giovedì 1 marzo 2012

Palestra su YouTube: 40 milioni di contatti per un napoletano

di Pietro Treccagnoli
NAPOLI - C’è sempre un garage. In California o al Vomero. C’è un garage, tana e cabina di lancio, da dove si conquista il mondo, quello virtuale che poi diventa reale e redditizio, molto redditizio. La parabola universale dello uomo della Mela morsicata è ormai un paradigma. E se Steve Jobs fosse nato a Napoli non è detto che avrebbe fatto la fame, anzi c’è un nome molto noto ai navigatori appassionati di benessere fisico e che, fatte le debite proporzioni, smentisce il pregiudizio convenzionale. È un marchio che ormai spopola YouTube.

Insomma, se Steve Jobs fosse nato a Napoli si sarebbe chiamato Marco Bottone. Lui, il giovanotto, sorride lusingato, ma poi ridimensiona: «Ho solo dimostrato che qualsiasi ragazzo può trasformare la propria passione in professione se ci crede». E proprio Passion4Profession (P4P) si chiama la sua idea, la sua ditta, il suo brand che in rete riesce a catturare fino a 40 milioni di contatti. Avete letto bene, non è un errore di stampa. Ma riavvolgiamo il nastro e cominciamo dall’inizio.
onta che a 14 anni ha cominciato a frequentare na palestra, sempre al Vomero, per mettere a posto un braccio che s’era rotto. È stata una folgorazione. Da allora non ha più smesso di darci dentro con attrezzi, bilancieri, tappetini, run, step e bike per tonificare e sviluppare addominali, deltoidi, pettorali, femorali, bicipiti e tricipiti. A diciotto anni ha capito che del fitness avrebbe voluto farne una professione vera. Prende i brevetti di istruttore, comincia a fare il personal trainer. Ma c’è un’altra passione che lo cattura: quella per la programmazione web.

La seconda folgorazione lo illumina a Orlando, in Florida. «In America mi sono imbattuto» continua «in alcuni video di 2 secondi, dei demo di esercizi fitness. Ho capito che si poteva fare meglio, aggiungendo lo stile made in Italy, creando un filone, qualcosa che potesse diventare sinonimo di benessere multimediale. Ho così inventato un logo, un cuore giallo e blu, che la gente potesse associare alla mela della Apple». Ambizioso? «Ho fatto mia la famosa frase di Walt Disney: ”Se lo puoi sognare, lo puoi fare”». Era a Orlando, inevitabile.

Ha cominciato a produrre i primi filmati. «Ho anche chiesto dei fondi a Sviluppo Italia per un progetto online in dieci lingue. Mi è stato risposto di no». Così ha fatto da solo. La svolta sei anni fa con YouTube. Appena è nato il portale di video sharing, Bottone ha condiviso i primi otto allenamenti. In due anni ne aveva già fatti una trentina.

Un’altra svolta, la terza, nel 2009. YouTube nota i suoi lavori e gli propone una partnership. L’affare, per chi non è pratico della Rete, è tutto nella pubblicità, attraverso gli spot che precedono i filmati e i banner che compaiono in basso. Allora i suoi esercizi avevano appena 300-400 contatti. Ma in pochi mesi c’è stato il prodigioso balzo in avanti: ai suoi corsi gratuiti, con filmati che durano anche molti minuti, accurati, chiari, in 3D, si sono abbonati diecimila persone.

«Ora sono 750mila, tra quelli iscritti solo su YouTube e quelli registrati sul portale» spiega Marco. I video prodotti, circa 650, sono in 13 lingue (arabo e cinese compresi). Il top è quello sugli addominali fatti in casa: ha avuto, a tutt’oggi, 40 milioni di contatti. «Ma la media delle visite per i miei allenamenti va dai 400mila ai 700mila al giorno». In un mese sono 15 milioni. Cifre da paura.

Da poco P4P è pure sbarcato nel magico mondo delle «app», le applicazioni per iPhone, iPad, mobile e tablet vari, sempre gratuite. Per scaricarle basta digitare «allenamento addominali». Ci sono già stati tre milioni di download Marco, intanto, si è trasferito a Posillipo, dove ha un ufficio in stretto contatto con i suoi sei dipendenti. Sì, perché, ha messo su una piccola impresa, tutta in Rete, che si estende dal Canada (dove ha i grafici) alla Russia e alla Moldavia (dove lavorano i programmatori). Ciascuno a casa sua, naturalmente.

Il fatturato, ottenuto grazie a un software che gli consente di creare animazioni video autonomamente tenendo molto bassi i costi di produzione, è a cinque zeri. «Ci vivo bene, ma guardo sempre avanti» continua l’emulo di Jobs. «Sto lavorando a una piccola tv fitness in streaming».

E aggiunge, orgoglioso: «Il mio esempio dimostra che si può creare lavoro con un’idea che funziona. Dovunque si vive. La Rete ha questo potere. Ma ci tengo ad aggiungere un particolare. Tutto quello che ho realizzato è dedicato a una persona che non c’è più». E qui spiega il logo-cuore, con un dettaglio molto napoletano. «Il simbolo è pensato per ricordare mio cugino Fabio, come me appassionato di sport. Giocava in A2 di basket. È morto a 18 anni in un incidente con il motorino vicino al Virgiliano». Ora viene da domandarsi: e se Marco Bottone fosse nato a San Francisco? «Non sarebbe cambiato nulla» taglia corto il giovanotto. «Ogni luogo è al centro di tutto, ormai».

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