giovedì 16 gennaio 2014

Strappo di Harmont & Blaine: via da Napoli

di Maria Pirro

Una sfilata accende lo stile italiano nella Terra dei fuochi. Ma, nel giorno in cui Harmont & Blaine presenta la collezione autunno-inverno 2014-2015, l’amministratore delegato della società, Domenico Menniti, annuncia lo strappo: è pronto a trasferire il polo logistico dall’area Asi di Caivano oltre i confini nazionali. A Danzica, sulla costa del mar Baltico. «In Polonia, oppure in Romania» dice, spegnendo d’un fiato prospettive di sviluppo locali.

È l’ultima frontiera anti-crisi, l’Europa dell’Est: «Strategica». «Per la posizione, più centrale rispetto ai mercati internazionali», ragiona Menniti, per il costo inferiore del lavoro («qui si spende 29 euro l’ora di manodopera, quanto all’estero per una settimana») e, anzitutto, per superare gli ostacoli della burocrazia che rischiano di rallentare l’ascesa del marchio partenopeo. L’imprenditore punta dritto a triplicare il fatturato in tre anni, da 70 a 200 milioni, aumentando la produzione, con un ambizioso obiettivo: la quotazione in borsa nel giorno del suo compleanno, il 6 aprile 2017. E per farlo, spiega Menniti, è indispensabile ampliare la struttura: quindi chiede di ottenere in assegnazione nuovi suoli nella zona industriale del consorzio pubblico, dove ha già sede «testa» e «cuore» dell’azienda a conduzione familiare. Spazi inutilizzati, al momento, ma affidati ad altri in precedenza.

Da anni Menniti pungola la Regione Campania, ora sollecita impegni precisi: «Devo decidere dove investire, se qui o all’estero, queste sono le due opzioni possibili: spostare il polo logistico di 300 o 3000 chilometri non fa differenza, e non è un problema. Ma non ammetto speculazioni». In cantiere progetti che potrebbero segnare lo sviluppo, non solo della società, ma del territorio già martoriato. Se l’esercito è in arrivo sulle strade per fronteggiare l’emergenza roghi tossici, la rete di infrastrutture rimane un miraggio. Quanto a internet e connessione veloce: «Niente banda larga, ma neppure stretta» ironizza con amarezza. Situazione dei trasporti: «A un colloquio di assunzione è inutile convocare lavoratori senz’auto».

Eppure, aggiunge Menniti, «io preferirei restare qui ma non sono un eroe e non posso più aspettare».Basta ritardi o rinvii: «Entro l’anno devo decidere».

Harmont & Blaine ha 500 dipendenti, più di mille sono al lavoro nell’indotto. E a Caivano è concentrata la produzione di tutte le linee di abbigliamento e accessori, contraddistinti dal marchio del bassotto. La società conta oggi 69 boutique monomarca in Italia e 70 in altri 53 Paesi, dal Medio Oriente al Centro America. Le ultime aperture, quasi in contemporanea, ad ottobre 2013 Praga, Erbil (in Iraq) e Miami (Florida).

Le prossime: ad aprile 2014 il flagship a Mosca, per settembre la filiale negli Stati Uniti. E contatti sono in corso con personalità di primo piano del mondo della moda: un manager esterno guiderà l’espansione oltreoceano. Globalizzazione già ricercata nelle linee di abbigliamento, adatte al mercato italiano e internazionale: in passerella 70 uscite uomo donna e 26 bambini. Ma, sotto i riflettori, dopo la prima sfilata, c’è anche l’assessore regionale alle attività produttive e sviluppo economico Fulvio Martusciello che, nel riaffermare l’impegno istituzionale, annuncia un piano di investimenti in due fasi, a sostegno delle imprese campane, fondi per oltre 400 milioni. Non solo: «In base ai recenti provvedimenti adottati - chiarisce - per l’area Asi è possibile procedere all’assegnazione dei suoli». Significa che «Menniti può fare la domanda».

Allarga le braccia l’ad di Harmont & Blaine, «pronto a verificare» la fattibilità di questa strada e intanto guarda soddisfatto al fatturato, in aumento: 53,3 milioni nel 2011, 60,3 milioni nel 2012, 70 milioni nel 2013. All’orizzonte una ulteriore crescita «di almeno 12 milioni nel 2014. Per volare alto», vicino o lontano.

Nessun commento:

Posta un commento