venerdì 20 giugno 2014

Casalesi, il caffè dei clan imposto nei bar della Campania

di Claudio Coluzzi
Una fitta rete di società. Soprattutto edili, ma non solo. Per gli uomini del Gico della Guardia di Finanza di Firenze e della Squadra Mobile di Caserta erano riconducibili a Sigismondo Di Puorto, braccio destro di Nicola Schiavone, figlio di Francesco, e reggente del clan dopo l'arresto di Nicola.

Al termine di pazienti accertamenti ieri sono scattati 11 arresti per riciclaggio ed intestazione fittizia di beni del clan dei casalesi in Campania, Toscana, Emilia Romagna, Lazio e Marche. Sequestrati immobili, terreni, società e autovetture per 10 milioni di euro.

Le indagini, durate circa due anni, hanno preso le mosse dalle verifiche della Guardia di Finanza di Pisa su una bancarotta fraudolenta di una società collegata alla famiglia Di Puorto di San Cipriano. Applicando i sofisticati software per il confronto dei dati bancari le Fiamme Gialle hanno esaminato 60 conti correnti e ricostruito flussi finanziari che interessavano sempre le stesse 16 persone nell'arco di dieci anni. Tutte le tracce conducevano alla famiglia Di Puorto. In particolare, il capostipite Ugo Di Puorto, di 69 anni e i figli Antonio di 45 anni e Sigismondo di 42 anni e Salvatore di 41 anni (questi ultimi due già detenuti) avrebbero ricoperto il ruolo di referenti per il riciclaggio di denaro in attività imprenditoriali nel settore edile ed immobiliare nell'Italia Centro-Settentrionale (soprattutto in Emilia Romagna e Toscana) avvalendosi degli imprenditori incensurati Luigi Di Sarno e Angelo Ardente.
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