sabato 2 aprile 2011

Scissionisti scarcerati: il popolo di Gomorra fa festa

CALVIZZANO. La festa non si è fatta aspettare. Fuochi d’artificio nel cielo di Secondigliano. Brilla nella notte di Napoli la stella delle assoluzioni in un processo di Corte di Assise d’Appello, secondo grado per un omicidio datato 27 settembre 2007, uno degli ultimi colpi di coda della guerra combattuta nell’area nord tra il clan Di Lauro e la cosca degli «spagnoli», capitanata da Raffaele Amato e Cesare Pagano. Ora un passo indietro. Alle cinque di quella stessa sera, in un’aula di Corte d’Assise affollata da un pubblico rimasto in tensione per tutto il periodo della camera di consiglio dei giudici era arrivata una sentenza di assoluzione per molti clamorosa. Assoluzione. Un verdetto che apriva le porte del carcere per quattro su cinque presunti scissionisti imputati dell’omicidio di un rivale, durante la faida di Secondigliano. La festa poteva dunque cominciare. Dopo gli applausi che in Tribunale hanno accolto le assoluzioni, Secondigliano si è mobilitata e il popolo di Gomorra è sceso in strada. Ore 23,20, area della periferia nord di Napoli. Via Lombardia è una delle stradine compresse in quel triangolo compreso tra via Miano e corso Secondigliano, non lontano in linea d’aria rispetto alla Masseria Cardone, da sempre feudo dei Licciardi. Entrano in azione otto mega-batterie di fuochi pirotecnici, di quelli che assomigliano ai lanciamissili che in queste ore, in televisione, si vedono montati sui jeepponi dell’artiglieria antiaerea di Gheddafi. Ma qui siamo a Napoli, meglio, a Secondigliano, dove le cose - se si devono fare - vanno fatte alla grande. Inizia lo spettacolo. E perché tutti capiscano e tutti vedano, le esibizioni pirotecniche colorate d’oro e di rosso, di blu, di traccianti verdi e bianchi, devono essere visibili anche in lontananza. Il cronista se ne accorge quasi per caso, percorrendo a bordo del suo scooter via Santa Teresa degli Scalzi in direzione Capodimonte; avvicinandosi verso Secondigliano la percezione della festa diventa metro dopo metro più palpabile. All’altezza delle caserme di via Miano si prova a chiedere a un passante che se ne sta con il naso all’insù, a osservare il cielo di notte che si colora all’improvviso, ma l’uomo fa spallucce; si svolta a destra, imboccando via Lombardia: eccoli, i fuochisti addetti alla notte di festeggiamenti, i cerimonieri della scarcerazione. Quattro dei cinque imputati per l’uccisione di Giovanni Moccia a quest’ora sono già nelle loro case; le celle del carcere se le sono lasciate dietro le spalle, forti del verdetto di assoluzione incassato al termine del processo di appello. E siccome la libertà val bene una notte di fuochi, e l’importante in questi casi è esagerare, le batterie pirotecniche vengono dislocate a dieci metri l’una dall’altra, sull’asfalto e sui marciepiedi, in un posizionamento strategico che renda visibili i fuochi ovunque, dal Rione Monterosa al Terzo Mondo, dalle Case dei Puffi a via Bakù, e più avanti ancora, fino a Melito e Casavatore. Si infastidiscono, i fuochisti di via Lombardia, quando chiedi loro: «Scusate, che si festeggia?»; a questi giovani euforici passa la voglia di sorridere quando un ficcanaso prova a domandare il perché di tanta magnificenza in cielo, a quell’ora. «Che te ne importa, è per un battesimo», taglia corto quello che sembra il capo del gruppo. Ma, in fondo, oltre ai colori nel cielo, non c’è nulla di nuovo e di bello nella notte di Secondigliano. I fuochi artificiali si usano per celebrare le scarcerazioni eccellenti, come per elevare il magnificat all’uccisione di un boss avversario; per segnalare che la piazza dello spaccio è ufficialmente aperta al pubblico, o per brindare all’arresto di un affiliato alla cosca avversa. Sguaiata e cinica, la felicità dei signori che comandano da queste parti ha scritto un nuovo capitolo nella storia che racconta la Napoli che perde giorno dopo giorno pezzi di dignità. La festa può cominciare. (Giuseppe Grimaldi - Il Mattino - 27/03/2011)

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