giovedì 16 ottobre 2014

Confiscati beni per 46 milioni tra Roma, Caserta e Napoli: scacco ai Mallardo

Napoli. Beni per oltre 46 milioni di euro quelli confiscati dai finanzieri del comando provinciale di Roma, su disposizione del Tribunale di Latina, ai fratelli Domenico e Giovanni Dell’Aquila, ritenuti appartenenti al clan Mallardo di Giugliano, e Vittorio Emanuele Dell’Aquila e Giovanni Cicatelli, rispettivamente figlio e fiduciario di Giovanni, per conto del quale avevano costituito una cellula economica operante prevalentemente nel territorio del basso Lazio.

La confisca riguarda 13 società, con sede in provincia di Latina, Napoli, Caserta e Bologna, operanti nel settore delle costruzioni, nel commercio di porcellana, di auto, nel settore dell’intermediazione immobiliare e alberghiero e della ristorazione, 105 immobili in provincia di Latina, Napoli, Caserta, Ferrara e Bologna e 23 auto e moto e numerosi rapporti bancari, postali, assicurativi e azioni. Il proccedimento arriva a distanza di un anno dal sequestro eseguito nell’ambito di un procedimento per l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale e personale nei confronti dei fratelli Dell’Aquila.

Le indagini del Gico (Gruppo investigazione criminalità organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, avviate nel 2012 e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma, hanno consentito di accertare la costante ascesa, nella Provincia di Latina, Napoli e, in parte, in Emilia Romagna, dei fratelli Dell’Aquila, noti imprenditori campani, attraverso rapporti dai reciproci vantaggi con esponenti di spicco del clan Mallardo.

L’operatività del clan è stata nel tempo orientata, attraverso il controllo economico e i considerevoli reinvestimenti dei proventi delle attività criminali, al finanziamento del traffico di stupefacenti e al controllo delle attività economiche di rilievo (edilizia, appalti e forniture pubbliche, commercio all’ingrosso). Non più limitandosi al territorio d’origine, il clan - ormai da tempo - aveva esteso la propria sfera d’azione anche in altre Regioni dell’Italia centrale e meridionale e, in particolare, nel Lazio.

Il provvedimento del Tribunale di Latina conferma la solidità dell’impianto accusatorio formulato dalla Dda capitolina, sia per quanto concerne la pericolosità sociale di Domenico, Giovanni e Vittorio Emanuele Dell’Aquila, ai quali è stata applicata la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel Comune di loro residenza per cinque anni, che in relazione alla macroscopica sproporzione tra il patrimonio mobiliare, immobiliare e societario ai medesimi riconducibile e la rispettiva situazione reddituale dichiarata al Fisco, ordinando la confisca di tutti i beni individuati. Le operazioni di polizia hanno comportato l’impiego di oltre 100 finanzieri tra Lazio, Campania ed Emilia Romagna.
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