mercoledì 15 maggio 2013

Quindici proiettili per lanciare un messaggio

Carlo Alberto Cipolletta, 39enne di Mugnano è stato ucciso con 15 colpi. Dopo 5 mesi finisce la 'pax camorristica' tra Scampia e Secondigliano


MUGNANO. Carlo Alberto Cipolletta, 39 anni di Mugnano, con precedenti, e' stato ucciso nel tardo pomeriggio di ieri a Napoli in via Monterosa, quartiere Secondigliano, un'area a nord della citta', dove si sta consumando una faida di camorra. L'uomo, secondo quanto si apprende, non avrebbe legami accertati con i clan. Cipolletta e' stato raggiunto mentre era a piedi dai sicari. Almeno 15 i bossoli ritrovati dai carabinieri nel corso dei rilievi legati alle indagini Quindici proiettili per uccidere e per lanciare un messaggio chiaro e forte agli avversari, per marcare il territorio e per riaprire i giochi di sangue di Gomorra. La «pax camorristica» che da cinque mesi reggeva tra Scampia e Secondigliano viene infranta alle sei di un caldo pomeriggio di primavera. Era dal 20 dicembre che le armi tacevano: dal giorno in cui la conta dei morti ammazzati nella guerra tra i clan rivali che si contendono il predominio del controllo delle piazze dello spaccio di droga nei quartieri dell'area nord si arricchì dell'ultima vittima - Biagio Scagliola - che venne assassinato a Capodichino. 

La vittima dell'agguato. Non è ben chiaro perché si trovasse in via Monte Nero, un vicolo cieco stretto tra alti palazzi popolari di periferia; una stradina conficcata a metà, tra via Vanella Grassi e via Cupa dell'Arco. In un territorio, cioè, che è la roccaforte del ricostituito clan Di Lauro e dei cosiddetti «girati». Un mistero reso ancora più fitto dalla considerazione che la vittima - risalendo ai suoi trascorsi passati - veniva considerata vicina agli scissionisti del gruppo Abete-Abbinante-Notturno-Aprea. Che cosa ci faceva Cipolletta in questa enclave «nemica»? Niente di più probabile che - fidandosi della «pace armata» che regnava ormai da mesi nell'area nord - sia finito in una trappola, che qualcuno gli abbia teso un tranello attirandolo con una scusa per poi massacrarlo a colpi di calibro 9. 

Un'esecuzione feroce. Chi lo ha assassinato ha seguito un canovaccio che nella simbologia camorristica viene riservato agli «infami». Quindici proiettili esplosi, tutti diretti alla testa e al volto. Al punto che, tra le ipotesi della prima ora - non ancora però suffragate da alcun elemento concreto - si ipotizza che Cipolletta facesse il «mediatore»

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