sabato 19 marzo 2011

Casalesi, duro colpo al clan casertano: sequestri per 100 milioni

INTERNAPOLI. Ancora un duro colpo ai danni del clan casertano dei Casalesi. Il personale del Centro Operativo Dia di Napoli, sta completando, infatti, l'esecuzione di un decreto di sequestro, ai sensi della normativa antimafia. Il provvedimento - che dispone anche la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno per anni tre a carico di tre esponenti di un sodalizio criminale collegato con il clan casertano - e' stato adottato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Frosinone, a seguito di una proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal Direttore della Dia, Antonio Girone, sostenuto nel dibattimento di prevenzione dal pm presso la Procura di Frosinone, Tonino Di Bona. Il valore dei beni sottoposti a vincolo di sequestro ammonta ad oltre 100 milioni di euro ed include diciassette società, due ditte individuali, 31 fabbricati, 14 terreni, 16 automobili e 118 rapporti finanziari. Le proprietà sono tutte nel Lazio: a Castrocielo, Cassino, Aquino, Frosinone, Formia, Gaeta, Roma e a L'Aquila. Per Gennaro De Angelis, 67enne di Casal di Principe , Aladino Saidi, 33enne di Sora (Frosinone) ed Antonio Di Gabriele, 65enne di Crispano (provincia di Napoli) è stata anche disposta la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni. 

De Angelis, trasferito nel basso Lazio all'inizio degli anni '70, ha rappresentato per lungo tempo, un punto di riferimento del clan dei Casalesi fino a diventare `caporegime', prima dell'organizzazione di Antonio Bardellino e poi, in seguito alla scissione interna al clan, del gruppo capeggiato da Francesco Schiavone detto `Sandokan', con il quale è imparentato. Secondo quanto emerso dalle attività della Dia, l'uomo aveva formato un proprio e indipendente gruppo criminale di tipo mafioso, definito `Deangeliano' realizzando, nella propria zona d'influenza, estorsioni, truffe, riciclaggio, ricettazione e soprattutto importazione da altri Paesi dell'Unione europea di autovetture evadendo l'Iva. Per un periodo ha svolto anche la funzione di `procacciatore' e fornitore di armi al clan durante la guerra intestina che ha vide contrapporsi i Casalesi di `Sandokan' ai bardelliniani. De Angelis ha, inoltre, partecipato alle attività estorsive indicando al clan quali fossero gli obiettivi più fiorenti del territorio sud-pontino verso i quali indirizzare le richieste estorsive. Per le capacità imprenditoriali e di intermediazione bancaria si era accreditato come incaricato dal boss `Sandokan' ad operare investimenti in Italia ed all'estero dei capitali illecitamente accumulati dall'organizzazione criminale. 

Aladino Saidi è ritenuto organico al sodalizio camorristico deangelisiano: socio di De Angelis sotto un profilo finanziario ed economico, si impegnava, in particolare, nelle frodi all'erario. Gli sono state contestate diverse imputazioni per trasferimento fraudolento di valori con l'aggravante prevista per i reati connessi ad attività mafiose e per associazione a delinquere finalizzata alle truffe ed altri reati contro il patrimonio. Antonio Di Gabriele, infine, è ritenuto un uomo di fiducia e prestanome di De Angelis, con precedenti per reati di natura associativa e trasferimento fraudolento di valori aggravate dalla modalità mafiose, fittizie intestazioni di beni, nonché reati contro la persona, il patrimonio, in materia di armi ed altro.

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