sabato 28 maggio 2011

Frattamaggiore, 17enne incinta e al nero chiede permesso: licenziata e picchiata

di Marco Di Caterino

FRATTAMAGGIORE - Maria Rosaria è un nome inventato. La sua storia no. Ha diciassette anni ed è incinta. Lavorava a nero. In un posto orrendo, sporco ed insicuro che le sue amiche di fatica, chiamano 'a fabbrica. Cuciva pantaloni e giacche.
Per dieci e anche più ore al giorno. Lavorava. Perché è stata cacciata via a pedate dal posto di lavoro. Schiaffeggiata dal padrone: Sergio Nardiello, 55 anni, di Frattamaggiore, iscritto nel registro degli indagati per i reati di lesioni, violenza e minacce.

Innervosito dalla pretesa di questa mamma bambina di avere addirittura due ore di permesso. Perché da giorni non si sentiva un gran che bene.

E voleva andare dal ginecologo con la mamma. Perché lavorare alla macchina per cucire o peggio nella zona della stiratura per otto ore, che diventano undici con lo straordinario (tre ore pagate appena un euro, che fanno trenta centesimi per sessanta minuti), ad una ragazza incinta può anche creare qualche problema di salute. Il padrone o anche «'o masto» - che in italiano sta per maestro - inviperito dalla proteste della ragazza l'ha maltrattata fisicamente. Davanti alla mamma terrorizzata. L'ha mandata a quel paese. «E già! Mo ci mettiamo a chiedere pure i permessi. Tu qui non ti devi fare più vedere», le ha gridato contro il padrone che le ha sbattuto la porta in faccia.

Maria Rosaria ha pianto e imprecato. E ingoiato lacrime amarissime. Aveva un lavoro. Poche centinaia di euro al mese. Sarebbero bastati a lei, al futuro marito e quel piccolo che già aveva preso a scalciare. Si è trovata davanti a una strada di disperazione. Senza sbocchi. E allora ha preso il coraggio a quattro mani. E si è decisa a denunciare. «Vado dalla polizia». Un altro litigio in casa, con il futuro marito e la mamma a ripetere: «E quando mai la nostra famiglia si è rivolta alla legge? Finirai sulla lista nera, di quelli che creano problemi con questi diritti con questi sindacati. Così qui non lavorerai più». «E nemmeno lui», ha replicato Maria Rosaria.

L'altra mattina si è presentata nel commissariato di polizia di Frattamaggiore, diretto dal vice questore Angelo Lamanna, che ha ascoltato la denuncia di Maria Rosaria, accompagnata dagli imbarazzatissimi genitori, finalmente schierati accanto alla figlia. Il verbale ha riempito tre pagine fitte fitte. Gli agenti hanno formalizzato la denuncia e chiesto il parere del pubblico ministero. E sono stati disposti anche i controlli nell'azienda «Nardiello Srl», in via Giordano a Frattamaggiore. E ci sono andati i poliziotti e gli ispettori dell'Asl Na2 Nord. Hanno trovato sedici operaie a lavorare a nero.

Così hanno accertato agenti e ispettori quando hanno chiesto la documentazione assicurativa che non è stata mostrata. Il controllo ha poi evidenziato che i locali della «Nardiello Srl» erano carenti sotto l'aspetto igienico e per le norme di sicurezza, privi di porte di emergenza e del percorso per la messa in sicurezza dei dipendenti. Scale e accessi pericolosi, pavimentazione sconnessa, muri sporchi e senza intonaco.

Una fabbrica senza spogliatoi, con gli impianti elettrici non conformi alle norme antiinfortuni e gli estintori non revisionati. I contenitori del gpl posizionati e stoccati in luogo non sicuro, come non sicure sono state trovate le attrezzature di lavoro prive della certificazione obbligatoria. Una fabbrica senza il certificato di prevenzione degli incendi, e con un seminterrato utilizzato per la lavorazione, privo della necessaria autorizzazione e senza la documentazione di valutazione dei rischi. Un posto simile a un girone dell'inferno dantesco.

Gli agenti e gli ispettori dell'Asl Na 2 nord hanno proceduto al sequestro e deferito all'autorità giudiziaria l'amministratrice della «Nardiello Srl», Amalia Giordano, 83 anni, e il figlio Sergio Nardiello, di fatto gestore dell'azienda. Ed è iniziato un altro dramma. Un'altra ferita aperta sulla carne viva. Le operaie, che hanno assistito in silenzio a tutta la verifica, quando hanno appreso che l'azienda era stata sequestrata, con amara ironia hanno «ringraziato» la polizia: «Ma adesso come faremo a tirare avanti?».
http://www.ilmattino.it

Nessun commento:

Posta un commento