sabato 3 ottobre 2015

Arrestata la sorella di Zagaria. Gesualda, il «contabile» che veste griffato

La penultima sorella del boss, nubile e senza figli. Non si è mai sposata e, come in tutte le famiglie, a lei provvedevano i suoi fratelli. Michele, Antonio, Carmine e Pasquale Zagaria.

Quei soldi però, scrive il gip Egle Pilla, non erano un normale aiuto economico alla sorella single, ma il reimpiego delle rendite del clan di Casapesenna. E lei, Gesualda, aveva esigenze particolari, amava il lusso e i capi griffati. E, per poter mantenere quel tenore di vita, la quarantanovenne che non aveva entrate ufficiali né un uomo accanto che provvedesse ai suoi bisogni, percepiva uno stipendio di duemila euro. Ma non è tutto. Secondo la Dda, Gesualda era il contabile del clan, la persona alla quale il boss affidava il denaro col quale pagare gli stipendi ad alcuni affiliati. La figura di Gesualda si affaccia solo ora, alla soglia dei cinquant’anni, sullo scenario criminale casalese. Per la Dda, la scelta di darle un ruolo si è resa necessaria solo dopo la cattura della metà dei fratelli del boss e della sorella Elvira. Insomma, prima di ieri, quel cognome pesante, diventato sinonimo di camorra, per lei sembrava non essere stato obbligo a delinquere. Incensurata, nella sua fedina penale c’è un’unica macchia, e si tratta di una denuncia per ricettazione di beni archeologici. In casa sua, quando ancora viveva in via Fontana a Casapesenna, furono ritrovati, in bella mostra in una credenza a vetrate, reperti di interesse storico-artistico: gli imprenditori edili impegnati negli scavi dell’Antica Cales, a Calvi Risorta, anziché consegnare alla Soprintendenza i reperti che venivano ritrovati di volta in volta dalle ruspe, si presentavano dalla sorella del boss e omaggiavano Gesualda con prezioso vasellame romano. Regali degni di una regina.

Durante una perquisizione, quei reperti furono ritrovati e sequestrati. La sorella del boss, denunciata in stato di libertà. Da quel momento, però, il suo nome non è più entrato nelle cronache, men che meno nelle inchieste della Dda che hanno smantellato pezzo per pezzo il clan Zagaria. Fino a ieri, quando, nero su bianco, il gip Egle Pilla l’ha definita una sorta di contabile del clan. Secondo l’accusa, Gesualda andava regolarmente a far visita al fratello nel carcere di massima sicurezza di Milano-Opera, dove è detenuto al 41 bis, e in quei frangenti, benché i dialoghi fossero intercettati, percepiva da lui delle direttive sulla gestione del denaro. Ipotesi che è lo scheletro stesso del quadro indiziario tratteggiato dalla procura che infatti alla donna non contesta l’associazione per delinquere di stampo mafioso. Solo dopo l’arresto del fratello, dunque, la donna avrebbe assunto un suo ruolo all’interno della cosca.

Viveva, attualmente, in una villa a Castel Volturno, in località Ischitella, affidata al nipote Filippo Capaldo, che l’aveva però ceduta alla zia e ai nonni. Quella villa, però, è sotto sequestro sin dal 2011 perché è abusiva. Ciononostante, il Comune di Castel Volturno, che avrebbe dovuto acquisirla al proprio patrimonio già da tempo, non ha mai provveduto a prenderne possesso. Le ragioni della scelta dell’Ente locale sono, al momento, sconosciute. Si sa, invece, che Gesualda accudiva lì gli anziani genitori, un compito che, secondo la Dda, gli era stato affidato dalla «famiglia», assieme al ruolo di contabile.

Su quest’ultimo aspetto si soffermano diversi pentiti, tra i quali Massimiliano Caterino, e lo provano - secondo gli inquirenti - i trasferimenti di denaro a Daniela Inquieto, figlia di Vincenzo e di Rosaria Massa, i coniugi proprietari della villa di Casapesenna sotto il cui pavimento fu stanato Zagaria il 7 dicembre del 2011. Un racconto corale, dunque, fatto di racconti di collaboratori di giustizia, di riepiloghi di spostamenti bancari e di intercettazioni.

Di Gesualda, Michele Zagaria si fida pienamente e a lei affida la linfa vitale del clan, i soldi. Lei, a sua volta, ha una sorta di adorazione per quel fratello. Tanto che, al primo Natale che passano separati, scoppia in lacrime - assieme agli altri parenti - perché, riunita al tavolo, la famiglia legge una lettera di auguri che Michele le ha affidato in carcere.

http://www.ilmattino.it/

Nessun commento:

Posta un commento