mercoledì 8 giugno 2016

Fu uccisa e sepolta a Melito, la donna del clan che viveva da uomo. Svolta nelle indagini

arrivoli melitoMELITO – Un ammanco di 40mila euro. E’ una delle piste seguite dagli inquirenti per l’omicidio di Giovanna Arrivoli (nella foto), 41enne uccisa a colpi d’arma da fuoco e poi gettata in un fosso in via Giulio Cesare, area degradata e periferica di Melito. La donna gestiva un bar in via Lussemburgo, famigerata piazza di spaccio dell’hinterland a nord di Napoli. Per le forze dell’ordine il locale era una sorta di base di contanti e droga per conto del clan Amato-Pagano.

Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna, agli ordini del maggiore Michele D’Agosto, insieme ai carabinieri della locale tenenza, diretti dal comandante Francesco Tessitore e ai colleghi al comando del capitano della Compagnia di Giugliano Antonio De Lise, proseguono senza battute d’arresto. L’attività investigativa si concentra sulla vita privata della donna e sulle sue frequentazioni. La vittima del delitto, nota con l’appellativo di ‘Gio’, è risultata anche cognata di Cannine Borrello, noto come ‘Carminiello ‘, raggiunto nelle passate settimane da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per droga. Anche nel passato di Giovanna c’era una condanna per stupefacenti.

Ed è proprio su questo fronte che si stavano muovendo gli 007 dell’Arma. Tra le prime piste quella di un omicidio maturato per una partita di droga non pagata, I funerali sono stati celebrati in forma privata per questioni di ordine pubblico, così come disposto dalle istituzioni preposte. L’unica persona fermata per il delitto di Arrivoli è stata scarcerata. L’uomo di Marigliano era stato accusato di occultamento e soppressione del cadavere. Il provvedimento di scarcerazione è stato emesso dal gip di Noia, Sebastiano Napolitano, “per insufficienza dei gravi indizi di colpevolezza costituiti dal contenuto di intercettazioni telefoniche”.

Difeso dagli avvocati Celestino Gentile e Luigi Senese, l’uomo è tornato in libertà. A portare al suo fermo erano stati il gps del suo telefonino e, soprattutto, le impronte digitali trovate su una pala. La scomparsa della donna era stata denunciata lo scorso 7 maggio. Di lei si erano perse le tracce da due giorni prima del rinvenimento del cadavere fatto da un rigattiere che si aggirava in quella zona. Arrivoli è stata ammazzata con tré colpi di pistola: due alla testa, uno al torace. Una vera e propria esecuzione di stampo camorristico. A farlo pensare anche la modalità del delitto. Il suo capo era rivolto verso il terriccio.

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