sabato 11 febbraio 2012

Operazione anticamorra, neomelodici indagati: inneggiavano al clan

ERCOLANO - I carabinieri della Compagnia di Torre del Greco hanno eseguito, nelle scorse ore, cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di 41 affiliati a due clan camorristici in lotta per il controllo degli affari illeciti a Ercolano. Gli arrestati, tutti elementi di spicco dei clan Ascione-Papale e Iacomino-Birra, sono a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, omicidio, violazione alla legge armi, rapina e spaccio di droga.

Nel corso delle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia (Dia) di Napoli, i carabinieri hanno individuato i soggetti operanti nei clan e identificato gli autori dell'omicidio di Raffaele Filosa, eseguito a Ercolano l'8 luglio 2001, e del tentato omicidio di Vincenzo Durantini, avvenuto a Ercolano il 13 dicembre 2010 (fatto mai denunciato).

Inoltre, i militari dell'Arma hanno identificato i soggetti coinvolti nel traffico di armi durante la lotta tra i clan e hanno scoperto due filoni estorsivi ai danni di commercianti del luogo. Nel corso dell'operazione sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni mobili e immobili per 10 milioni di euro.

Nell'ambito dell'inchiesta che ha portato alla notifica di 41 ordinanze di custodia cautelare nei confronti degli affiliati ai clan rivali di Ercolano (Napoli), Ascione-Papale e Iacomino-Birra, sono indagati due cantanti neomelodici accusati di istigazione a delinquere. Secondo la Procura di Napoli, infatti, con i testi delle loro canzoni e le immagini dei loro video, avrebbero inneggiato alla camorra esaltandone atteggiamenti e abitudini.

Uno degli indagati per concorso in istigazione a delinquere è il cantante neomelodico Lello Liberti, autore della canzone «Il capoclan».

Per lui la Procura aveva chiesto l'arresto, non concesso però dal gip. Secondo i pm, la canzone induce a ritenere che la camorra sia un fenomeno positivo, una fonte di sostentamento per le famiglie povere e sfortunate. Liberti, in particolare, canta che «per onore il capoclan nasconde la verità: è un uomo serio, non è vero che è cattivo». Per i pm, inoltre, la canzone spinge a ritenere giusto l'omicidio di chi tradisce o si pente.

L'operazione dei carabinieri contro i clan contrapposti di Ercolano è stata effettuata in un'atmosfera insolita: gli arresti, molti dei quali nella zona intorno al popolare quartiere di Resina, sono stati eseguiti sotto la neve che è caduta nella notte in tutta zona alle pendici del Vesuvio. Tra le persone arrestate, numerose donne affiliate ai clan. Una di loro, probabilmente anche a causa del freddo della notte, ha fatto sfoggia di una vistosa pelliccia con la quale è uscita da casa, accompagnata dai carabinieri per essere portata in auto alla compagnia di Torre del Greco.

Associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi, spaccio di droga, tutti aggravati dal metodo mafioso, sono i reati che a vario titolo sono contestati ai 41 destinatari delle ordinanze di custodia in carcere eseguite oggi dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco. Un'operazione che coinvolge due clan da tempo in lotta per la gestione delle attività illecite a Ercolano, in provincia di Napoli, ovvero gli Ascione-Papale e i Iacomino-Birra. Molti arresti sono stati resi possibili grazie alla collaborazione delle vittime del racket, Il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha parlato di un «nuovo inarrestabile atteggiamento» delle vittime delle estorsioni che denunciano i camorristi, li riconoscono consentendo gli arresti e confermano le accuse nelle aule dei tribunali.

«Una rottura assoluta rispetto a un atteggiamento di paura e di omertà», ha detto il magistrato che ha definito il fenomeno «una primavera della legalita». Cantelmo ha sottolineato che nel territorio di Ercolano «c'è fiducia nelle istituzioni» anche perché i processi «si stanno svolgendo in tempi rapidi».

Un altro elemento emerso dall'inchiesta sono le cosiddette «quote rosa» dei clan, in riferimento al coinvolgimento di cinque donne alcune delle quali di «notevole spessore criminale». Come Enrichetta Cordua che, secondo quanto accertato dagli inquirenti, in casa dove era tornata dopo la concessione degli arresti domiciliari, gestiva le attività della sua cosca, curando la «cassa comune», custodendo le armi e organizzando nell'appartamento i vertici dell'organizzazione al cui cospetto venivano portate le vittime delle richieste estorsive.

Polemiche e proteste per i video dei clan ma cantori di malavita spopolano online
di Francesco Vastarella

NAPOLI - Il mondo dei neomelodici che cantano le gesta della camorra, portato alla luce dal blitz di ieri, ha suscitato attenzione e polemiche. Indagato il cantante, ma il video della canzone è cliccatissimo sul web.

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Infallibile come il Papa: «’O capoclan no, nu sbaglia».
Devoto ma con superpoteri: «Dio, proteggi i miei figli (i guagliuni) ma se qualche volta non ti è possibile ci penso io».

Pronto al sacrificio: «Per quest’uomo non esiste la libertà, per onore nasconde la verità».

Affettuoso: «Con il cuore è sempre a casa».

Abile al comando: «I guagliuni sono fuori e sanno già che hanno da fa».

Inflessibile: «La condanna per chi ha sbagliato, è nu capo e sape che ha da fa, ci consente di essere rispettati e nuie l’avvimma rispettà. I suoi errori so pe’ necessità».

Brani dall’esegesi del capoclan cantata e suonata da Nello Liberti e dalla sua compagnia di autori, comparse e reclute nel video al momento più cliccato del web, che già tre anni fa ha avuto la sua ribalta mediatica e di inchiesta. Altro che Guapparia del tempo che fu, sentimentale e fascinosa nelle canzoni. Altro che sceneggiate alla Mario Merola o alla Pino Mauro «quando il guappo era nu re» e tra le lacrime intonava «pagliaricce ’e cancella...», oppure disperato si rivolgeva al «carceriere mio oi carceriere», riconoscendo alla giustizia ruolo e dignità, per invocare il ritorno dalla mamma morente.

«’O capoclan» di Nello Liberti, al secolo Aniello Imperato da Ercolano, classe 1977, nel finale del video compare minaccioso dietro le sbarre, pronto e sicuro di tornare fuori a esercitare il suo sinistro potere, a emettere sentenze come giudice supremo: «Guarda ’e stelle e parlo a Dio..., la condanna per chi ha sbagliato». E nel video si vedono guagliuni con le pistole pronti a sparare con fredda determinazione. Com’è lontana la Napoli della «Serenata calibro 9», quando la malavita era un po’ più artigianale e non si dava ad intendere nelle immagini che i guagliuni prima sniffano e poi sparano.

Oggi sul web c’è una camorra che si esalta e si alimenta di miti e note, con i video in internet e le mille minitv i boss investono per crearsi consensi, affari e soprattutto per lanciare nell’etere messaggi e minacce. Non solo Nello Liberti che cantava ai matrimoni e ai compleanni di figli dei boss senza mai essere stato affiliato. Si trova di tutto nel panorama di artisti o pseudotali che cantano la camorra. Dal video con la canzone di Liberti c’è chi on line ha ricavato una sequenza di tre minuti con immagini di padrini e boss, da Totò Riina a Raffaele Cutolo, da Luciano Liggio al Padrino interpretato da Marlon Brando e Al Pacino. Meno male che c’è in rete pure chi s’indigna e prende in giro ’o capoclan e il suo cantore, con tanto di maleparole in dialetto: «tu sì .... della società». Un gruppo di coraggiosi ragazzini s’è pure consentito il lusso di inviare tanto di pernacchie al boss e ai suoi amici.

Un altro clic ed ecco un album dal carcere duro (41 bis) con la giovane cantante che lancia strali contro il pentito «che a martiteme hai tradito» e si dichiara «femmena d’onore». E un cantante dello stesso genere nel cd «Lettere dal carcere» (quasi fosse Gramsci) rincuora i poveri guagliuni dietro le sbarre. Un altro brano di successo «’o latitante» è stato censurato da Youtube, ma è ancora reperibile in rete, dopo aver superato il mezzo milione di contatti. Audiovideo schifezze, che qualcuno s’è preso la briga di raccogliere in un sito, «Premio Saittella», fogna in napoletano, appunto, con tanto di sovrascritta: «Videoclip con contenuti da espurgo». Canta infatti «’o killer condannato», cantano e «guagliuni e miez a via» (eredi di quelli di malavita) «che campano dint a paura e nun song mai sicure». Insomma, artisti o similcamorristi, vallo a capire. Di certo, parole e note come piombo e sangue.
http://www.ilmattino.it

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