venerdì 10 giugno 2016

Ciro, l’ultima vittima innocente della camorra: una scia di sangue che conta oltre 150 morti

Di Dario Moio

ciro
NAPOLI – La camorra continua a sparare. I killer hanno agito nel tardo pomeriggio di ieri a Ponticelli all’angolo tra via Bartolo Longo e via Cleopatra. Prima di dileguarsi a piedi tra i vicoli delle palazzine, sull’asfalto hanno lasciato i corpi senza vita di due ragazzi, due storie diametralmente opposte ma accomunate dallo stesso destino.


Il camorrista. Raffaele Cepparulo, 25 anni, era considerato uno dei boss della paranza dei “barbudos”: faccia cattiva, barba incolta e tatuaggi di malavita in bella vista. Un uso continuo dei social network, su cui ostentava e alimentava la sua ambizione criminale: come richiede la nuova camorra 2.0. Puntava ad ottenere il controllo delle piazze di spaccio del centro storico e per arrivare al suo scopo aveva iniziato una guerra contro il clan Vastarella al fianco della famiglia Giuliano-Sibillo. Cepparulo venne arrestato ad aprile dello scorso anno mentre, in compagnia di altre tre persone, era appostato in un vicolo della Sanità per compiere un agguato. Dopo appena sei mesi fu scarcerato per decorrenza dei termini e, per sfuggire alla ritorsione dei clan, si era rifugiato proprio a Ponticelli. La sua breve e intensa carriera criminale è stata interrotta ieri, inchiodata sull’asfalto, in pieno giorno.


L’innocente. Insieme a lui su quel maledetto marciapiede è andato giù anche Ciro Colonna, 19 anni. Non aveva documenti con sé e, come spesso accade in queste situazioni, tutti hanno pensato che fosse un sodale del boss, magari il suo guardaspalle. E invece Ciro era proprio lì per caso, seduto ad uno dei tavolini del circolo con gli amici di sempre. È stato colpito alle spalle mentre scappava, forse perchè aveva visto in faccia i killer, o forse perchè si trovava troppo vicino al loro obiettivo e, nel dubbio, meglio “stendere” anche lui. Il giorno dopo, quando tutti hanno compreso che Ciro è una vittima innocente, resta il dolore dei familiari e degli amici. Qualcuno tra i più stretti lo ricorda con una foto su Facebook in cui il giovane e altri tre amici sono seduti a tavola con il lungomare di Napoli a fare da sfondo: “Resteremo sempre in quattro“, recita il post.

Ciro, Annalisa, Pasquale, Gelsomina, si allunga sempre di più la lista dei nomi delle vittime innocenti della camorra: alcune stime parlano di oltre 150 morti per un proiettile vagante, per una parentela sbagliata o per uno scambio di persona. Come Attilio Romanò, ucciso nel 2005 dai sicari di Marco Di Lauro nel suo negozio di telefonia perchè scambiato per un affiliato. Come Pasquale Romano, la cui storia è stata narrata nell’episodio 9 di Gomorra, freddato per errore il 15 ottobre del 2013 nella sua auto a Marianella. L’ultimo in ordine di tempo era stato Gennaro Cesarano, 17 anni, ucciso in piena notte nel cuore della Sanità. Anche lui si trovava al posto sbagliato al momento sbagliato: i killer avevano bisogno di “fare il morto” per affermare il loro dominio su quella zona, non importava “chi”.

La scia di sangue delle vittime innocenti sfata ancora di più uno stereotipo molto radicato nella mentalità napoletana: “finchè si uccidono tra di loro”, come se i camorristi vivessero in una riserva. Invece la camorra vive in mezzo a noi e quando si avvicina può far male. Per quanto tempo ancora dovremo piangere i “nostri” morti?

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