sabato 14 aprile 2012

Racket sulla raccolta dei rifiuti: diecimila euro al mese. Due in manette

di Marco Di Caterino
CAIVANO - A Gomorra, la tariffa fissa del racket è quella del tre per cento sull’importo dei lavori delle aziende piccole o grandi che finiscono sul libro nero della paga ai camorristi.

E due estorsori hanno chiesto diecimila euro al mese, ai responsabili dell’impresa che si occupa della raccolta dei rifiuti urbani a Caivano, in provincia di Napoli, servizio per il quale percepisce un canone mensile di 320 mila euro. E far dimostrare che non scherzavano e che non c’era nessun margine di trattativa sulla rata del pizzo, Giuseppe Falco, 45 anni, e Davide Carbone, 32 anni, entrambi di Caivano, insieme ad un complice, ieri mattina hanno bloccato ben quattro auto compattatori della ditta individuale Paciello Alba, di Casagiove, impegnati nella raccolta dei rifiuti. Con modi spicci e minacce esplicite, si sono impossessati delle chiavi della messa in moto degli auto compattatori, e prima di allontanarsi, hanno detto agli esterrefatti operai, che si «sarebbero fatti sentire con i titolari».

E così è stato. Qualche ora dopo, Giuseppe Falco e Davide Carbone, si sono presentati davanti ad uno dei responsabili dell’azienda. Il discorso non è stato lungo. «Qua ci stanno le chiavi dei vostri camion. Voi guadagnate 320 mila euro al mese. Lo sappiamo bene. E a noi, che comandiamo a Caivano, ci date il tre per cento. Che fanno diecimila euro. Ogni mese. Voi così, continuate a lavorare tranquilli, e così stanno tranquilli anche i nostri amici…».

Il responsabile della ditta Paciello ha chiesto di prendere tempo. Per decidere. «Ma non troppo», hanno ribadito i due estorsori, che sono andati via con un inquietante e minaccioso: «Ci vediamo. Presto!». Il responsabile dell’azienda, invece si è precipitato dai carabinieri della locale tenenza. E al tenente Giovanni Palermo, ha raccontato tutto, riempiendo diverse pagine di verbale. Ai militari, la coraggiosa denuncia, (la prima dopo anni) ha finito per dare corpo e sostanza ad una loro indagine, svolta sotto traccia, proprio su Giuseppe Falco, meglio noto come « ‘O pop», che seppure incensurato, per i carabinieri è un personaggio di altissimo spessore criminale.

E’ infatti, ritenuto il reggente di una cosca, retta da Giuseppe Angelino, boss inserito nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi d’Italia, e che nell’ambiente della camorra a nord di Napoli, con il soprannome di « Peppe ‘o lupo» si è guadagnato fama di camorrista spietato, tanto da prendere il controllo di tutte le attività illecite di Caivano, Cardito e persino Crispano, lasciandosi dietro una scia di morti ammazzati e pregiudicati e non gambizzati. I militari, coadiuvati dai colleghi della compagnia di Casoria, diretta dal capitano Gianluca Migliozzi, si sono mossi con estrema rapidità. Il reggente e il suo guardaspalle, sono stati rintracciati poco dopo e condotti in caserma. Per il riconoscimento da parte delle vittime. Accusati di tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, sono stati rinchiusi nel carcere di Poggioreale, in attesa dell’udienza di convalida.

Sulla vicenda, la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha aperto un fascicolo e disposto altri accertamenti, finalizzati al momento alla delineazione della nuova mappa dei clan di camorra nei comuni a nord di Napoli. In questa fase, infatti, le cosche storiche (clan Cennamo, lo stesso clan Moccia, con il gruppo Favella), azzerate da un centinaio di arresti, sono in una situazione di ricambio generazionale, e la coraggiosa denuncia dei responsabili dell’azienda di igiene urbana Paciello Alba, potrebbe contribuire a stroncare questa transizione di poteri criminali.
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