domenica 9 maggio 2010

Terra dei fuochi torna l'allarme diossina


GIUGLIANO. Tonia Limatola Giugliano. L’attenzione era calata e, a distanza di un anno, il bilancio in prefettura sull’esito dei controlli contro i roghi di rifiuti non piace agli ambientalisti. Da ieri, però, la task force delle forze dell’ordine si è ricompattata ed entro pochi giorni ripartirà l’offensiva contro chi inquina nella cosiddetta Terra dei fuochi. A maggio del 2009 i controlli sul territorio avevano rallentato o addirittura bloccato lo sversamento e l’incenerimento illegale dei rifiuti agli angoli delle strade e nelle campagne, ma poi, da qualche mese il fenomeno dei roghi è riesploso. Adesso i nuovi controlli dovranno servire a far rispettare nuovamente le ordinanze comunali contro lo smaltimento illegale delle gomme d’auto. Un’iniziativa che sembrava destinata a fare archiviare la paura della diossina puntando sull’inasprimento delle sanzioni- fino alla sospensione dell’attività per quindici giorni - per colpire chi vende e chi scarica le gomme d'auto e altri materiali tossici nelle campagne e nelle piazzole dell'asse mediano e lungo la circumvallazione esterna, da Casoria a Lago Patria, con zone di emergenza nell’Asi Giugliano-Qualiano. Un accordo tacito che, sembra, abbia preso piede in tutti i comuni dell'hinterland. Se n’è tornato a casa soddisfatto il primo cittadino di Qualiano, Salvatore Onofaro – l’unico sindaco presente dell’area giuglianese - che aveva sollecitato l’incontro di ieri e che a novembre 2008 - con un Sos al prefetto - aveva dato il via alla crociata antidiossina. C’è amarezza per la scarsa attenzione dei comuni della zona che - anche nei casi in cui hanno siglato l’ordinanza – hanno disertato la riunione in prefettura. Non c’erano i sindaci, ma nemmeno dei delegati. «I sindaci fanno come gli struzzi: restano in silenzio per non danneggiare l’immagine delle loro città. Così i temi ambientali, trattati solo nei convegni, non si traducono mai in atti politici», tuonano gli ambientalisti. Al tavolo c’erano, invece, i vertici dei dei carabinieri, delle Fiamme gialle e della Polizia, assieme ad Asl e Arpac. Il calendario degli intereventi congiunti dovrà passare attraverso un altro incontro in Questura. Le forze dell’ordine potranno servirsi anche delle informazioni diramate su una web tv che, giorno per giorno, pubblica le immagini dello scempio inviate dai cittadini e testimonia che, come affermano da Legambiente Campania, il fenomeno non è mai scemato. Anzi, adesso coinvolge anche altre aree. «Si è allargato il perimetro della Terra dei fuochi - dice il direttore regionale Raffaele Del Giudice -. Dal tratto della circumvallazione esterna che attraversa il giuglianese si è estesa verso il litorale domitio e, dall’altro lato, fino a Casoria. Quotidianamente grossi cumuli di rifiuti vengono fatti bruciare per ore, e a qualsiasi ora del giorno, per smaltire tonnellate di rifiuti tossici ogni giorno. L’aria è appestata. Il motivo? Sono pochissimi i controlli e si va avanti nonostante l’ordinanza dei comuni contro lo smaltimento illegale dei pneumatici». Fanno paura i continui roghi nella zona Asi di Giugliano. La tecnica di smaltimento è sempre la stessa: utilizzano le gomme d’auto per occultare l’incenerimento illegale di altri rifiuti speciali e tossici. «Il problema vero su questo territorio vastissimo – continua Del Giudice - è che non c’è controllo sulle aziende che dovrebbero smaltire i copertoni. Poi, aspettiamo da troppo tempo l’avvio dell’operazione Primavera, la task force tra i diversi corpi delle forze dell’ordine. Speriamo che questa sia la volta buona». 
Il Mattino il 06/05/10


Danni a bronchi e polmoni, più esposti bambini e asmatici 

A Giugliano c’è chi pensa che stare chiusi in casa a fumare una sigaretta possa essere quasi più salutare che fare una passeggiata all’aria aperta. A Giugliano, come in altri comuni dell’area a nord di Napoli e Caserta, la diossina è stata ritrovata addirittura nel latte materno. Diossina, appunto, la sostanza chimica - inquinante e cancerogena - prodotta anche dalla combustione di rifiuti, soprattutto da quelli di materie plastiche, soprattutto se questa viene fatta in maniera incontrollata e a basse temperature. «Il problema principale dei roghi di rifiuti - spiega Fabrizio Adani, professore Associato di Chimica del Suolo presso la facoltà di Scienze Agrarie dell’Università di Milano, - è proprio la produzione di diossina: negli inceneritori, infatti, la combustione avviene a temperature molto elevate e in maniera controllata, cosa che non accade nel caso dei rogghi per strada. Il caso del Giuglianese, d’altronde è stato oggetto di studio anche da parte dell’Oms. I danni derivanti dalla persistenza di questa sostanza non riguardano però soltanto la salute dell’uomo ma anche l’ambiente e in particolar modo il suolo. La diossina - continua l’esperto - è infatti una molecola capace di persistere addirittura per centinaia di anni. Inoltre, essendo liposolubile, riesce facilmente, attraverso l’erba, ad entrare nel ciclo vitale tant’è che è stata ritrovata, periodicamente, in diversi alimenti, dal latte, alla mozzarella, alla frutta. È una sostanza che non degrada e quindi, secondo quanto sostengono gli ecotossicologi, è ormai ubiquitaria, è presente dappertutto, anche sui mobili all’interno delle abitazioni». Ma può essere necessario bonificare i suoli? E come e in quanto tempo si può eliminare la diossina dal terreno? «Gli interventi di bonifica - spiega ancora Adani - diventano necessari quando, in base ad un attento programma di monitoraggio continuo di un’area, si accerta che vengono superati certi livelli. In questo caso l’area va messa in sicurezza e poi si procede alla bonifica. Il sistema più semplice ed economico per eliminare la diossina è quello che utilizza tecniche biologiche impiegando microrganismi capaci di degradare la sostanza. Ma l’intervento principale - conclude - deve essere eliminare questo fenomeno, fare in modo che nessuo possa più bruciare rifiuti tossici agli angoli delle strade». «Le iniziative politico-sociali per reprimere il fenomeno - spiega il professore Francesco Bariffi, pneumologo - sono l’unica valida misura di prevenzione di questo insidioso inquinamento atmosferico. Andare in giro con la mascherina non serve a niente anche perché si tratta di particelle talmente piccole che non è in grado di filtrare». Ma chi e che cosa rischia vivendo in ambienti esterni in cui viene immessa diossina? «Per fortuna, il fatto che i rifiuti vengano bruciati all’aperto fa sì che la diossina si diluisca nell’aria e non raggiunga alti livelli di concentrazione nell’atmosfera. Ma respirarla è comunque dannoso per i bronchi: qualsiasi tipo di fumo da combustione ha infatti un’azione irritante sull’apparato respiratorio a causa della presenza del corpuscolato. I più esposti, ovviamente, sono i bambini, soprattutto gli asmatici». 

Gaty Sepe
Il Mattino il 06/05/10

www.internapoli.it

Nessun commento:

Posta un commento