domenica 16 ottobre 2011

Il figlio del boss ucciso ai Quartieri, due clan in lotta per il potere:segnali di guerra nel centro di Napoli

di Leandro Del Gaudio

NAPOLI - Aveva lavorato per un supermercato, era attento a conservarsi pulito dinanzi alla legge. Era incensurato, era uno che poteva camminare tranquillo, senza incappare in conseguenze giudiziarie.
Aveva passato gli ultimi anni ad occuparsi del caso giudiziario del padre, di Luciano Elia, finito agli arresti per un concorso in tentato omicidio di un pentito del Pallonetto di Santa Lucia.

Erede diretto di Michele Elia - meglio noto come Michele dei Tribunali - il giovanissimo Ciro sapeva di portarsi addosso un cognome pesante, specie se collocato nella interminabile guerra di posizione combattuta tra i vicoli di Pallonetto e Quartieri Spagnoli. Colpi di pistola in aria, auto incendiata, segnali di intimidazione. Poi ieri l’agguato che ha spezzato la vita di Ciro Elia, vicenda di difficile lettura: un agguato di camorra o una vendetta dopo un litigio? Difficile usare il bisturi, difficile tenere distinti due moventi possibili.

Di sicuro ai Quartieri qualcosa è cambiato negli ultimi mesi. C’è aria di riapertura delle ostilità, la tregua vacilla e non è impossibile intuire gli schieramenti in campo: da un lato gli Elia, arroccati in via Pallonetto di Santa Lucia, radicati a ridosso di Pizzofalcone e capaci di interagire con i traffici che avvengono sul Lungomare; dall’altro quelli della famiglia Ricci, rafforzati negli ultimi mesi dalla scarcerazione di un paio di esponenti di spicco.

Resta sullo sfondo invece la posizione di Marco Mariano, a sua volta erede della famiglia egemone negli anni Ottanta degli affari illeciti a Montecalvario e di una buona parte di Chiaia. È tornato in cella, l’erede dei «picuozzi», ma è destinato a essere scarcerato a breve.

Due famiglie, dunque - gli Elia e i Ricci - che mostrano segni di insofferenza reciproca. Un braccio di ferro che va avanti da tempo, stando alle indagini della Dda di Napoli. È il 17 aprile del 2007, quando in vico Conte di Mola viene ammazzato Giuseppe Todisco, al termine di un litigio maturato proprio con alcuni esponenti della famiglia Elia.

Stando alla ricostruzione del pool anticamorra, volarono ceffoni nei confronti di alcuni ragazzi della famiglia Elia e dopo qualche ora Todisco venne ucciso non lontano dalle abitazioni della famiglia Ricci, all’epoca ritenuti in ascesa grazie al solido rapporto con gli ex potentissimi del clan Sarno di Ponticelli.

Una guerra di posizione per la conquista di droga, mercato del falso e altri affari sospetti in una piazza (quella dei Quartieri Spagnoli) che da sempre fa gola a tutti i clan del centro.

Chi governa qui, a Pizzofalcone o a Montecalvario, ha in scacco buona parte della città che conta. È forse uno dei motivi che ha spinto il giovanissimo Ciro Elia a camminare armato, a mostrare i muscoli in una zona divenuta sempre meno sicura.

Suo cugino Michele (altro nipote del boss Michele dei Tribunali) ha imparato a usare le armi che era appena quindicenne. Siamo nel 2006, quando fa fuoco contro un coetaneo e ferisce un turista americano che provava ad avventurarsi per via Gennaro Serra, lasciandosi alle spalle il Plebiscito, magari alla ricerca dei primi insediamenti greci di Monte Echia.

Una volta arrestato, Michele jr si limita a poche parole rigorosamente registrate da una telecamera nascosta: «Mi era venuta la ’nziria, facevo bum bum ma non lo colpivo». Come a dire: volevo uccidere il rivale, ma l’ho mancato più di una volta. Scenario caldo quello della collina di Montecalvario, alcune famiglie storiche stanno provando a serrare le fila interne anche in vista di interessi sempre più diversificati: non solo droga e bancarelle abusive, da queste parti, c’è dell’altro come è emerso dalle inchieste sui finti invalidi di Chiaia. Un business fiutato anche dai Mazzarella del rione Mercato, che non a caso hanno bussato alle porte della municipalità di Santa Caterina per poter entrare nel business.

«Il territorio di Chiaia è sotto assedio tra sparatorie e falsi invalidi, subito un consiglio straordinario con sindaco, prefetto e questore», chiede il capogruppo di Verdi e Riformisti Diana Pezza Borrelli, mentre polizia e carabinieri puntano a smorzare sul nascere nuovi focolai di violenza.

La scena è mutata. Pochi mesi fa la scarcerazione di Giacomo Ricci (detto «fragolella») e il figlio Gennaro. Hanno lasciato il carcere per decorrenza dei termini di custodia cautelare, causa lungaggini in un processo per associazione camorristica contro il clan Sarno. La loro presenza non è passata inosservata, sono in tanti a temere nuove vendette incrociate.

Due anni fa, fu una spedizione dimostrativa a provocare l’omicidio di Petru Birladeanu, il musicista colpito per errore, morto tra le braccia della moglie e l’indifferenza di tanti passanti. Tra i presunti killer, anche Marco Ricci, uno dei figli del boss «fragolella», oggi in Assise in attesa della sentenza per l’ultima faida dei Quartieri.

Nessun commento:

Posta un commento