giovedì 1 settembre 2016

Camorra a Caivano. La guerra tra i clan La Montagna e Castaldo si sposta in tribunale

CAIVANO. Duplice delitto di camorra a Caivano, sei imputati, di cui cinque condannati all'ergastolo lo scorso anno con il rito abbreviato, hanno fatto ricorso in Appello. Fissata l'udienza in Corte d'Assise di Appello di Napoli per la fine del prossimo mese di novembre. Il massacro avvenne il 3 settembre del 2004 nel Parco Verde di Caivano, fiorente piazza di spaccio; vittime furono Giuseppe Angelino e Sandro Chiocciariello, elementi di spicco del clan Castaldo, acerrimo nemico dei La Montagna. Il primo luglio dello scorso anno la sentenza di primo grado. A presentare ricorso in Appello sono stati Raffaele Bidognetti, Mario Cavaliere e Alessandro Cirillo, di Casal di Principe, Domenico La Montagna, Andrea Petillo e Roberto Fermo, di Caivano. In primo grado Bidognetti, Cavaliere, Cirillo, La Montagna e Petillo sono stati condannati all'ergastolo nonostante avessero scelto di essere condannati con rito abbreviato. Dodici anni la pena comminata a Fermo, collaboratore di giustizia.
Il processo in Appello scaturisce dall'inchiesta che due anni fa portò agli arresti eseguiti dai carabinieri di Castello di Cisterna. Come riferito dai pentiti, l'azione fu decisa dal boss La Montagna per mettere fine allo scontro con i rivali del clan Castaldo compiendo ai loro danni un'azione eclatante. Il disegno di La Montagna infatti era di colpire tutti colori i quali al momento dell'agguato si fossero trovati in compagnia di Angelino, vero obiettivo dei killer. Il coinvolgimento di Bidognetti di Francesco Di Maio e di Cavaliere, secondo la Procura, risaliva ad alcune settimane prima. La Montagna infatti aveva saputo che Angelino stava trascorrendo qualche giorno di vacanza a Pescopagano, zona sotto il controllo dei Bidognetti, per questo aveva chiesto il loro aiuto per portare a termine l'agguato. Non a caso furono i Casalesi a fornire le armi. Bidognetti e i suoi parteciparono, secondo la Procura, anche materialmente all'agguato insieme a Petrillo mentre La Montagna e Fermo erano incaricati di guidare le auto che avrebbero dovuto portare i sicari fuori dal parco Verde. Qualcosa però non andò secondo i piani. In base alla ricostruzione degli inquirenti, Chiocciariello morì sul colpo, Angelino, invece, dopo essere stato ferito ad un braccio da Di Maio, riuscì a darsi alla fuga nelle campagne. Raggiunta la vittima, Di Maio lo finì a colpi di mitra.

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