sabato 1 ottobre 2011

Da Scampia pioggia di lettere alla polizia:«Noi ostaggi degli spacciatori, liberateci»

NAPOLI - Il primo esposto anonimo è giunto qualche giorno fa presso gli uffici del commissariato. A ruota ne sono arrivati altri. Numerosi, precisi, dettagliati. Alcuni scritti al computer e leggibili, altri a penna e sgrammaticati. Grafie diverse, mani differenti, ma un’unica richiesta : «Vi imploriamo di aiutarci, gli spacciatori ci tengono in ostaggio».

Segnalazioni nelle quali la gente di un fabbricato di Scampia in via Labriola ha preferito non mostrarsi, ma sintomatiche di un’insofferenza che tenta di scrostare quell’omertà di cui si fa scudo la criminalità organizzata per le sue attività illecite.

Lettere non firmate che raccontano prepotenza, disagio, soprusi, e che hanno fornito agli inquirenti una fotografia nitida del funzionamento di una «piazza» di spaccio, agevolandoli nell’addentrarsi in un territorio ostile e svelando loro modalità e tecniche di fuga dei trafficanti. Questi ultimi, infatti, per sfuggire all’arresto erano soliti sbarrare il portone d’ingresso di una scala dello stabile, nascondere la droga, raggiungere rapidamente il tetto e chiudere la porta del terrazzo dall’esterno in modo da impedire l’accesso alle «divise».

Successivamente riuscivano, tramite l’altra scala, a raggiungere l’edificio vicino e far perdere le tracce. Due gli ascensori della palazzina: uno doveva restare sempre libero, perché mezzo per scappare via senza impedimenti. Lo spaccio attraverso il buco nell’inferriata, le astuzie per prevenire la cattura, gli stratagemmi delle «sentinelle» per regolare l’andirivieni dei tossici: ormai i residenti ne sapevano più di una squadra narcotici.

Una quarantina di famiglie del lotto G nell’isolato 4 che si sono ribellate al via vai di persone sotto il balcone, al dover restare chiuse in casa dalle prime ore del pomeriggio, all’essere costrette a far riconoscere amici o parenti in visita. Una vita ‘blindata’, la loro, per non rischiare di intralciare la compravendita di stupefacenti. Fino a ieri quando nel rione assediato dai pusher è scattata la rivolta, quella lenta, silenziosa.

Già venerdì sera, gli uomini della squadra investigativa, guidati dal dirigente Michele Spina, si sono recati sul posto per un sopralluogo. Occorreva, innanzitutto, constatare da vicino la veridicità delle lettere, dei racconti. I poliziotti hanno potuto, così, rendersi conto che i residenti della palazzina erano realmente soggetti ai tempi e ai modi dello smercio di droga. Tutto come era scritto negli esposti anonimi. Fermate alcune persone sospette, ma nessuna traccia della «roba». Soltanto il giorno dopo, ieri mattina, è scattata l’operazione che ha portato allo smantellamento dei sistemi di autodifesa usati dai pusher.

Cancelli, maniglioni alle porte, schermature in ferro da adattare alle finestre affinché lo spacciatore non fosse identificabile. Un sistema di controllo codificato anche in regole da rispettare per tutti i condomini. Ma Scampia ha mostrato l’altro suo volto, denunciando, dopo che gli ultimi blitz hanno dimostrato che la camorra ha un affanno in più.

Claudia Procentese

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