martedì 1 luglio 2014

Clan Mallardo. Pizzo sul caffè Seddio: l'imprenditore Coppola si difende

GIUGLIANO. Pizzo sul caffè Seddio imposto dal clan Mallardo nella zona di Napoli Nord fino a Castel Volturno, ieri nuova udienza dibattimentale per sentire i testi della difesa. A conferma di quanto già detto dall'imprenditore Pasquale Coppola. coinvolto nel processo insieme al fratello Antonio, ai titolari della nota ditta di torrefazione e ad altri imprenditori ed esponenti del clan di Feliciano Mallardo, sono stati sentiti due testimoni citati dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Emanuele Coppola Michele Cerabona e Valerlo De Maio. Al vaglio del pm Maria Cristina Ribera della Dda di Napoli sono finite le testimonianze di un consulente tecnico, il dottore Commercialista Luigi Pipolo, e una funzionaria della Banca Monti dei Paschi di Siena di Villaricca dove era correntista Pasquale Coppola. Il commercialista ha riferito che in merito ai beni di Pasquale Coppola nel corso del triennio incriminato, che va dal 2007 fino al 2010. non v i è stato alcun incremento o aumento dei volumi di affari. Nel corso di questi anni da parte di Coppola non vi è stata alcuna acquisizione di altre proprietà o società. ma anzi Coppola si è trovato in una situazione debitoria molto forte. Un fallimento dovuto non solo al volurne di affari diminuito a causa della crisi ma anche dal fatto che Pasquale Coppola è stato costretto a cedere circa otto proprietà immobiliari, beni che gli erano arrivati come eredità dalla sua famiglia per saldare i debiti. L'esposizione debitoria a cui è stato soggetto Coppola è stata causata da debiti di gioco che sono arrivati anche a circa 700mila curo. Per sanare questa situazione Coppola si è visto costretto a vendere pezzi delle proprietà di famiglia. Circostanza avallata anche dalla funzionaria dell'istituto bancario presso il quale Coppola era correntista. La teste ha asserito che Coppola si era caricato di numerosi debiti e che il fido di cui godeva presso il suo istituto non era sufficiente come garanzia e per questo motivo era stato sollecitato più di una volta a sanare la sua esposizione. Dunque per la difesa Coppola non si sarebbe affatto arricchito mettendosi in società con il clan, secondo quanto contestato dalla Procura, poiché i beni che possedeva erano legittimi in quanto ereditati e che non è riuscito ad incrementare il suo patrimonio ma a svendere numerosi palazzi perché inguaiato dai debiti di gioco. L'udienza è stata poi rimandata ad oggi per sentire altri testi a discarico degli imputati. Coppola sui tavoli da gioco ha lasciato somme da capogiro. per centinaia di migliaia di euro, e non riuscendo più a coprire i debiti fu costretto a vendere parte del patrimonio di famiglia. Inoltre il calo delle vendite della sua attività di cash & carry aggravarono negli anni tra il 2007 ed il 2008 la sua posizione. Per questo motivo in alcune circostanze egli si rivolse ad un amico fraterno Giuseppe D'Alterio che in alcune occasioni gli girò degli assegni che egli però provvedeva a saldare nel giro di qualche mese. Da qui lo scambio degli effetti bancari. D'Alterio anch'egli imputato in questo procedimento è il nipote di Feliciano Mallardo che si occupava della distribuzione del caffè Seddio. (fonte: Maria Giovanna Pellegrino - Il Roma)

Nessun commento:

Posta un commento