domenica 16 ottobre 2011

Preso l'esattore di Setola per l'area aversana

AVERSA. Operazione anticamorra dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta. Ieri mattina sette persone sono finite in manette. Si tratta del pregiudicato Giuseppe Cantile, 39 anni detto 'Pepp'o russo', esponente del clan dei casalesi, ritenuto l’uomo di fiducia del boss Setola per l’area aversana. In manette anche sua moglie e di altre cinque persone (di cui due coppie di coniugi dell'agro aversano) queste ultime accusate di aver favorito la latitanza dello stesso Cantile. Ricercato dal dicembre 2007 perchè colpito da un ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Napoli, che aveva unificato più pene da scontare per associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsione fino ad un cumulo di un anno e otto mesi, era stato arrestato nel gennaio 2009 dopo un'irruzione in un'abitazione di Casaluce, nel Casertano. L'uomo era stato affiliato prima al gruppo della camorra che faceva capo a Francesco Biondino (da tempo detenuto), quindi si era avvicinato alla fazione guidata da Giuseppe Setola. Nella circostanza fu arrestato per favoreggiamento anche il proprietario dell'abitazione. Scontata la pena, Cantile aveva lasciato il carcere nell'ottobre 2010. Durante il periodo di latitanza sono state però accertate numerose condotte di favoreggiamento poste in essere dai cinque arrestati: questi gli avevano fornito un nascondiglio stabile, permettendogli di eludere le investigazioni delle forze dell'ordine e consentendogli così di mantenere il suo ruolo operativo nel clan. Giuseppe Cantile e la moglie Antonietta Cangiano sono stati arrestati per il reato di ricettazione di documenti d'identità falsificati per intestare schede telefoniche sim utilizzate dallo stesso Cantile e da suoi fiancheggiatori.

Gli arrestati.Gli altri destinatari della misura cautelare sono i coniugi Beniamino D'Aniello e Carolina Cipresso di Aversa; i coniugi Guido Nocchiero e Giuseppina Fabozzi di Teverola; Irene Laiso di Cesa. Carolina Cipresso e Antonietta Cangiano sono state sottoposte ai domiciliari in quanto madri di minori di 6 anni, mentre gli altri cinque sono stati associati al carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Le indaginipartono sul presunto ruolo di "ambasciatore" svolto, secondo la magistratura partenopea, dall'avvocato Carmine D'Aniello, difensore del boss Francesco Bidognetti detto Cicciotto e mezzanotte, arrestato nel giugno 2010, In particolare, nel corso delle intercettazioni e' emerso che Cantile, da latitante, intratteneva rapporti con il legale non solo per informarsi delle proprie vicende giudiziarie, ma anche per segnalargli persone coinvolte in operazioni di polizia al fine di fargli assumere la difesa. Il processo su D'Aniello, in realta', e' alle battute finali davanti alla prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Cantile - gia' arrestato a Casaluce il 30 gennaio del 2009 assieme al proprietario dell' abitazione - era ricercato dal dicembre 2007 perche' colpito da un ordine di carcerazione emesso dalla procura generale della Repubblica di Napoli che aveva unificato piu' pene da scontare per associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsione fino ad un cumulo di anni 1 e 8 mesi. Cantile era affiliato prima al gruppo di Francesco Biondino, boss di Trentola Ducenta condannato a 30 anni nel processo Spartacus I, ma si era avvicinato, stando alle indagini, alla fazione guidata da Giuseppe Setola.

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