venerdì 20 maggio 2016

Sventagliata di mitra contro la caserma dei carabinieri, ecco chi ha sparato

AREA NORD. Un accordo tra la“Vanella Grassi” con il boss Umberto Accurso in testa e il gruppo Ferone di Casavatore sarebbe alla base della sparatoria contro la caserma dei carabinieri. Un attentato i cui particolari appaiono sempre più chiari agli inquirenti, fermo restando che le indagini sono alla fase iniziale e certezze non esistono. Ma l’ultima novità investigativa è interessante:dalle immagini delle telecamere, i militari dell’Arma avrebbero riconosciuto dei partecipanti al raid, che secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe stato ordinato dal boss della“Vanella”.

Una maniera per vendicarsi della decisione del tribunale per i minorenni, poi sospesa in attesa di un giudizio definitivo, di togliere i figli piccoli alla madre per proteggerli da eventuali vendette di camorra. Infatti un fratello di Umberto, Antonio detto “’o puorco”, è collaboratore si giustizia da un anno e mezzo. Sono stati quattro affiliati, due della “Vanella” e altrettanti dei Ferone se la tesi investigativa risulterà esatta, a sfogare su due motociclette la rabbia contro la caserma dei carabinieri in seconda traversa Celsi, sede della stazione di Secondigliano. Quindici minuti dopo la mezzanotte (tra il 23 e il 24 aprile scorso) ben 27 proiettili esplosi da due kalashnikov hanno centrato la palazzina e due autovetture private di militari dell’Arma in servizio all’interno. In quel momento erano in tre: il piantone-centralinista e i colleghi appena rientrati da un giro di controllo con la macchina d’istituto.

Ovviamente non è così, nonostante il terrore che lascerà il segno tra gli abitanti della zona. I carabinieri, per risalire agli autori del gravissimo raid,possono contare sulle immagini delle telecamere di sorveglianza della caserma e su alcune vaghe e frammentarie testimonianze. E’ certo che ad agire siano stati in quattro, su due motociclette, con il volto coperto da caschi. Dalla corporatura sembrerebbero molto giovani, ma questo non sorprende più nessuno . In tutti i clan di Napoli c’è stato un ricambio generazionale molto forte e in diversi casi i nuovi ras non arrivano a 30 anni mentre i soldati semplici di camorra spesso superano a stento la maggiore età.

FONTE: IL ROMA

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