lunedì 19 marzo 2012

CAMORRA E EDILIZIA

Speculazioni: patto tra Mallardo e Nuvoletta
GIUGLIANO. Un patto tra i clan Mallardo e Polverino per portare avanti affari milionari attraverso le speculazioni edilizie. E’ quanto emerge nell’inchiesta ‘King Kong’, che ha portato all’arresto di Domenico e Alfredo Aprovitola, padre e figlio, ritenuti vicini alla cosca dei Mallardo. Grazie alla disponibilità della Tecnocem, controllata anche dagli Aprovitola, il clan Mallardo avrebbe fornito calcestruzzo a ditte vicine ai Polverino per la realizzazione di affari milionari, come la costruzione di un grosso parco sulla fascia costiera di Giugliano. A confermarlo è il pentito Salvatore Izzo in una deposizione risalente all’aprile del 2010: “Il direttore dei lavori del complesso realizzato sulla fascia costiera aveva significativi legami con il clan Mallardo. Tale circostanza era il presupposto stesso per l’affidamento di un tale tipo di lavoro tecnico, ovvero la direzione dei lavori di una speculazione edilizia di specifico interesse dei clan operanti nell’area nord della provincia di Napoli, ovvero il clan Mallardo e i clan Nuvoletta e Polverino. Per ottenere l’affidamento di un lavoro tecnico di tale fatta, ovvero la direzione dei lavori, era indispensabile che il professionista fosse inserito stabilmente, conosciuto o, comunque, accreditato presso il clan che aveva interesse nella speculazione edilizia. Ciò in quanto per ricoprire questi incarichi occorre essere una persona di fiducia del clan”. Il servirsi da parte dei clan esclusivamente di professionisti di propria fiducia per la realizzazione di speculazioni edilizie di interesse della criminalità trova uno specifico riscontro proprio in relazione alla realizzazione del complesso sulla fascia costiera, in cui sono implicati anche dipendenti dell’ufficio tecnico comunale di Giugliano e professionisti, tutti legati al clan Mallardo. Anche il pentito Rosario Froncillo conferma la fusione criminale-economica tra i Mallardo e i Polverino per l’esecuzione di determinati affari. “E’ stata la Tecnocem di Aprovitola, legata al clan Mallardo, a rifornire il cantiere del calcestruzzo per far realizzare l’affare in quanto era stato proprio lui a fungere da contatto tra esponenti dei Polverino e e dei Mallardo”. Inoltre, secondo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, esponenti del clan Mallardo riuscivano a acquistare terreni a destinazione agricola sapendo che poi tali terreni sarebbero diventati edificabili, come infatti poi avveniva.

Clan Mallardo, spunta il nome di Luigi Cesaro
Il pentito Tommaso Froncillo chiama in causa il consigliere regionale del Pdl Michele Schiano ed il presidente della Provincia di Napoli: «Cesaro aveva rapporti economici con Aprovitola che gli promise voti durante la campagna elettorale».
Nelle carte dell’inchiesta sul clan camorristico dei Mallardo di Giugliano spuntano i nomi del presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, appena riconfermato coordinatore provinciale del Pdl, e di Michele Schiano, consigliere regionale dello stesso partito. A fare i loro nomi è il pentito Tommaso Froncillo che ha dichiarato ai pm che Domenico Aprovitola, una delle due persone arrestate questa mattina dalla Guardia di Finanza, si vantava di avere rapporti molto stretti con i due esponenti politici: «In passato fu proprio Aprovitola a dirmi che riusciva ad ottenere buoni risultati nelle assunzioni proprio per i buoni rapporti che aveva con i sindaci che si erano succeduti alla guida del Comune di Giugliano – dice il collaboratore di giustizia – E si vantava di avere lo stesso tipo di rapporti anche con il sindaco del Comune di Qualiano, Michele Schiano, nonché ultimamente, con l’attuale presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro».

RAPPORTI ECONOMICI – Il pentito ha fornito ulteriori elementi sui rapporti tra Aprovitola e Cesaro: «Si trattava di rapporti economici in quanto Cesaro aveva in corso la realizzazione di insediamenti edilizi e si era accordato con Aprovitola affinché gli fornisse il calcestruzzo della Tecnocem. Domenico Aprovitola mi specificò che tra i vari investimenti immobiliari effettuati dal presidente della Provincia vi era anche quello relativo alla realizzazione di un complesso edilizio della nuova base Nato; egli non specificò la zona ma ne parlò precisando che la Tecnocem avrebbe fornito il calcestruzzo necessario».
APPOGGIO ELETTORALE – In un altro verbale, Froncillo parla dell’appoggio elettorale che gli Aprovitola avrebbero offerto a Luigi Cesaro: «Domenico Aprovitola non solo si vantava dell’amicizia con Cesaro, ma si impegnava anche direttamente per procurargli i voti necessari per farlo eleggere. Aprovitola faceva la campagna elettorale specificando che, votando Cesaro, avrebbero poi ottenuto una mano per risolvere i loro problemi».

Mallardo: preso il commercialista del clan
GIUGLIANO. Due ''colletti bianchi'' del clan Mallardo sono stati arrestati questa mattina dalla guardia di finanza. Posti i sigilli ai beni mobili e immobili per 71 milioni di euro. Questo è il risultato dell'operazione 'King Kong' condotta dal Gico della Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dalla DDA partenopea. In manette sono finiti il commercialista Alfredo Aprovitola e suo padre Domenico. Sequestrate 87 unità immobiliari e 9 terreni, gran parte dei quali nel comune di Giugliano in Campania (Napoli); 5 societa' (Tecnocem srl, Serfinbank srl, Rocca Azzurra srl, Multi Project srl e Hotel Suisse srl) e rapporti finanziari.

L'operazione dei finanzieri, denominata ''King Kong'', ispirata al soprannome ''Scigno'' (''la scimmia'', ndr) della famiglia Aprovitola - ha preso di mira l'ala economica del clan Mallardo, attivo nell'area di Giugliano in Campania, a Nord di Napoli, ma anche in diverse regioni del Paese. Individuato, infatti, quello che e' ritenuto il commercialista del clan, Alfredo Aprovitola, soprannominato, appunto, ''il commercialista'', arrestato oggi insieme al padre Domenico, soprannominato ''il collocatore'' perche' in passato ha ricoperto il ruolo di funzionario dell'ufficio provinciale di collocamento. I reati contestati sono concorso esterno in associazione camorristica e concorso in estorsione aggravata. Il clan - scrive il facente funzioni di procuratore della Repubblica di Napoli Alessandro Pennasilico - imponeva agli esercizi commerciali il caffe' ''Seddio'': la ditta che lo produce, infatti, e' intestata ai D'Alterio, nipoti del capo clan Feliciano Mallardo. Accertato anche che il commercialista Alfredo Aprovitola, titolare, di fatto, di numerosi negozi, aiutava il clan ad imporre la fornitura di caffe' ''Seddio'', per fare gli interessi del clan. I Mallardo, la cui organizzazione interna e' molto simile a quella delle cosche mafiose, da anni hanno messo in atto una strategia di infiltrazione nel tessuto economico, amministrativo e politico giuglianese finalizzata al controllo di tutti gli aspetti della vita sociale. Attraverso gli Aprovitola, ingenti somme provento delle attivita' illecite del clan confluivano nelle aziende gestite dai due ''colletti bianchi'' ma intestate a prestanome. Accertato anche la riconducibilita' ai Mallardo - attraverso gli Aprovitola - della ditta di calcestruzzi ''Tecnocem''. Ricostruito dagli inquirenti il patrimonio immobiliare dei Mallardo di cui fanno parte hotel e bar, per circa cento unita' immobiliari.

False assunzioni per parenti e detenuti del clan. Secondo quanto accertato dal Gico delle Fiamme Gialle di Napoli, Domenico Aprovitola - uno dei due ''colletti bianchi'' del clan Mallardo arrestati oggi dalla Gdf - assicurava false assunzioni per mogli e parenti degli affiliati al clan detenuti o deceduti. Queste persone - spiega tenente colonnello Roberto Prosperi - venivano collocate in aziende costrette ad acconsentire: per un periodo percepivano lo stipendio, ma senza lavorare, poi venivano licenziate ottenendo anche l'indennita' di disoccupazione. Grazie a questo sistema, che ruotava intorno a Domenico Aprovitola, il clan Mallardo si alleggeriva delle incombenze di carattere economico per il mantenimento di chi era finito in carcere o era morto ''sul posto di lavoro''. Un ruolo che Domenico Aprovitola svolgeva con una certa competenza in quanto gia' funzionario dell'ufficio di collocamento provinciale a Giugliano in Campania (Napoli): sempre per conto del clan individuava anche le aziende alle quali veniva imposta l'assunzione di detenuti che, cosi', riuscivano ottenere gli arresti domiciliari. Accertato anche che, oltre al caffe', il clan imponeva anche la fornitura di calcestruzzo alle imprese edili della zona. (Ansa)        

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