domenica 18 gennaio 2009

Giugliano: tra Napoli e il casertano, la città crocevia degli affari (malaffare)

Nel «tempio del male», propaggine di tutta la rappresentazione mediatica dell’inferno, anche la storica tomba di Scipione l’Africano non trova pace. Nella Liternum sul lago Patria, oasi di scavi antichi, ricordo di ozi romani e colture non ancora contaminate da mefitiche discariche, il cemento abusivo avanza. I pilastri scheletrici, destinati a trasformarsi in nove appartamenti di 1800 metri quadri, sono caduti sotto i colpi di tre ruspe. A pochi metri, la tomba di quel generale romano che 2192 anni fa venne qui e volle essere sepolto qui. «Ingrata patria non avrai le mie ossa», ma quei resti rischiano ogni giorno di essere inghiottiti dal cemento abusivo. Dici Giugliano, parli di una città. Con i suoi 114 mila abitanti, è l’agglomerato urbano più popolato d’Italia tra quelli non capoluogo di provincia. Un record strappato nel 2004 a Monza, promossa capoluogo di provincia della Brianza. Un concentrato di case e problemi antichi. Nella storia giuglianese, una volta campagna di rinomate colture di mela annurca, poi di kiwi, cachi e ogni ben di Dio prima dei guasti provocati dall’enorme discarica di Taverna del Re, aneddoti e prevaricazioni di guappi e camorristi sullo sfondo del controllo dei prezzi al mercato ortofrutticolo. Storie di ieri, dell’immediato dopoguerra. Poi, alle famiglie Sciorio e Maisto subentrarono i Mallardo, dopo una guerra spietata. I pentiti raccontano che, nei rapporti malavitosi con la confinante area casertana, i Maisto guardavano con simpatia ad Antonio Bardellino. Quando prevalsero i Mallardo, intrecciarono invece relazioni con Francesco Bidognetti. E ne appoggiarono gli affari nel traffico di rifiuti illeciti. Rapporti di buon vicinato criminale e armonia, anche quando i Mallardo, dall’altra parte del loro territorio, si strinsero in un accordo strategico con i Licciardi di Secondigliano e i Contini del centro storico. Napoli città. Nacque l’Alleanza di Secondigliano, detta anche la Nuova mafia campana. Galeotte furono anche le parentele: Francesco Mallardo, Eduardo Contini e Patrizio Bosti suo luogotenente sposarono tre sorelle, diventando anche cognati. Stabilità del clan giuglianese, garanzia sia per i gruppi della camorra metropolitana napoletana sia per i Casalesi. E qui, infatti, lavorano aziende edilizie legate ai clan casertani, ma anche soci indiretti dei Mallardo. E non potrebbe essere altrimenti, in un’area dove la realizzazione di immobili abusivi, a volte anche di strutture albeghiere e ristoranti prive di licenze, è un grosso affare. A maggio scorso, 23 vigili urbani della sezione antiabusivismo di Giugliano furono accusati di connivenze con proprietari e costruttori di case abusive. Tra loro, già 18 sono stati giudicati con il rito abbreviato e condannati a pene tra i 4 e i 12 anni. Ma la «Giugliano fantasma», che di invisibile ha solo la definizione, è alla portata di tutti gli occhi. A nord, nell’area di lago Patria. Via Rannola era il Bengodi di 30 appartamenti e 16 ville prive di licenza edilizia. Il loro valore era stimato in 30 milioni di euro. Giri per l’area costiera a Varcaturo e Licola, trovi improbabili hotel a tre e quattro stelle, pretenziosi ristoranti. Villini a schiera. Spesso paradiso di latitanti. Qui trovarono alcuni affiliati del clan Amato di Scampia a Napoli, quello dei cosiddetti scissionisti o spagnoli avversari dei Di Lauro. Più avanti, a ridosso di Monterusciello, arrestarono tre belve del gruppo di fuoco dei Casalesi: Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo e Giovanni Letizia. Eppure, la grande Giugliano dai due santi protettori (san Giuliano e la Madonna della Pace), è stata scelta per trasferirvi la sede della Nato. E i proprietari di villini fittano da tempo agli americani, con buoni guadagni. Che ne sanno, loro, stranieri, se vivono in case abusive? La nuova amministrazione di centro-destra, presieduta dal sindaco Giovanni Pianese, ha approvato un piano di abbattimenti di immobili abusivi affidato alla società «Italrecuperi» di Battipaglia: più di 900 immobili non condonabili da buttare giù. Una città nella città. Solo le prime 10 rimozioni costano 700 mila euro. Si è cominciato dal villino a tre piani vicino la tomba di Scipione l’Africano. Parte l’operazione legalità ed esplodono le proteste. In via Indipendenza è nato il «comitato antiabbattimenti». Le adesioni sono già 500, tra gli occupanti dei 10 mila vani abusivi. Avvocati, manifesti, proteste, manifestazioni. Monta il fronte di chi vive in una casa senza licenza. Parlano tutti di «stato di necessità», per prezzi di immobili di soli 60 metri quadri saliti a 300 mila euro. L’assessore Roberto Castelluccio, autore del piano di abbattimenti, è assediato. Si appoggia al progetto «Mistrals», controllo satellitare sugli edifici nei 94 chilometri quadri del territorio comunale. Una lotta difficile, tra anni di incuria, lassismo e connivenze.          

 

 

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