedinamento nonché l'analisi della documentazione acquisita presso gli uffici pubblici, anche con l'ausilio di consulenti.

L'attività investigativa durata tre anni ha fatto emergere chiaramente il ruolo determinante di Raffaele Giuliani, già condannato per il delitto di cui all'art. 416 bis c. p. per la sua affiliazione al clan dei casalesi, con sentenza passata in giudicato, che operava, malgrado la condanna, nella gestione di rilevantissime attività edilizie nell'agro aversano e domitio e nei paesi limitrofi di Caserta, reinvestendo gli ingenti proventi delle attività delittuose del gruppo camorristico con la forza di intimidazione derivante dalla sua appartenenza al Clan dei Casalesi e la capacità del clan di infiltrazione e condizionamento delle amministrazioni locali, in particolar modo dei Comuni di Castelvolturno e Casaluce. Utilizzando i suoi rapporti con i vertici di clan camorristici e l'influenza dei clan sugli amministratori comunali, il Giuliani, in particolare, condizionava pubblici amministratori e funzionari locali, che si rendevano suoi complici, rilasciando illegittime concessioni e autorizzazioni amministrative, anche viziate da falsità.

Nella prima fase delle indagini, il personale specializzato del Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, in sinergia con quello dello S. C. I. C. O. di Roma, avviava mirate attività tecniche individuando ed acquisendo importantissimi riscontri investigativi alle convergenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, sui principali "imprenditori camorristi" e referenti economici dei vertici dell'organizzazione criminale, disegnando in tale modo una vera e propria ragnatela di connivenze tra imprenditori, amministratori pubblici e vertici di clan camorristi, operanti nei comuni di Castelvolturno e Casaluce, ove sono state sottoposte a sequestro preventivo numerose unità abitative di notevole valore economico, sequestro allargato anche a costruzioni presenti nei comuni di Marcianise e San Marco Evangelista. Giuliani Raffaele era già stato condannato nel 2004, con sentenza passata in giudicato, per il reato di associazione per delinquere di tipo camorristico, unitamente a Vincenzo Zagaria, Alfredo Zara e altri soggetti rientranti fra i vertici camorristici dell'agro aversano e di S. Antimo, in quanto imprenditore organico alla camorra e diretta promanazione del clan dei "Casalesi", che partecipava in prima persona anche ad attività più direttamente riconducibili al piano "militare". Malgrado fosse ancora sottoposto a misure alternative alla detenzione, in esecuzione della pena, continuava a realizzare operazioni di speculazione edilizia, in sinergia con il clan dei casalesi.

Le indagini hanno, inoltre, consentito di accertare la realizzazione illecita, da parte del Giuliani, in società con Simeoli Angelo, imprenditore legato al gruppo Nuvoletta, nel Comune di Castelvolturno, di un'enorme attività edilizia consistita nel centro residenziale "Domitia Village" a Lago Patria, definito nella ordinanza cautelare "tanto imponente quanto spaventoso per l'orribile impatto ambientale, cosa che è stata possibile solo in virtù della forza economico - collusiva e di condizionamento del clan dei casalesi". La speculazione godeva dell'appoggio di Zagaria Vincenzo, noto elemento apicale del clan dei Casalesi, attraverso il quale sono stati raggiunti veri e propri patti con i referenti locali, Luigi Guida e Raffaele Bidognetti, e con gli amministratori comunali e tecnici del comune di Castelvolturno in cambio di ingenti somme di denaro. La stessa metodologia è stata utilizzata attraverso il costruttore Angelo Simeoli, imprenditore e braccio economico, nonché diretta espressione dei clan Nuvoletta e Polverino operanti nel territorio di Marano di Napoli, che ha realizzato materialmente il manufatto, come accertato dai militari del G. I. C. O. di Napoli. Il Simeoli (detto "Bastone"), pur non essendo organicamente inserito nelle compagini camorristiche, operava stabilmente con esponenti di spicco del clan Nuvoletta e, successivamente, del clan Polverino, nonché con Raffaele Giuliani del clan dei casalesi; il supporto stabile era prestato in maniera diversificata mediante enormi investimenti nel settore con la creazione di numerosissime società e mediante il sistematico reimpiego di provviste illecite nella realizzazione di complessi edilizi, tra cui, appunto, quello della DOMITIA VILLAGE, spunto investigativo della presente indagine .

Gli imprenditori Giuliani e Simboli. Diversi funzionari e tecnici del Comune di Castelvolturno, che hanno agevolato Giuliani e Simeoli nell'ottenere l'autorizzazione alla costruzione dell'opera, sono stati colpiti da ordinanza cautelare per reati di abuso e falso ideologico, aggravati perché compiuti al fine di agevolare il clan dei casalesi. Fra questi spicca la figura di Scalzone Alfonso, colpito da ordinanza cautelare in carcere anche per il reato di associazione mafiosa, per avere concretamente consigliato il Giuliani ed il Simeoli sulle modalità per la realizzazione della abusiva lottizzazione e per avere agito da tramite tra i predetti ed il fratello Scalzone Antonio, già Sindaco del Comune di Castelvolturno. Altrettante imponenti speculazioni edilizie, sotto l'egida del clan camorristico dei casalesi, sono state accertate dai finanzieri nel comune di Casaluce dove Giuliani si è avvalso per l'attuazione dei lavori sui propri terreni ed anche per la costruzione di "I. A. C. P.", oltre che di Simeoli Angelo, di altri imprenditori locali e della connivenza di funzionari e pubblici amministratori del predetto Comune, tra cui l'allora sindaco Fedele Proto Antonio, anch'egli colpito da ordinanza cautelare in carcere.

Giuliani Raffaele e la comunità terapeutica "L'Arcobaleno" di Castelvolturno. Durante le investigazioni è poi emersa la capacità di Giuliani Raffaele di ottenere trattamenti di favore da parte del personale della comunità terapeutica "L'Arcobaleno" di Castelvolturno, il cui vertice è stato sottoposto a misura cautelare; nella struttura, usufruendo dei benefici previsti dalla legge, in alternativa alla detenzione in carcere, il Giuliani scontava formalmente la condanna inflittagli nell'ambito del processo "Regi lagni", ma, simulando la partecipazione ad un percorso terapeutico - riabilitativo dalla tossicodipendenza, riusciva a gestire, indisturbato, le attività illecite. All'interno dello stesso Centro Assistenziale, per meglio agevolare la propria illecita attività di controllo e gestione delle vicende economiche per conto del Clan dei casalesi, il Giuliani aveva ottenuto che venisse assunto il cugino, da cui si faceva scortare durante gli spostamenti. Accanto a questo episodio, sono stati anche accertati molteplici episodi di cessioni di cocaina a Giuliani Raffaele e la frequentazione e la gestione "uti dominus" di un importante complesso termale della provincia di Napoli. Infine, all'esito degli accertamenti esperiti sulla situazione economico-patrimoniale di Giuliani, dei familiari e dei vari prestanome, è stato disposto ed eseguito il sequestro di numerose società, disponibilità e rapporti bancari, beni mobili e immobili, ubicati nei Comuni di Giugliano in Campania, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Salerno, Amorosi (BN) e Mandatoriccio (CS), nonché di autovetture di valore , riconducibili agli indagati". Napoli li 22 febbraio 2012
http://www.internapoli.it

 

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