mercoledì 8 giugno 2016

Scissionisti in guerra a Melito. La regia di un uomo del clan dietro gli ultimi agguati

MELITO. Dapprima gli hanno tolto i gradi di socio della piazza di spaccio più redditizia per il clan, poi l’hanno cacciato. Innescando una reazione, rabbiosa, che rischia di accendere la miccia di un nuovo conflitto di camorra. C’è la storia del demansionamento di un personaggio che conta nella camorra a nord di Napoli dietro gli ultimi episodi di sangue che hanno mandato in fibrillazione gli Amato-Pagano, solidi come una roccia nella gestione degli affari illeciti tra Melito e Mugnano. C’è la storia di un fuoriuscito che ora brama vendetta e che, forse, ha trovato la sponda in un clan che opera non lontano dai suoi vecchi amici. 

Ruota tutto attorno alla figura di Elia Cancello, il cui nome è ricorso spesso negli atti delle passate indagini sui clan che strisciano tra Secondigliano, Scampia e i comuni della cintura a nord di Napoli. Trentuno anni, Elia Cancello muove i suoi passi all’ombra del gruppo Bastone, noti narcos degli scissionisti della prima ora del clan Di Lauro e poi gestori stabili della piazza del Lotto K di comune accordo con la Vanella Grassi quando nel 2012 gli Amato-Pagano si frantumano in più pezzi e diverse famiglie rivendicano una propria autonomia criminale, a cominciare dalla Vanella Grassi sino ad arrivare al blocco Abete-Abbinante-Notturno.

Elia Cancello si distingue, sino a tornare in pianta stabile sotto l’ombrello degli Amato-Pagano che, pure a corto di uomini che contano nell’ambito della famiglia, decidono di promuoverlo, facendogli scalare in tutta fretta la scala gerarchica del potere. Elia Cancello diventa socio della più fiorente piazza di spaccio del clan, la cosiddetta ‘219’ di Melito. E, come se non bastasse, viene delegato pure a partecipare per conto della famiglia ad un summit con esponenti della Vanella Grassi e dei Sibillo per la compravendita di armi o di droga. Elia Cancello macina soldi. Ma brucia la fiducia guadagnata a poco poco. Contravviene, è il sospetto, ad alcune regole non scritte nella gestione dei soldi macinati dalla piazza a lui affidata e s’attira pure le antipatie dei ‘sottoposti’. Col risultato che i vertici degli Amato-Pagano decidono di intervenire per ristabilire gli equilibri. Ed è qui che si consuma lo strappo. Elia Cancello – recitano gli ultimi atti di indagine – si ritrova da socio a mero gestore del ‘punto vendita’.

Dalle stelle alle stalle. E la cosa a questo 31enne che sognava un giorno di fregiarsi del titolo di boss non va a genio. Tanto che si verifica l’imprevisto. Elia Cancello fa armi e bagagli e sparisce. Via da Melito. Via dall’abbraccio degli Amato-Pagano. E a questo punto iniziano i problemi. Tra il 18 ed il 19 maggio scorso Pietro Caiazza, zio dei pentiti Antonio e Paolo (ex killer al soldo degli Amato-Pagano), scampa per miracolo ad un agguato mentre è in auto, insieme alla moglie, sull’asse mediano: due persone in macchina lo affiancano e il passeggero esplode oltre dieci colpi di pistola al suo indirizzo; a segno vanno solo un paio di proiettili e Caiazza riesce a raggiungere da solo l’ospedale. Se la cava.

Poche settimane prima Giovanna Arrivoli non è stata altrettanto fortunata . Sequestrata, forse torturata, uccisa e poi sepolta. Gestiva un bar nella “219” e gli inquirenti sospettano che quel locale fosse un appoggio per soldi e droga della famiglia. Due agguati e una pista da seguire. La scissione di Elia Cancello. La sete di vendetta di quel 31enne che, molto probabilmente, potrebbe aver orchestrato l’agguato a Pietro Caiazza: Caiazza ha preso infatti il suo posto, dopo aver vissuto a sua volta un periodo di oblio. Ed Elia Cancello potrebbe aver deciso così di lanciare un segnale agli Amato-Pagano che l’hanno defenestrato. Più fumoso, invece, il quadro investigativo sino ad ora tracciato per l’omicidio di Giovanna Arrivoli. legare la morte della donna ad un possibile movente è complicato. Resta la certezza della ribellione di Elia Cancello e il sospetto che il 31enne abbia incassato il sostegno di un altro gruppo malavitoso. Sullo sfondo una situazione incandescente che rischia di esplodere in faida. 

di Manuela Galletta, Metropolis

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