mercoledì 28 ottobre 2015

Clan Mallardo senza testa, ora è caccia a fiancheggiatori ed insospettabili

di Antonio Mangione

GIUGLIANO. Un clan senza testa ed un esercito di soldati senza comando. Due facce della stessa medaglia che sta mandando in crisi il ‘sistema’. La decapitazione dei vertici del clan Mallardo, operata da magistratura e forze dell’ordine in questi anni, ha dato sicuramente una spallata ad una delle organizzazioni criminali più potenti d’Italia. La cosca, però, è ferita ma non è morta. Gli stessi magistrati della DDA, durante la conferenza stampa dell’ultima operazione che ha smantellato il controllo del mercato della frutta a Giugliano, dichiararono che la cosca giuglianese resta, nonostante la raffica di arresti, una delle più forti e potenti d'Italia. Con i boss ed i reggenti in cella, adesso l’attenzione delle forze dell’ordine si è spostata su tre fronti: evitare che le nuove leve prendano il sopravvento nel comando del territorio, intercettare i fiancheggiatori e rompere i rapporti economici per togliere ossigeno alla cosca. 

Il pentito Massimo Amatrudi ha spiegato in passato ai magistrati come quella dei Mallardo sia un’organizzazione criminale ancora legata ai vecchi valori e metodi. Un sistema a numero chiuso – ha raccontato il collaboratore di giustizia - che può vantare al suo soldo un esercito di circa trecento persone, in gran parte giovani. “Per diventare affiliato non è prevista nessuna cerimonia di iniziazione, ma basta percepire solo lo stipendio”, ha rivelato Amatrudi. E proprio le difficoltà a pagare 'le mesate' agli affiliati potrebbero aver indotto alcuni di questi a camminare autonomamente. 

FIATO SUL COLLO DI FIANCHEGGIATORI ED INSOSPETTABILI 

Discorso diverso va fatto per i fiancheggiatori e per coloro che si mettono a disposizione dell'organizzazione criminale. Ed è proprio su questa scia che si stanno muovendo i controlli effettuati su larga scala da parte del Commissariato di Giugliano e dei militari dell’Arma non solo nelle palazzine di Giugliano, teatro dell’agguato ai danni del figlio di Michele di Biase, ma in diversi quartieri della città. L’obiettivo degli investigatori è quello di spegnere sul nascere l’‘alzata di testa’ di piccoli gruppi criminali che si stanno muovendo in autonomia rispetto al clan Mallardo. La polizia ed i carabinieri stanno setacciando ogni angolo della città e perquisendo appartamenti, box auto e circoli frequentati da pregiudicati per trovare indizi utili alle indagini. Le case ed i locali di ‘insospettabili’ sono sempre stati covi per nascondere armi e droga, e lo sono ancor di più nei momenti di difficoltà delle organizzazioni criminali come lo sta attraversando il clan Mallardo che sa di essere ancor più attenzionato dalle forze dell’ordine e si muove dunque con maggiore cautela. Le precedenti indagini hanno già dimostrato come la cosca si servisse di persone per lo più incensurate a cui vengono dati in gestione in maniera fittizia società nei diversi settori. Nel commercio così come nell’edilizia. Società che servono per ripulire e giustificare i soldi derivanti dai traffici illeciti. Ma non solo. La speranza degli investigatori è anche quella di trovare indizi utili su Michele Di Biase, scomparso nel nulla circa un mese fa. Gli agenti cercano fogli, documenti, pizzini, indumenti che possano portare all'individuazione di Paparella.

BOSS E REGGENTI IN CARCERE E LE NUOVE LEVE 

I capi sono braccati. Giuseppe Mallardo è stato condannato all’ergastolo, mentre il fratello Francesco è in libertà vigilata in casa lavoro dopo aver scontato la sua pena. Molti dei reggenti e luogotenenti sono in carcere, alcuni dei quali al 41 bis. Qualche mese fa è defunto Feliciano Mallardo, poi ci sono Francesco Napolitano, Giuseppe Dell’Aquila, Patrizio Picardi, Giuliano Amicone, Biagio Micillo, Raffaele Mallardo e Michele Di Nardo. Sono loro ad aver comandato, chi in un modo chi in un altro, negli ultimi 20 anni gli affari illeciti del clan Mallardo attraverso i quattro gruppi di cui è composto: Rione San Nicola, via Cumana, Selcione e Licola-Varcaturo-Lago Patria. 

I NUOVI ASSETTI 

Ma come ogni sodalizio criminale, anche il clan Mallardo è pronto a cambiare faccia, ad assumere un nuovo assetto per continuare a svolgere i traffici illeciti, non solo nell’hinterland napoletano ma in tutta Italia. I magistrati hanno sequestrato nel corso degli ultimi 10 anni un patrimonio che si aggira sul miliardo di euro, una somma incredibile che comunque sembra essere una goccia nell’oceano visto che secondo le informative degli inquirenti il ‘tesoro’ dei Mallardo ammonterebbe ad almeno il triplo. Patrimonio ora gestito dalle nuove leve della cosca, i luogotenenti che hanno fatto carriera in questi anni che però – secondo il racconto dei pentiti – prendono sempre ordini dai boss rinchiusi in carcere. Sono loro a continuare a comandare, a tenere in mano le redini dell’organizzazione criminale. Ma non tutto sembra filare liscio. Gli agguati e i ferimenti degli ultimi mesi verificatisi a Giugliano, come non accadeva da anni, fanno pensare a una lotta intestina su chi debba gestire l’ingente flusso di denaro. Non una faida interna né tantomeno una spaccatura, sia chiaro. Perché a comandare è sempre il clan Mallardo. Ma piccole frizioni tra i sottogruppi in cui è diviso il clan che potrebbero mutare il suo assetto organizzativo e mettere in pericolo l’equilibrio criminale raggiunto dal clan Mallardo nel corso degli ultimi 20 anni.
http://www.internapoli.it/

Nessun commento:

Posta un commento