venerdì 2 novembre 2012

«Caffè macchiato» e «Sfregio»: Libera si costituisce parte civile

GIUGLIANO. Libera (Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie) e l’Associazione per la lotta contro le illegalità e le mafie ‘Antonino Caponnetto’ hanno presentato richiesta di costituirsi parte civile nel processo iniziatomartedì mattina, presso la VII sezione penale del Tribunale di Napoli (presidente Romano), che vede alla sbarra 52 imputati coinvolti nelle operaziono ‘Caffè macchiato’ e ‘Sfregio’. Tra i 52 imputati, il boss Feliciano Mallardo, alcuni tra gli affiliati al clan giuglianese e gli imprenditori del Caffè Seddio. Il tribunale di Napoli dovrà esprimersi il 10 novembre sulla richiesta di costituzione di parte civile da parte dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti e valutare eventuale eccezioni sollevate dagli avvocati della difesa. Nessuna decisione, invece, è stata presa dal Comune di Giugliano su una sua eventuale costituzione in giudizio, necessaria per chiedere in caso di condanna degli imputati, un risarcimento dei danni. Nella prossima udienza, la Corte si esprimerà dunque sulle questioni preliminari avanzate dalla difesa degli imputati e sulle richieste di costituzione di parte civile. Una richiesta che se accolta potrebbe sancire una vera svolta nella lotta alla camorra nella terza città della Campania dove il clan Mallardo è egemone da 30 anni. Secondo l’inchiesta e quanto riportato nei fascicoli delle indagini la camorra giuglianese aveva trasferito i soldi provento delle estorsioni imposte ai commercianti e imprenditori giuglianesi, nel Lazio dove aveva messo in piedi attività dal volto pulito, attività proiettate in modo particolare nel settore immobiliare. Sul territorio operava stabilmente una “cellula” del clan già finita sotto i riflettori della magi stratura inquirente nel 2010 con l’inchiesta “Arcobaleno” che diede una prima spallata alla famiglia giuglianese. Le operazioni ‘Caffè macchiato’ e misero a nudo anche un’altra realtà economicaimprenditoriale del clan, quella della produzione e della distribuzione del caffè “Seddio” tra Giugliano e Castelvolturno. Sette persone finirono in manette con le accuse, contestate a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, concorso esterno in associazione di stampo mafioso, estorsione, violenza privata, intestazione fittizia di beni ed esercizio abusivo di attività finanziaria. Agli atti dell’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri antimafia Maria Cristina Ribera, Antonello Ardituro, Paolo Itri e Giovanni Conso, ci sono le intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno consentito di scattare una radiografia perfetta dell’assetto criminale e patrimoniale del sodalizio.

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