sabato 26 dicembre 2009

«Via la licenza a chi paga gli estorsori»

NAPOLI (23 dicembre) - Non ci sarà più spazio per gli indecisi, per coloro che pur subendo la pressione dei clan continueranno a tacere favorendo, di fatto, le attività della camorra. Con l’Antimafia o contro l’Antimafia: ai commercianti non sarà data una terza possibilità. La Procura della Repubblica sta studiando il modo per cancellare, una volta per tutte, la piaga che affligge città come Ercolano. Verrà usato il pugno di ferro: sarà questo da oggi l’atteggiamento dei pm per chi, pur pagando il pizzo, si rifiuterà di denunciare. A rischio c’è la possibilità stessa della persona che non denuncia di perdere le licenze ottenute per l’esercizio del commercio o per altre attività imprenditoriali. Lo ha detto dopo il maxiblitz che ha disarticolato i clan di Ercolano il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo. Lo ha ribadito il sindaco di Ercolano. Se si dovesse arrivare ad una concretizzazione del progetto, ci si troverebbe di fronte ad un modello da poter utilizzare anche su altre realtà afflitte dal racket delle estorsioni. E sarebbe fronte comune contro il pizzo. Anche se questo potrebbe significare l’applicazione di scelte impopolari oltre che assolutamente inedite. Provvedimenti innovativi per combattere la camorra su tutti i fronti e per coinvolgere il maggior numero di vittime nel processo anticlan. «È solo un punto di partenza in quanto - ha spiegato il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo – gli imprenditori saranno convocati in procura dove verrà chiesto loro da che parte stare: se decideranno di tacere, coinvolgerò anche altri apparati dello Stato per intervenire contro di loro con provvedimenti amministrativi». Provvedimenti che potrebbero significare «denunce per favoreggiamento – ha spiegato Cantelmo – nei confronti di coloro che nonostante l’invito a denunciare decideranno di negare il sopruso subito». Aggiunge il pm antimafia: «Credo che dopo gli arresti anche ad Ercolano l’atteggiamento dei commercianti sia cambiato positivamente, ma ora non bisogna fermarsi». È dello stesso parere Nino Daniele, il sindaco di Ercolano, che pienamente in linea con la procura ha annunciato che «qualora venissero accertati casi di estorsioni subite da negozianti che poi si rifiutassero di denunciare, sarei pronto a revocare le licenze». Misure forti, dunque, alle quali, naturalmente, né la Procura né il Comune si augurano di dover ricorrere, ma alle quali, a questo punto, bisogna pensare, visto che secondo quanto appurato dai carabinieri dal 2005 ad oggi sono almeno cento i commercianti e gli imprenditori che hanno subito le vessazioni dei clan, pagando «regolarmente» – e cioè tre volte l’anno o addirittura tutti i mesi – il pizzo. Con le denunce scattate nei mesi scorsi e sfociate nell’inchiesta «Regalo di Natale» che ha portato all’arresto di ventuno persone, sembra infatti che anche ad Ercolano, dopo anni di omertoso silenzio, qualcosa stia cambiando. Sei denunce non sono tantissime, soprattutto in rapporto all’entità del fenomeno, eppure rappresentano una speranza concreta: la possibilità di diventare esempi, modelli a cui tutte le vittime potrebbero rifarsi scegliendo la via della denuncia.
Mary Liguori

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